Il Covid ha fermato la musica e l’organizzatrice di eventi salentina Titti Stomeo ha creato la sua linea di gioielli, “Colazione da Titti”, ispirata ai sapori e agli oggetti del primo pasto della giornata. Un brand per tutt*, contro ogni pregiudizio.
Da oltre un anno, la pandemia ha fermato la musica bloccando le attività delle migliaia di operatori dello spettacolo che da un giorno all’altro si sono ritrovati fermi, senza lavoro e senza un futuro. Il Covid ha fermato anche Titti Stomeo, organizzatrice di eventi e concerti e socia del Mayapan, a Santa Caterina (Nardò). Ma lei al buio di questi mesi non si è arresa e ha creato una linea di gioielli, ispirata ai sapori e agli oggetti tipici del primo pasto della giornata, la moka, il cornetto e la tazzina per il caffè. Colazione da Titti è nata una sera d’estate e l’idea presto è diventata realtà, grazie alla collaborazione di Tiziana Musardo dei gioielli Mumati e al supporto di Metropolitan adv nella realizzazione della campagna di comunicazione che vede protagonista la stessa fondatrice del brand. La linea di gioielli è una “Collezione per tutt*”: un asterisco infatti accompagna il claim del progetto perché Titti Stomeo è anche una attivista per i diritti Lgbt+. In questa intervista, ci racconta di “Colazione da Titti”, ma anche del suo Salento e di come ripartire quando tutto, si spera, sarà finito.
Come è nata l’idea e il progetto “Colazione da Titti”?
Colazione da Titti è nata sia perché provo un amore smodato per i gioielli ma anche un po’ per gioco. Volevo fare un regalo simbolico e carino ad una delle ragazze che lavorava nel mio locale estivo, il Mayapan, e così ho parlato con la mia amica Tiziana Musardo del brand di gioielli Mumati, le ho inviato un disegno che mi piaceva ed è nato il Cornetto. Da quel mono orecchino ho pensato che fosse carino creare una piccola collezione di gioielli che fosse simpatica, frizzante e che tutt* potessero indossare. Anche il nome è un gioco che già prima usavo sui social magari quando postavo una foto o facevo una story.
Come vengono prodotti i tuoi gioielli e con quali materiali?
Non essendo io né una designer né tanto meno una orefice mi sono rivolta alla mia amica Tiziana perché ho subito pensato che questa collezione dovesse essere di qualità. Con Mumati abbiamo scelto di utilizzare l’argento 925% che viene micro inciso. I tre mono orecchini hanno 3 galvaniche diverse: il Cornetto ha una galvanica in oro giallo, la Moka ha la galvanica in rutenio e la tazzina in oro rosa. Ad ogni mono orecchino è associata una mini tazzina sempre in argento ma con galvanica in oro giallo con il mio logo TT inciso.
Molta cura e attenzione è dedicata al packaging.
Fondamentalmente ho immaginato Colazione da Titti come un progetto che dovesse far sentire chi l’acquista parte del brand. Così ho scelto, in accordo con Metropolitan ADV, l’agenzia di comunicazione con la quale collaboro e che mi ha supportata in fase di creazione della campagna di comunicazione, di “servire” la Colazione nel packaging che i bar utilizzano per l’asporto e il delivery. Il pack è composto da una confezione in cartone e al suo interno si trovano 3 cartoline con la mission del brand, una confezione più piccola che contiene i gioielli e un bicchierino , anch’esso in cartone, chiuso da un tappo: al suo interno ci sono dei chicchi di caffè perché ho immaginato lo stupore di chi aprendo il pacco è sopraffatto e stupito dall’aroma.
Come possono essere acquistati i gioielli di “Colazione da Titti”?
A breve sarà pronto l’e-commerce ma, per il momento, basta scrivere sui social del brand e seguire tutte le info super facili che do io personalmente. Inoltre, spedisco sia in Italia che all’estero e da pochissimo Colazione da Titti è approdata a Parigi; ho stretto una collaborazione con un marchio che amo moltissimo, Faubourg 54, un made in Italy con residenza nella capitale francese.
Oltre che imprenditrice, sei da molti anni direttrice artistica e organizzatrice di concerti. La musica dal vivo è uno dei settori più colpiti dalle misure anti-Covid. Come hai vissuto questo anno di pandemia?
