Il Mediterraneo è uno dei mari più inquinati: dall’abbigliamento alla spesa sostenibile, cosa può fare ognuno di noi.
Ha fatto il giro del mondo l’immagine della balena trovata morta nelle Filippine con 40 kg di plastica nello stomaco. Anche noi ingeriamo ogni giorno plastiche. La causa non sono soltanto le enormi quantità di bicchieri o posate usa-e-getta destinati a diventare rifiuti non riciclabili (e vietati in Europa dal 2021). A destare ancora più allarme sono le tracce di microplastiche che possono finire nella nostra alimentazione: si trovano in vestiti, cosmetici, pneumatici delle auto, ma finiscono anche nell’acqua che beviamo e nei cibi che portiamo in tavola.
Dal 1° gennaio 2020, l’Italia finalmente ha messo al bando le microplastiche presenti nei cosmetici e nei dentifrici: una misura importante poiché nel nostro Paese viene prodotto circa il 60% del make-up al livello mondiale. L’Italia è stato il primo paese al mondo ad adottare una misura simile.
C’è molto a cui fare attenzione per vivere una vita sostenibile e sana. Nei saponi, ad esempio, le microsfere esercitano un’azione abrasiva. Nell’abbigliamento, le microfibre sono rilasciate durante i lavaggi di capi sintetici, come pile, intimo femminile (in buona parte in lycra), jeans slim fit o capi tecnici per lo sport.
Da tempo sono diffusi asciugamani e accappatoi in microfibra, che hanno il vantaggio di occupare meno spazio o asciugare prima rispetto a quelli in spugna, ma ogni volta che si fa un lavaggio di capi sintetici o misti si rilascia 1 milione di fibre di microplastiche.
Il problema si pone anche circa ruote e pneumatici: a causa del’usura con l’asfalto le plastiche perdono microframmenti, che quando piove finiscono nei circuiti idrici.
In attesa delle nuove norme sulle stoviglie usa-e-getta in plastica, molte aziende si stanno attrezzando: eliminare la plastica o ridurne l’uso comporta convertire un intero settore industriale come quello specializzato nella produzione proprio della plastica. In Italia si tratta di 5mila aziende per 120 mila addetti.
Ecco alcune buone pratiche per risparmimare plastica tutti i giorni.
Acqua. Meglio l’acqua dal rubinetto (che in molte città è di ottima qualità) che in bottiglia.
Abbigliamento. Se possibile, è bene ridurre capi in tessuti sintetici, come la biancheria da bagno in microfibra: meglio slip in cotone.
Spesa sostenibile. Meglio i cibi sfusi: solo in Italia il 40% dei 7 milioni di tonnellate di plastica utilizzata ogni anno in Italia non viene riutilizzata. Si tratta soprattutto di imballaggi (2,2 tonnellate).
Assorbenti: al posto di quelli tradizionali con materiali plastici, sono sempre più diffusi gli assorbenti in cotone, che sono anche più indicati per prevenire irritazioni intime.
Lavaggi: in Germania e negli Stati Uniti sono stati messi a punto speciali “sacchetti” da bucato, nei quali inserire gli abiti, in grado di ridurre di circa 1/4 le microfibre, trattenendole in modo da smaltirle poi attraverso la raccolta differenziata. La commercializzazione non è ancora su larga scala, ma questa e altre soluzioni potrebbero permettere di contenere il problema, così come le nuove lavatrici con appositi filtri già inclusi.