In Georgia è il settimo giorno di proteste contro la decisione del governo filorusso di posticipare i negoziati di adesione all’Unione Europea. Dallo scorso giovedì, più di 150 manifestanti sono stati arrestati.

La Redazione

Anche ieri ed oggi migliaia di persone si sono radunate davanti al parlamento e per le strade di Tbilisi, la capitale del paese, e in altre città della Georgia. Il motivo delle proteste è la decisione del governo – adottata una settimana fa – di posticipare i negoziati di adesione all’Unione Europea. Gli scontri tra i manifestanti e le forze dell’ordine sono stati e continuano ad essere molto violenti. La polizia ha provato a disperdere le migliaia di persone in piazza, con cannoni ad acqua e lacrimogeni. Da giovedì ad oggi, più di 150 manifestanti sono stati arrestati.

Il primo ministro Irakli Kobakhidze è il leader del partito Sogno Georgiano ed è considerato molto vicino al presidente russo Vladimir Putin. Sogno Georgiano governa il paese dal 2012, in modo sempre più autoritario. La vittoria alle elezioni di ottobre è stata molto contestata e i brogli sono stati riscontrati anche da osservatori indipendenti. A contestare il risultato è stata anche la presidente Salomé Zourabichvili che invece è filoeuropeista. Lo scorso sabato, Zourabichvili ha diffuso un videomessaggio in cui si è schierata con i manifestanti dicendo che «è iniziato il movimento di resistenza» a Sogno Georgiano. Per la presidente, «la decisione del governo segna la fine del colpo di stato costituzionale in atto da settimane. Il percorso stabilito mesi fa, che ci ha portato dall’Europa alla Russia, è ormai concluso. Oggi questo governo illegittimo non ha dichiarato la pace, ma la guerra al suo stesso popolo».

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L’annuncio del governo georgiano di posticipare i negoziati di adesione all’Unione Europea è arrivato poche ore dopo che il Parlamento europeo aveva comunicato di aver adottato una risoluzione con cui condanna le elezioni parlamentari che si sono tenute nel paese il 26 ottobre citando «irregolarità significative» di cui il partito al governo Sogno Georgiano «è pienamente responsabile».

Foto copertina © Tbel Abuseridze – Unsplash