Fino al 1° settembre 2024, il centro storico di Bruges è un museo a cielo aperto. I protagonisti della Triennale sono 12 architetti e oltre 50 artisti locali e internazionali.

Di Marta Foresi

Si è alzato il sipario lo scorso 13 aprile sulla quarta edizione della Triennale di Bruges. Fino al 1° settembre 2024, dodici artisti e architetti di tutto il mondo danno a luoghi inutilizzati o poco conosciuti della città una nuova interpretazione temporanea, con altrettante installazioni. Obiettivo della manifestazione – un’iniziativa di Brugge Plus Npo, commissionata dalla città di Bruges in collaborazione con i partner culturali Cultuurcentrum Brugge, De Republiek, Het Entrepot e Musea Brugge – è portare l’arte e l’architettura contemporanea nel centro storico della città.

Foto © F.Dujardin – Visit Bruges

Dopo tre edizioni in cui la Triennale ha indagato i temi «La città come megalopoli» (2015), «Città Liquida» (2018) e «Bruges tra sogno e trauma» (2021), le curatrici Shendy Gardin e Sevie Tsampalla, che hanno assunto l’incarico per questa edizione, hanno scelto il tema «Spaces of Possibility»: come può una città storica patrimonio dell’Unesco, dove la “non-edificazione” rappresenta l’essenza di una visione, affrontare il cambiamento?

Tra gli artisti invitati, il Giappone è rappresentato dagli architetti Shingo Masuda + Katsuhisa Otsubo, mentre Norell/Rodhe partecipa per la Svezia e SO-IL per gli Stati Uniti. C’è poi il colombiano Ivan Argote, la celebre artista libanese Mona Hatoum, il tailandese Bangkok Project Studio, la messicana Mariana Castillo Deball e il britannico Ivan Morison. I creativi belgi Adrien Tirtiaux e Traumnovelle sono affiancati dal team di architettura Studio Ossidiana di Rotterdam, fondato dagli italiani Bellotti e Covini.

Foto © F.Dujardin – Visit Bruges

Oltre alle grandi installazioni, in programma c’è anche la mostra «Rebel Garden» che esamina il tema del riscaldamento climatico, la sesta estinzione di massa e l’attivismo ambientale. Le opere firmate da Roger Raveel, Emile Claus e Otobong Nkanga provenienti dalle collezioni pubbliche locali, sono accostate ad altre di oltre 50 artisti contemporanei internazionali.

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