Templi scavati nella roccia, città sepolte nella giungla dall’Estremo Oriente all’America meridionale, un percorso tra i più impressionanti siti archeologici del mondo, da visitare almeno una volta nella vita. Suggestioni di viaggio per cominciare a sognare ancora prima della partenza.
Un’imponente roccaforte che sembra emergere dalla roccia stessa di cui sono composte le montagne circostanti. Un tesoro a lungo tempo cercato e scoperto nel 1911 dall’archeologo di Yale Hiram Bingham. Che attorno al sito archeologico di Machu Picchu si siano dipanate storie e leggende non è frutto del caso, ma della sua collocazione drammaticamente scenografica; e, non ultimo, della stupefacente maestria dei suoi costruttori. Legata a doppio filo alle leggende sulla città perduta di Vilcabamba, Machu Picchu è stata considerata per lungo tempo l’ultima roccaforte Inca in un mondo che stava per crollare sotto la spinta dei colonizzatori europei.
Più che una funzione difensiva il sito di Machu Picchu sembra essere stato realizzato nel 1440 come residenza estiva per il sovrano e l’aristocrazia Inca con terrazzamenti, abitazioni, palazzi e luoghi di culto. Per chi non abbia avuto la fortuna di visitare questo sito archeologico un viaggio a distanza con Google Earth consente di apprezzarne appieno le vertiginose altezze e gli impressionanti camminamenti, nell’attesa di prendere il primo aereo disponibile per vistare uno dei siti archeologici più impressionanti del mondo.
Un viaggio in Sicilia e pensiamo subito alle sue spiagge e al suo mare, al cibo e ai sapori generosi di una terra di rara bellezza. Eppure a poca distanza da Agrigento si trova anche uno dei siti archeologici più grandi del mondo: la Valle dei Templi. In un nostro precedente articolo abbiamo passato in rassegna le meraviglie della Sicilia, oggi vogliamo suggerirvi un percorso culturale della Valle attraverso santuari, necropoli, ipogei e fortificazioni. I templi propriamente detti sono dodici di cui quello della Concordia è il simbolo stesso del sito archeologico.
Questo tempio dorico è uno dei meglio conservati al mondo, insieme al Partenone, mentre di altri restano in piedi solo le impressionanti colonne, come nel caso del tempio di Eracle o di quello di Giunone, a testimonianza della grandiosità dell’antica struttura. Un piccolo gioiello, spesso tralasciato durante una visita della valle dei Templi è il giardino di Kolymbetra, un luogo incantevole dalle atmosfere bucoliche, situato in una piccola valle all’interno dell’area archeologica. Per assaporare tutto il fascino e la poesia dell’antica Magna Grecia.
Per secoli rimasto sepolto nella giungla, conosciuto solo dalle popolazioni locali, il sito archeologico di Angkor, nella Cambogia settentrionale, è pervaso da un senso di magia e mistero. La stessa impressione che sperimentiamo oggi, noi visitatori moderni, al pari dei viaggiatori ottocenteschi. Il merito di aver individuato nel folto della giungla cambogiana, questo grandioso sito archeologico, si deve a Henry Muhot, lo scopritore delle rovine di Angkor che nella seconda metà dell’Ottocento compì viaggi esplorativi in tutto il sud-est asiatico, eseguendo mirabili disegni di templi e villaggi ormai scomparsi. Una riscoperta che da quel momento in poi non ha più smesso di affascinare archeologi e semplici turisti.
Visitare oggi il sito di Angkor richiede tempo e pazienza, data la vastità dell’area archeologica, ma quello che riceviamo in cambio è un’esperienza unica nel suo genere. I ficus strangolatori tengono ancora legate insieme le pietre dei templi, gli antichi corridoi che sembrano labirinti consentono di apprezzare ancora oggi la maestria dei loro costruttori, mentre i canali e i bacini artificiali testimoniano l’imponente lavoro di canalizzazione degli ingegneri khmer. Un lavoro durato 600 anni, iniziato nel IX secolo con l’imperatore Jayavarman II e proseguito con i sovrani successivi. Una monumentale opera di ingegneria e un capolavoro archeologico da visitare almeno una volta nella vita.
In fatto di architettura rupestre, di edifici scavati nella roccia il sito archeologico di Petra è l’espressione più raffinata di questo tipo di architetture, entrato nell’immaginario sia narrativo che cinematografico. Per quanto Petra sia stata vista e rivista, percorrere il lungo e stretto canyon che conduce fino alla tomba del sovrano Areta III è un sogno che diventa realtà. È come se la facciata scavata nella pietra sia stata modellata dalla natura, più che dall’uomo. Uno sguardo più ravvicinato consente di coglierne ogni particolare decorativo da cui emerge una chiara influenza ellenistica. Un tempio scolpito nella roccia in foggia di colonne e frontoni, timpani e capitelli.
Fermarsi senza fiato di fronte a questo spettacolare monumento è necessario per proseguire poi in direzione di altre strutture simili, se pur di minore raffinatezza, collocate all’interno dell’area archeologica di Petra. Le Tombe reali, anch’esse scavate nella roccia, così come il Monastero di AL-Deir con la sua facciata larga 45 metri e alta 50. Oppure l’impressionante teatro romano, anch’esso modellato nella roccia e capace di accogliere oltre 2mila visitatori. Al pari di Machu Picchu e Angkor Wat la città antica di Petra sarà dimenticata fino all’epoca moderna, quando la prima missione archeologica raggiunse il sito nella prima metà dell’Ottocento. Da allora in poi Petra non ha più smesso di stupire i viaggiatori che la raggiungono.
Una tappa obbligata, una meta che non ha eguali nel mondo dell’archeologia. Delle piramidi presenti nella necropoli di Giza le più conosciute sono senza dubbio quelle di Cheope, Chefren e Micerino, ma il sito ne ospita in totale nove. Oltre a queste la Sfinge, uno dei monumenti più conosciuti del mondo e sulla quale, nel corso dei secoli, sono state formulate ogni genere di teorie. Il lavoro di costruzione della sola piramide di Cheope ha richiesto, secondo le stime più prudenti degli archeologi, la bellezza di 20mila operai e i costruttori stessi, di questi impressionanti edifici, avevano anche loro le loro tombe, scoperte per caso nel 1990 da un turista americano.
Tante sono le curiosità sul mondo delle piramidi e tante le scoperte che ogni anno vengono effettuate nella sola area archeologica di Giza. Il rinvenimento stesso della barca solare di Cheope, custodita per millenni in una camera a tenuta stagna non lontano dalla Grande Piramide, ha suscitato negli archeologi più domande che risposte: a partire dalla sua reale funzione. Di certo un sito turistico, decisamente affollato e più vicino all’area urbana del Cairo di quanto non ci si aspetterebbe, ma arrivare ai piedi di queste grandiosi costruzioni è un’esperienza indimenticabile. Da fare almeno una volta nella vita.