A Lecce ci si lascia un pezzo di cuore. E la voglia di ritornarci quando si parte è immediata, una nostalgia che non passa facilmente. Anche se non si è pugliesi, in città si viene subito adottati dagli abitanti del posto e rapiti dal fascino del Barocco seicentesco che caratterizza le architetture cittadine. Passeggiare in Piazza Sant’Oronzo di buon mattino è molto piacevole e la prima tappa obbligatoria che un salentino doc vi consiglierebbe è il caffè “Alvino”, in centro, per gustare il pasticciotto caldo alla crema. Gioia per gli occhi e per il palato, naturalmente. A pochi passi da Piazza Sant’Oronzo, tra vicoli che trasudano storia e raccontano di una bellezza che il tempo ha preservato mescolando il contemporaneo al decadente, si arriva facilmente in Piazza Duomo. Nella passeggiata saranno i colori caldi della pietra leccese ad accompagnarvi, un calcare quasi dorato che ben si adatta alle lavorazioni artistiche con lo scalpello. Piazza Duomo custodisce il Palazzo del Seminario, l’Episcopio e la cattedrale di Santa Maria Assunta, un piccolo tesoro del Barocco leccese che con il suo Campanile,realizzato dall’architetto Giuseppe Zimbalo, risale al primo secolo dell’anno Mille, poi rimodernata nel Seicento e abbellita con il tipico decorativismo. Le fa concorrenza Santa Croce, che in realtà è la basilica icona dello stile baroccheggiante di cui la città, definita la Firenze del Sud, è la culla meridionale.
Di epoca normanna la Chiesa dei Santi Niccolò e Cataldo, che successivamente ha subito l’influenza del periodo barocco, raccogliendone sfarzo e tratti distintivi nella facciata, opera di Giuseppe Cino. Poi le Tre Porte (Rudiae la più antica, Napoli e San Biagio) perle dell’urbanistica leccese incastonate tra i palazzi e le piazze cittadine, che in passato erano quattro insieme a Porta San Martino distrutta nell’Ottocento. Le mura del Castello Carlo V cingono la città quasi a proteggerla ancora dagli invasori e le regalano quel colore bianco sporco che al tramonto, con la luce del sole che tende ad essere meno invadente, è visivamente spettacolare. Mentre il vento vi porta per mano tra gli scavi archeologici dell’Anfiteatro romano in pieno centro, prima di bere in compagnia al “Caffé Cittandino” uno Spritz alla “salentina”, fatto con l’aggiunta di un vino-spumante di produzione locale, si può fare un salto in un delizioso spazio vintage, le “Vergini suicide”, che si trova a cinque minuti di distanza. Una cena raffinata vi aspetta invece da “Maria Theresa Bistrot”, vicino a Piazza Mazzini, non distante dal quartiere più nuovo della città in cui la movida leccese inizia a farsi sentire per l’after dinner. Involtini di verza, “purpette” finger al sugo, riso Venere con gamberi, calamari alla “salentina” e tutta una serie di golosità anche veg che, in chiave gourmet, rileggono la tradizione pugliese.
Chi non rinuncia alla nightlife, ad Otranto, Santa Cesarea Terme e soprattutto Gallipoli troverà pane (e tanto companatico) per i suoi denti con i mille locali notturni dove non mancano le serate e i party con i dj più amati del momento. L’acqua cristallina di Porto Cesareo è l’ideale, in base al vento che tira, per chi vuole rilassarsi in spiaggia. Già, perché i salentini scelgono la località balneare a seconda che tiri Tramontana o Scirocco. “Se c’è la Tramontana meglio andare sulla costa ionica, con lo Scirocco costa adriatica” spiega Paola che di viaggi e vacanze è un’esperta. E in Salento “sule, mare e jentu” non mancano mai. Chi preferisce invece godere del piacere di un antico casale, oggi beauty spa immersa tra gli uliveti pugliesi, e non lontana dalla città, può scegliere la “Masseria LuciaGiovanni”, mentre per un soggiorno di lusso uno degli hotel più cool è senz’altro il “Risorgimento Resort”. Per chi invece il lusso lo cerca nella natura e nel rispetto per l’ambiente, a Lecce c’è La Signura bio b&b, il primo eco-bed & breakfast, un’esperienza ecosostenibile per tutti i sensi, dagli arredi ai prodotti di cosmesi agli alimenti per la colazione: qui tutto è bio.