Il presidente della Regione Liguria è stato arrestato martedì per corruzione. Stessa misura anche per il capo di gabinetto Cozzani, l’ad di Iren Paolo Emilio Signorini e l’imprenditore Aldo Spinelli.
La Redazione
L’inchiesta di Genova è un vero e proprio terremoto nella politica ligure: martedì, il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti è stato arrestato nell’ambito di un’inchiesta della procura di Genova condotta dalla Guardia di finanza. Ora Toti è ai domiciliari e l’accusa è di corruzione. Sono state adottate misure cautelari anche per manager e imprenditori, tra i quali l’ad di Iren Paolo Emilio Signorini e l’imprenditore Aldo Spinelli. Fra gli arrestati c’è anche Matteo Cozzani, capo di gabinetto di Toti, accusato di ‘corruzione elettorale’ aggravata dall’agevolazione mafiosa, in particolare al clan Cammarata del Mandamento di Riesi.
L’inchiesta
L’inchiesta riguarda diversi casi di corruzione che sarebbero avvenuti in vari ambiti: le campagne elettorali organizzate per sostenere la candidatura di Toti, rieletto nel 2020 alla guida d’una coalizione di centrodestra, e la gestione di pratiche di competenza dell’autorità di sistema portuale e della pubblica amministrazione regionale.
Per il gip di Genova Paola Faggioni che ha firmato l’ordinanza dalle condotte del governatore “traspare una evidente sistematicità del meccanismo corruttivo”. In particolare, in occasione e in concomitanza delle quattro competizioni politiche che si sono susseguite nell’arco temporale dell’indagine (circa 18 mesi): le elezioni amministrative di Savona (ottobre 2021), le elezioni amministrative di Genova (giugno 2022), le elezioni politiche nazionali (25 settembre 2022) e le elezioni amministrative di Ventimiglia e Sarzana (maggio 2023). “Toti, pressato dalla necessità di reperire fondi per affrontare la campagna elettorale, ha messo a disposizione la propria funzione, i propri poteri e il proprio ruolo, in favore di interessi privati, in cambio di finanziamenti, reiterando il meccanismo con diversi imprenditori (gli Spinelli e Moncada)”. In alcuni casi, si legge nell’ordinanza, “era lo stesso Toti, a chiedere esplicitamente il finanziamento, promettendo al privato comportamenti o provvedimenti a lui favorevoli o addirittura ricordandondogli ‘di aver fatto la sua parte’ e quindi di aspettarsi conseguentemente una ‘mano’ in vista delle elezioni”.
Toti e il suo capo di Gabinetto Cozzani sono accusati dalla Dda di Genova anche di aver accettato la promessa di Francesco Moncada, consigliere di amministrazione di Esselunga, di un finanziamento illecito per sbloccare due nuovi supermercati a Sestri Ponente e Savona.