Da domenica è partita la tregua tra Hamas e Israele. I palestinesi di Gaza hanno iniziato a tornare nelle proprie case, tra le macerie. Hamas ha liberato le prime tre donne in ostaggio e ha annunciato altre 25 liberazioni per sabato.

La Redazione

La tregua dopo l’orrore

Dopo oltre 15 mesi di guerra, domenica mattina alle 11:15 (le 10:15 in Italia) è iniziato il cessate il fuoco nella Striscia di Gaza. Molti palestinesi hanno subito iniziato a spostarsi verso il nord della Striscia per tornare nelle proprie case, molte delle quali sono state distrutte. In molte zone della Striscia gli abitanti hanno festeggiato suonando i clacson delle auto e ballando. Fino ad ora, 330 camion di aiuti umanitari sono entrati attraverso i valichi di Al-Awja e Kerem Abu Salem, di cui 20 con carburante (diesel e gas)”

Un’attesa di sangue

L’attesa della tregua, inizialmente festeggiata in tutta la Striscia di Gaza, è stata un’attesa di paura e di morte: i cacciabombardieri israeliani, da quando mercoledì sera è stato annunciato in Qatar il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, hanno ucciso centinaia di palestinesi nei vari attacchi in tutta la Striscia. E i festeggiamenti si sono trasformati in breve in nuovi orrori.

Gli ostaggi liberati

Domenica pomeriggio verso le 18 Hamas ha liberato i primi tre ostaggi israeliani, come previsto dall’accordo: sono Doron Steinbrecher, Emily Damari e Romi Gonen, tre donne rispettivamente di 31, 28 e 24 anni che erano state rapite il 7 ottobre del 2023. Hamas ha annunciato altre 25 liberazioni per sabato. Israele a sua volta ha rilasciato 90 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane, tra cui molti giornalisti e attivisti per la liberazione della Palestina.

Ricostruzione Gaza

Gaza è una distesa di macerie. Secondo le Nazioni Unite, ricostruirla dopo le bombe costerà 40 miliardi e serviranno 14 anni per rimuovere gli oltre 50 milioni di tonnellate di detriti, dopo il ritiro di Israele. Il rappresentante dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per i territori palestinesi Rick Peppercorn ha dichiarato che per rimettere in piedi il sistema sanitario «occorreranno più di 3 miliardi per il prossimo anno e mezzo e circa 10 miliardi per i prossimi 5-7 anni». Quanto al nodo sul futuro politico della Striscia di Gaza e su chi la governerà, si ipotizza una amministrazione guidata dall’Onu e dall’ANP (Autorità Nazionale Palestinese), ma senza Hamas.

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Cosa prevede l’accordo

L’accordo prevede una prima fase in cui sarà in vigore per 42 giorni un cessate il fuoco, durante il quale Hamas dovrebbe liberare 33 ostaggi vivi tra cui principalmente donne, bambini, anziani e civili feriti. Israele dovrebbe a sua volta liberare centinaia di prigionieri palestinesi e ritirare le proprie truppe dalle aree più densamente abitate della Striscia. I civili palestinesi potranno tornare nel nord della Striscia e aumenteranno le consegne di aiuti umanitari: Israele farà entrare fino a 600 camion al giorno per consegnare beni di prima necessità.
Nella prima fase, le truppe israeliane dovranno ritirarsi dal corridoio Netzarim (che si trova a sud della città di Gaza e divide in due la Striscia da ovest a est) ma potranno continuare a occupare il corridoio Philadelphi (sul confine sud della Striscia vicino all’Egitto), riducendo però la loro presenza militare.
I dettagli delle due fasi successive non sono ancora chiari, ma dovrebbero portare al rilascio totale degli ostaggi e al ritiro delle truppe israeliane da tutta la Striscia. Per il piano per la ricostruzione di Gaza, ci saranno ulteriori negoziati.
L’accordo è stato negoziato da mediatori di vari paesi, tra cui appunto il Qatar (dove in questi giorni si stanno svolgendo gli incontri) e gli Stati Uniti. Agli incontri più recenti ha partecipato anche Steve Witkoff, l’inviato per il Medio Oriente scelto dal prossimo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump.