L’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa chiede di riconsiderare gran parte delle norme contenute nel Ddl Sicurezza: “Minano i principi fondamentali dello Stato di diritto”.
La Redazione
Il DDL Sicurezza sarà approvato a breve dal Senato in via definitiva, nonostante le tante proteste contro un testo ritenuto liberticida dalle opposizioni, dai sindacati e dalle organizzazioni umanitarie. A stroncare il provvedimento c’è anche l’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) attraverso il parere del suo Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani (Odihr). Il ddl introduce 24 nuovi reati che, per l’OSCE, possono “minare i principi fondamentali dello stato di diritto del nostro paese, con pene sproporzionate introdotte per punire l’espressione pacifica del dissenso”.
L’analisi dell’Osce
L’Osce nel documento rileva “diverse criticità che potrebbero ostacolare l’esercizio dei diritti umani e delle libertà fondamentali, tra cui il divieto di maltrattamento e i diritti di sicurezza e libertà della persona, le libertà di riunione pacifica, di espressione e di movimento, nonché i diritti a un processo equo e al rispetto della vita privata e familiare, tra gli altri”.
Secondo l’Ufficio dell’Osce “manca poi il rispetto della proporzionalità delle pene con il rischio di scoraggiare l’esercizio dei diritti umani” e anche il modo in cui viene trattata la resistenza passiva dei detenuti “può essere considerato sproporzionato, soprattutto se utilizzato come mezzo per punire l’espressione pacifica del dissenso”.
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I principali rilievi riguardano la criminalizzazione della resistenza passiva e le misure inerenti le condizioni di detenzione e la tutela dei diritti delle donne e dei minori in carcere. L’Osce, in particolare, sostiene che governo e Parlamento italiani devono “riconsiderare completamente la cancellazione del rinvio obbligatorio dell’esecuzione della pena detentiva per le donne incinte o con figli di età inferiore a un anno”. Deve inoltre essere preso in considerazione “l’interesse prevalente del bambino, le condizioni di salute della donna e i rischi alla salute”.
Anche sul fronte delle cosiddette misure anti-Ghandi, vale a dire “l’inasprimento delle sanzioni e la criminalizzazione di comportamenti di natura pacifica che arrecano disturbo o intralcio alla circolazione stradale”, sono chieste modifiche e la garanzia che “non sia prevista la pena della reclusione”.
Foto © Matt Seymour – Unsplash