La scena elettronica ha dato tanto a Berlino. Nella capitale tedesca, solo nel 2017, sono arrivati quasi 13 milioni di turisti per vivere le notti più amate dai clubber europei e internazionali. Eppure 120 club hanno chiuso dal 2011. Quelli che restano, oggi, sono circa 500. Un mondo che produce cultura, crescita e garantisce un lavoro – considerando l’enorme indotto sull’economia berlinese – a molti dei 3,5 milioni di cittadini. Tuttavia la convivenza tra club e abitanti non è sempre facile. I potenti impianti, il rumore che generano e le folle in strada costituiscono talvolta un problema per chi vive nelle periferie, dove negli anni’90, soprattutto nelle ex fabbriche di Berlino Est, sono sorti i locali e gli spazi dedicati alla musica techno (e non solo) tra i più frequentati ed amati del mondo.
Così la politica nazionale ha deciso di intervenire, stanziando un milione di euro per installare barriere anti-rumore, aiutare a isolare acusticamente i club e assumere personale che gestisca i flussi di pubblico. Un risultato raggiunto anche grazie alla Commissione Club. Il suo rappresentante Lutz Leichsenring sostiene che problema sia la gentrificazione e le denunce che ne conseguono.
La Commissione rappresenta e difende gli interessi della night economy e agisce di fatto come una lobby che cerca di difendere l’immagine “underground“ di Berlino e tutti coloro i quali vivono e lavorano nel mondo della club culture. Un settore che – non solo in Germania – muove denaro e turisti. In Italia, ad esempio, il fatturato è di 70 miliardi di euro all’anno, stando ai numeri forniti dal Silb, l’Associazione Italiana dei Locali da Ballo. La legge tedesca è un passo in avanti, il primo in questo ambito, e chissà che non sia esportata anche altrove.