Il teatro sperimentale di Stefano Napoli e della Compagnia dei Colori Proibiti, nei teatri italiani con la trilogia dedicata alle dark queens.
Di Luca Fortis
Stefano Napoli e la Compagnia dei Colori Proibiti, da anni portano con successo sul palcoscenici italiani la trilogia dedicata alle dark queens, Elena di Troia, Cleopatra e Niobe. La compagnia è composta da Paolo Bielli, Francesca Borromeo, Alessandro Bravo, Paolo Di Caprio, Luigi Paolo Patano, Simona Palmiero. Ne parliamo con il regista Stefano Napoli.
Avete appena riproposto a Roma tutta la trilogia delle Dark Queens. Anni fa ti saresti immaginato tutto questo successo?
Oggi c’è l’abitudine di quantificare il successo: si contano gli spettatori di un concerto o il numero dei followers, per esempio. Più i numeri sono alti più si ha successo. Devo confessare che questo tipo di successo non mi interessa. Mi piacerebbe invece che le persone che vengono ai miei spettacoli possano trovare qualcosa di sè e della propria vita in quello che vedono, riconoscersi insomma. Solo così mi sembra di aver fatto qualcosa di buono e al tempo stesso mi rallegro di aver trovato, per così dire, dei contemporanei. E con gli spettacoli della trilogia così è avvenuto e le persone me lo hanno dimostrato in molti modi. Devo dire che sono abbastanza soddisfatto.
Come è nata l’idea della trilogia?
All’inizio ho messo in scena Cleopatra e pensavo di fermarmi. Poi il gradimento ottenuto mi ha incoraggiato a continuare.
Come hai scelto le dark queens?
Le ho scelte sulla base delle mie ossessioni infantili e non. Da ragazzino mi aveva affascinato tutta la splendente paccottiglia del film su Cleopatra con Liz Taylor e Richard Burton, accompagnato dalle continue notizie sul loro amore turbolento. Scegliendo Cleopatra come tema del mio spettacolo ho voluto avvicinarmi di più a questa figura del potere e del desiderio. Elena di Troia mi ha affascinato per la sua ambiguità (chi era veramente?) e per la sua incredibile capacità di durata e durezza, dovrei dire: sopravvive a tutti e chissà che cosa ne è stato della sua bellezza.
Niobe è l’ ultimo amore, la madre-pietra che piange i suoi quattordici figli morti ma non si piega agli dei. Non so perché ma pensando a Niobe mi viene in mente una famosa battuta di Marlene Dietrich nel film ‘Disonorata’ di Josef von Sternberg: “Io non ho paura della vita e nemmeno della morte”.
Mi parli di ognuna di loro?
Nelle mie intenzioni, Cleopatra, Elena e Niobe mi permettono di mettere in scena sentimenti e passioni nel dispiegarsi di vite ricche di senso anche per noi oggi. Così Cleopatra si muove nel grande circo dell’esistenza mentre il destino muove i fili della sua ambizione (titolo: Circus Dark Queen). Elena con la sua leggendaria bellezza ci parla di un tempo in cui gli uomini erano disposti a morire per la bellezza e giocoforza ci spinge a interrogarci su come oggi usiamo le persone e le cose (titolo: Beauty Dark Queen). Niobe è la grande tradita dalla sua illusione di felicità. Sfiderà gli dei, per questo perderà tutti i suoi figli e piangerà in eterno.Per me costituisce un richiamo ai limiti di noi esseri umani (titolo: Vanity Dark Queen). Ogni spettacolo voleva essere uno specchio in cui guardarci, con tenerezza e coraggio.
In che città, festival e teatri le hai portate?
Abbiamo portato gli spettacoli a Roma ,al teatro Ulpiano, Vascello, Tor Bellamonaca, Hamlet e ai Giardini della Filarmonica. A Milano al Teatro Franco Parenti. A Napoli al Campania Teatro Festival , a Terni nel teatro del polo museale Caos e nelle Marche nello splendido Teatro Vittoria di Ostra. E ogni volta è stata una grande emozione.
Come hai scelto gli attori?
Ci siamo scelti a vicenda. Io li trovo straordinari e devo loro molto. Per il loro mettersi in gioco, il darsi senza risparmio (i miei spettacoli, ma è più giusto dire i nostri spettacoli, sono molto faticosi fisicamente e anche da un punto di vita emotivo) e, last but not least, la pazienza nei miei confronti.
Che progetti hai per il futuro?
Circa i progetti per il futuro, ho già in mente qualcosa ma , ahimè, su questo sono sempre reticente!