In migliaia sono scesǝ in piazza a Madrid pochi giorni fa contro il disegno di legge, sostenuto dal PSOE al governo, che prevede multe e arresti per clienti e gestori di sex club.
Una piazza piena, a pochi passi dal Parlamento, e migliaia di sex workers in corteo, pochi giorni fa a Madrid, per protestare contro il disegno di legge, sostenuto dal partito socialista PSOE al governo, che propone di ampliare la definizione di sfruttamento della prostituzione, rendendo non necessario lo sfruttamento di una prostituta ma un mero rapporto commerciale.
La nuova norma, se approvata, penalizzerebbe i clienti della prostituzione e i proprietari di sex club con multe e pene fino a quattro anni di carcere.
I manifestanti, che hanno riempito la piazza adiacente alla Camera de Los Diputatos, indossavano maschere sul viso e ombrelli rossi per nascondere le loro identità.
“Chiediamo al partito socialista di ritirare il disegno di legge, che implica una vera e propria abolizione della prostituzione e ci condanna al lavoro clandestino”, ha affermato Susana Pastor, presidente della Piattaforma contro l’abolizione.
Il nuovo sindacato delle prostitute Otras, però, non ha appoggiato la protesta poiché organizzata dai proprietari di sex club, che per la segretaria generale di Otras Concha Borrell “non si prendono affatto cura dei diritti delle lavoratrici del sesso“. Borrell chiede contratti legali per le prostitute e stima che in Spagna siano circa 200.000.
Sulla prostituzione in Spagna il dibattito è molto acceso, tra chi punta alla piena legalizzazione e altri gruppi, comprese alcune femministe, si che oppongono alla “normalizzazione” del “sex work” come professione regolamentata.