«Il saluto fascista è reato se implica il rischio di ricostituzione del partito fascista, ma non quando è commemorativo». La sentenza della Cassazione divide i giuristi, perché ambigua sui nostalgici del regime. Fiano: “Serve una nuova legge, come hanno fatto in Germania”.
La Redazione
Il saluto romano è reato. O forse no. La Cassazione ha perso decisamente un’occasione per fare finalmente luce sui tanti episodi di palese apologia del fascismo che soprattutto recentemente si sono visti in Italia, ad iniziare dalle incredibili immagini di Acca Larentia, con centinaia di saluti romani e urla “Presente” come se fossimo in un film o nel 1930.
Nella sentenza dei giudici si legge: «Il saluto fascista è reato se implica il rischio di ricostituzione del partito fascista, ma non quando è commemorativo». Per essere perseguito penalmente, dunque, il gesto fascista dovrebbe accompagnarsi alla volontà di ricostituire il partito di Mussolini, che chiaramente è molto difficile da dimostrare e perseguire.
I gesti contestati alle organizzazioni di estrema destra integrano il delitto previsto dalla legge Scelba «ove, avuto riguardo a tutte le circostanze del caso, sia idonea ad integrare il concreto pericolo di riorganizzazione del disciolto partito fascista, vietata dalla XII disposizione transitoria e finale della Costituzione».
Solo «a determinate condizioni», inoltre, può configurarsi anche il delitto previsto dalla legge Mancino che non menziona la matrice fascista ma punisce le discriminazioni o la violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi.
I giudici erano stati chiamati a esprimersi sul caso di otto militanti di estrema destra condannati in primo e in secondo grado per aver fatto il saluto romano nell’aprile del 2016 durante la tradizionale commemorazione di Sergio Ramelli, Carlo Borsani ed Enrico Pedenovi. Ora gli otto dovranno tornare in appello.
Le reazioni
Se Casapound esulta e parla di una «vittoria storica», per l’Anpi Firenze: «La sentenza non aggiunge nulla di nuovo: si dice che il saluto romano a scopo commemorativo non è una violazione delle leggi e della Costituzione, è un dato di fatto. Ma ‘a scopo commemorativo’, e non ‘durante le commemorazioni’ perché anche le commemorazioni possono essere utilizzate per fare propaganda: questo non mette al sicuro i fatti di Acca Larentia».
Per Emanuele Fiano, ex parlamentare del Pd e figlio di Nedo testimone dell’Olocausto: «Serve una nuova legge in Italia, come hanno fatto in Germania. Bisogna spezzare la correlazione tra le condotte di propaganda nazifascista dalla dimostrazione che dietro ci sia un progetto di riorganizzazione del partito fascista. Un ragazzino di 14 anni che s’invaghisse del comizio di Mussolini, delle idee di Himmler, di Hitler, di discorsi anti semiti ci mette 5 minuti ad aprire una pagina Facebook, diffondendo quelle parole a milioni di persone, senza tuttavia avere la minima idea di riorganizzare il partito fascista».