Sostegni e Cig in ritardo e poche risorse dal governo: solo 150 milioni contro i 3 miliardi della Spagna. Mentre gli italiani programmano ferie e vacanze, per strutture, agenzie, guide e tour operator la luce in fondo al tunnel è ancora lontana.
Nonostante la lenta, lentissima ripresa dell’economia e il graduale miglioramento della situazione pandemica, quello turistico continua ad essere uno dei settori più duramente colpiti dalla pandemia. Al netto degli entusiasmi e degli annunci enfatici sulle ripartenze del premier Draghi e del ministro Garavaglia, per strutture e tour operator la luce in fondo al tunnel è ancora molto lontana. Se è vero che molti italiani hanno ricominciato a viaggiare e a prenotare i viaggi estivi, il turismo organizzato continua a soffrire la crisi più dura della sua storia. Il quadro, per gli operatori e i professionisti del turismo, fermi da quasi un anno e mezzo, continua ad essere drammatico.
In un comunicato congiunto, le associazioni del turismo organizzato hanno denunciato i ritardi e le inadeguatezze del Dl Sostegni Bis. Il governo ha infatti stanziato solo 150 milioni di euro per il 2021 come specifica misura di rifinanziamento del Fondo, ora dedicato a tour operator, agenzie di viaggio, guide, accompagnatori, bus turistici e imprese turistico-ricettive: una platea di beneficiari stimata di circa 80.000 imprese. Una spesa, quella italiana, lontanissima dai 3 miliardi investiti dalla Spagna per rilanciare un settore che garantisce il 13% del pil nazionale.
Le associazioni italiane chiedono così un rifinanziamento del Fondo di almeno 500 milioni di euro da destinare in via esclusiva alla parziale copertura delle perdite e di considerare le specificità di questo comparto e del settore in generale. Il turismo organizzato ha perso infatti oltre 5,5 miliardi di euro nei primi 5 mesi del 2021 a cui si sommano i 12,5 persi nel 2020. A ciò si aggiungono i ritardi enormi nell’erogazione delle risorse: molte imprese attendono da oltre dieci mesi la seconda tranche di aiuti e dei 497 milioni attribuiti, almeno sulla carta, ai beneficiari lo scorso settembre 2020, a copertura delle perdite subite da febbraio a luglio 2020, ne sono arrivati nelle casse delle imprese solo la metà. Intanto molti lavoratori del turismo attendono ancora le ultime mensilità di cassa integrazione e la parziale fine del blocco dei licenziamenti getta ombre e paure pesanti sull’intero comparto e sulle sorti di migliaia di lavoratrici e lavoratori.
Per far ripartire il turismo organizzato, inoltre, non bastano i flussi interni: il 51% delle presenze alberghiere in Italia viene garantito dai turisti stranieri, ma i collegamenti con molti Paesi sono ancora fermi. Diviene necessario così riaprire le frontiere anche con i Paesi extra Schengen, almeno attraverso corridoi turistici con destinazioni come Stati Uniti, Maldive, Egitto, Tunisia, Seychelles ed Emirati Arabi che hanno attuato un programma vaccinale molto intenso.
“AIDiT Federturismo Confindustria, ASSOVIAGGI Confesercenti, ASTOI Confindustria Viaggi, FIAVET e FTO-Federazione Turismo Organizzato Confcommercio chiedono quindi al Governo di adottare interventi su misura e di tenere in seria considerazione le specificità di questo comparto e del settore in generale. La devastante crisi che ha colpito il turismo più di qualsiasi altro settore non può essere risolta con misure inadeguate che rischiano di apparire come inutili palliativi”, conclude il comunicato.