L’attacco al teatro Crocus City Hall, costato la vita a 137 persone, è stato rivendicato dall’ISIS, ma Mosca non crede alla pista islamica. Arrestati e torturati i presunti terroristi.
La Redazione
Il Crocus City Hall è un grande teatro nella periferia nordoccidentale di Mosca. Venerdì sera era in corso un concerto della band Picnic quando un gruppo di uomini armati è entrato sparando alle persone presenti con armi automatiche per poi appiccare un incendio che ha fatto collassare il tetto dell’edificio. Finora i morti accertati sono 137 ma il bilancio è destinato ad aumentare, perché molte persone risultano ancora disperse. Lo Stato islamico si è attribuito la responsabilità dell’azione, ma Mosca non crede alla pista islamica e continua ad accusare l’Ucraina. Le autorità di Kiev, però, hanno da subito dichiarato la loro estraneità.
I quanto presunti terroristi arrestati sono comparsi in tribunale con i volti tumefatti e con chiari segni di lividi e tagli. Uno dei quattro è stato portato in aula in sedia a rotelle con un camice e i pantaloni dell’ospedale. L’auto su cui viaggiavano era nei pressi del confine con Bielorussia e Ucraina, a oltre 500 chilometri da Mosca. Il presidente russo Vladimir Putin, parlando alla nazione, ha detto che si è trattato di un “attentato sanguinoso e barbaro”. “Identificheremo tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico e pagheranno per questo”, ha detto. Oggi sono stati arrestati altri tre presunti terroristi.
Cos’è l’Isis-K
L’Isis-Khorasan è il gruppo che ha rivendicato l’attacco a Mosca. La branca afghana dello Stato Islamico conta duemila uomini e punta a un nuovo califfato che riunisca Iran, Afghanistan, Pakistan e alcune ex repubbliche sovietiche. Intervistato dal New York Times, l’analista Colin P. Clarke ha detto che negli ultimi due anni l’ISIS-K aveva criticato di frequente il presidente russo Vladimir Putin e la sua propaganda, sostenendo che fosse un omicida di musulmani, in riferimento ai suoi interventi militari in Afghanistan, Cecenia e Siria.
L’estraneità di Kiev
Mykhailo Podolyak, consigliere del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, ha subito negato che c’entrasse Kiev. «L’Ucraina non ha mai fatto ricorso a metodi terroristici», ha scritto su X. «Tutto in questa guerra sarà deciso solo sul campo di battaglia». Poi è arrivata la rivendicazione dell’Isis.