Da domenica anche Damasco è sotto il controllo dei ribelli. Bashar al-Assad è fuggito in Russia: cade il regime nel paese martoriato da 14 anni di guerra. Il leader dei ribelli Al Jolani promette nuove elezioni.

La Redazione

Nella notte tra sabato e domenica 8 dicembre i ribelli hanno preso il controllo anche di Damasco. Bashar al-Assad è fuggito in Russia, Putin gli ha offerto asilo politico: Mosca e l’Iran sono sempre stati i due grandi alleati del dittatore siriano. I ribelli hanno annunciato la sua caduta in Tv, dichiarando la Siria “libera dalla tirannia dopo 50 anni”. Nella notte gli abitanti di Damasco sono scesi in strada per festeggiare la caduta del governo e la folla ha calpestato la statua abbattuta del padre di Bashar, Hafez al-Assad, che ha governato per quasi 30 anni dal 1971 fino al 2000, anno della sua morte.
Il leader dei ribelli Al Jolani ha ribadito in un’intervista con l’emittente Al Arabiya che la Siria terrà ora libere elezioni “affinché la gente possa scegliere chi debba guidarli”.
Oggi la Siria vive una crisi economica dilagante, con 13 milioni di siriani sfollati, tra rifugiati all’estero e sfollati interni.

Chi sono i ribelli

La caduta del regime è avvenuta in un modo incredibile e completamente inaspettato, grazie ad un’offensiva di gruppi armati siriani partiti dalla provincia di Idlib, nel nord del Paese, che in poco più di dieci giorni hanno conquistato il controllo di tutta la Siria.
Hayat Tahrir al Sham è il nome dei gruppi di ribelli siriani che dal 2011 combattono contro il regime di Assad dopo l’inizio della rivoluzione. Hts negli anni ha assunto posizioni estremiste, vicine all’ISIS e poi ad al Qaida. Solo di recente il suo leader, Abu Mohammad al Jolani, ha tentato di dare un aspetto più moderato al gruppo, come ha dimostrato anche in questi ultimi giorni: ha promesso di rispettare i diritti delle donne e le minoranze religiose, tema cruciale in un paese come la Siria che è un vero caleidoscopio etnico, dai curdi ai cristiani. Al Jolani vuole convincere, dunque, l’Occidente di essere il portatore di una versione soft dell’islamismo, depurata dagli aspetti più aggressivi e intolleranti.
Prima del 28 novembre, Hts governava la provincia di Idlib, un territorio che Assad non era riuscito a riconquistare.

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I 3 possibili scenari futuri

Tre ipotesi emergono con maggiore frequenza per il dopo-Assad: lo scenario “libanese”, oppure quello di una transizione ordinata sotto egida Onu.

  • Scenario libanese: la prima ipotesi vede la Siria seguire un modello simile al Libano, con un fragile equilibrio tra le comunità religiose ed etniche. In questa prospettiva, le potenze straniere – Usa, Turchia, Russia, Israele – manterrebbero un’influenza diretta sul Paese attraverso alleati locali, stabilendo una spartizione informale del potere.
  • Transizione ordinata: è lo scenario più auspicabile da parte della comunità internazionale. Il percorso, guidato dall’Onu, prevede un comitato costituzionale, rappresentativo di tutte le componenti politiche, etniche e religiose, che sarebbe incaricato di redigere una nuova costituzione. Questo processo includerebbe anche i curdi, oggi ai margini nelle regioni nord-orientali controllate dagli Usa. Una volta completata questa fase, ci sarebbero nuove elezioni democratiche.
  • Lo spettro libico emerge come il peggiore per la Siria, che rimarrebbe un paese ostaggio di una miriade di signori della guerra, forze straniere e gruppi estremisti, tutti impegnati in una competizione violenta per il controllo delle risorse e del potere.

Le speranze di Amnesty

Ha espresso fiducia nel nuovo corso la segretaria generale di Amnesty International Agnès Callamard: “Dopo oltre 50 anni di brutalità e repressione, la popolazione della Siria può finalmente avere l’opportunità di vivere libera dalla paura e di veder rispettati i suoi diritti. Sotto la presidenza di Bashar al-Assad e, prima di lui, di suo padre Hafez al-Assad, abbiamo visto un’orribile sequenza di violazioni dei diritti umani che ha causato indicibili sofferenze umane su vasta scala: attacchi con armi chimiche e con barili-bomba, ulteriori crimini di guerra e poi uccisioni, torture, sparizioni forzate e sterminii che costituiscono crimini contro l’umanità. Ora questa opportunità storica dev’essere colta e dev’esserci riparazione per decenni di gravi violazioni dei diritti umani”.

Foto copertina © dal profilo X della Presidenza siriana