Sono 87 i palestinesi di Gaza uccisi sotto le bombe israeliane tra mercoledì e ieri, dopo l’annuncio dell’accordo per il cessate il fuoco, firmato la scorsa notte tra Hamas e Israele. L’intesa prevede anche il graduale rilascio degli ostaggi da domenica.
La Redazione
Nell’attesa della tregua, si contano i morti nella Striscia di Gaza e dove fino a poche ore prima si festeggiava è tornato l’incubo del massacro. I cacciabombardieri israeliani hanno ucciso almeno 87 palestinesi da quando mercoledì sera è stato annunciato in Qatar il cessate il fuoco tra Israele e Hamas che entrerà in vigore tra domenica e lunedì. Almeno 40 persone sono state uccise dall’alba di giovedì, tra 21 bambini e 25 donne.
Gaza è una distesa di macerie e il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i territori palestinesi Rick Peppercorn ha dichiarato che per rimettere in piedi il sistema sanitario «occorreranno più di 3 miliardi per il prossimo anno e mezzo e circa 10 miliardi per i prossimi 5-7 anni». Intanto, in queste ore, file di camion di aiuti umanitari sono schierate nella città di confine egiziana di El-Arish, in attesa di entrare a Gaza.
La firma dell’accordo
L’intesa, annunciata mercoledì da Joe Biden dopo la mediazione del Qatar, è stata firmata nella notte di ieri tra Hamas e Israele. L’accordo prevede la tregua a partire da domenica con il rilascio graduale dei primi 33 ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Il governo Netanyahu affronta la crisi interna, con i partiti dell’estrema destra contrari alla firma, ma a favore voterà il partito laburista all’opposizione.
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Cosa prevede l’accordo
L’accordo prevede una prima fase in cui sarà in vigore per 42 giorni un cessate il fuoco, durante il quale Hamas dovrebbe liberare 33 ostaggi vivi tra cui principalmente donne, bambini, anziani e civili feriti. Israele dovrebbe a sua volta liberare centinaia di prigionieri palestinesi e ritirare le proprie truppe dalle aree più densamente abitate della Striscia. I civili palestinesi potranno tornare nel nord della Striscia e aumenteranno le consegne di aiuti umanitari: Israele farà entrare fino a 600 camion al giorno per consegnare beni di prima necessità.
Nella prima fase, le truppe israeliane dovranno ritirarsi dal corridoio Netzarim (che si trova a sud della città di Gaza e divide in due la Striscia da ovest a est) ma potranno continuare a occupare il corridoio Philadelphi (sul confine sud della Striscia vicino all’Egitto), riducendo però la loro presenza militare.
I dettagli delle due fasi successive non sono ancora chiari, ma dovrebbero portare al rilascio totale degli ostaggi e al ritiro delle truppe israeliane da tutta la Striscia. Per il piano per la ricostruzione di Gaza, ci saranno ulteriori negoziati.
Sul futuro della Striscia di Gaza, si ipotizza una amministrazione guidata dall’Onu e dall’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), ma senza Hamas.
L’accordo è stato negoziato da mediatori di vari paesi, tra cui appunto il Qatar (dove in questi giorni si stanno svolgendo gli incontri) e gli Stati Uniti. Agli incontri più recenti ha partecipato anche Steve Witkoff, l’inviato per il Medio Oriente scelto dal prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.