All’inizio è stato strano: non mi fermavo realmente da anni e il primo mese avevo ancora il cervello che viaggiava con i ritmi della mia vita pre Covid. Ad aprile, però, è arrivata la scure del “si, ma ora che faccio?” e, a 38 anni, non è semplice vedere luce in un periodo così drammaticamente buio e senza risposte. Tutti eravamo e siamo ancora in un limbo. Poi, però, ho deciso di seguire quello che il mio Maestro Daisaku Ikeda (io pratico il buddismo di Nichiren Daishonin) dice: trasforma un grande male in un grande bene. E così ho deciso di fare tutto quello che prima non avevo il tempo di fare: ho iniziato a studiare comunicazione e marketing digitale seguendo i corsi online di Luca La Mesa per implementare la mia laurea in comunicazione presa nell’era paleozoica! Ho fatto sport, mi son goduta la mia famiglia, il mio compagno e i miei cani, ho letto e praticato il buddismo in maniera più risoluta e assidua. Ho dedicato il tempo a me stessa e alla mia vita e ho capito quello che per anni ho tralasciato: ho un valore e devo rispettarlo io per prima. Ho sentito consapevolezza, forza e determinazione. E ne sono felice come mai prima d’ora.
Come immagini la ripartenza? Pensi cambierà il modo di fruire lo spettacolo dal vivo e il settore resisterà? Ma soprattutto, la fine è più vicina?
Queste sono domande che mi pongo più o meno tutti i giorni ma alle quali non so dare una risposta concreta. La gente ha bisogno di tornare alla socialità, di vivere la musica, di cantarla, ballarla e urlarla ma credo che ci voglia un mea culpa generale se vogliamo iniziare a farci considerare persone che lavorano e non giullari di corte. Il settore è così da sempre perché a qualcuno avrà fatto comodo… quindi credo che sia servita questa enorme scossa perché qualcosa deve necessariamente cambiare. Resisterà se capiremo che non servono mezzucci per salvare chi si salverebbe comunque; c’è bisogno di una presa di coscienza che parta dal basso e arrivi all’alto senza urlare o strafare ma essendo irremovibili su alcuni punti fondamentali, primo fra tutti che la Musica e lo Spettacolo in generale non sono hobbies ma sono LAVORI. Purtroppo, non credo che la fine sia vicina perché c’è troppa confusione e ignoranza rispetto ad un problema che nessuno si aspettava e che ha sconvolto il Pianeta.
Da molti anni, la Puglia ospita una scena musicale e artistica molto viva. Tu sei pugliese e hai deciso di vivere a Lecce, la tua città. Come è cambiata la scena pugliese in questi anni e quanto è difficile fare musica e cultura?
Io ripeto sempre che il Salento è un bel sud. Pre Covid qui vivevamo di musica tutta la settimana e lo dimostra il fatto che tutti i locali, dal più grande al più piccolo, si nutrivano di live e djset. Io al Cantiere, il locale del quale curo la direzione artistica fin dal suo primo vagito, ho sempre lavorato di martedì e giovedì con numeri davvero pazzeschi. La scena musicale pugliese si è semplicemente evoluta: dalle ronde di pizzica e taranta che nascevano spontaneamente durante le feste alle dance hall sulle spiagge ai concerti nelle piazze e nei locali. La musica è stata una parte importantissima della crescita del nostro territorio, ha fatto sì che il mondo intero ci ascoltasse e ci vedesse. Io credo che fare musica e cultura qui sia leggermente più difficile che nel resto d’Italia ma siamo figli e figlie di questo Paese e, come stiamo vedendo, non mi sembra che la mela sia caduta poi così lontano dall’albero!
Sei una attivista lgbtq+. A che punto siamo secondo te sul tema dei diritti in Italia?
Eh, bella domanda! Mi ricordo quando a 14 anni difendevo il mio migliore amico dai bulletti e oggi che ne ho 39 ancora mi ritrovo a difendere i miei amici e le mie amiche dai bulletti cresciuti solo anagraficamente ma mai cerebralmente. Io non capisco davvero cosa importa ai terzi quello che una persona sceglie di amare o fare sotto le lenzuola. C’è tanta strada da fare ma mi commuovo quando vedo che oggi due uomini o due donne possono essere libere di baciarsi, tenersi per mano e abbracciarsi. Prima era davvero impensabile. Mi auguro che nessun essere umano si debba più vergognare di essere se stesso. Come dice il mio Maestro: siamo già il fiore che sboccerà, non c’è bisogno di essere nessun altro fiore.
Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 14 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..