In Myanmar (ex Birmania), si continua a scavare tra le macerie del terribile terremoto, dove le vittime potrebbero essere più di 2000. Intanto nel Paese continuano i bombardamenti del regime contro i ribelli del Fronte di difesa popolare.

La Redazione

Dopo la scossa di terremoto di magnitudo 7.7 registrate in Myanmar alle 12.50 locali di venerdì, ne sono state rilevate altre di magnitudo fino a 5.1. Finora le vittime sono state circa 1.600, ma si teme che i morti siano almeno 2000. I numeri sono destinati a salire con la poca disponibilità di ospedali, gravemente danneggiati dal sisma e dall’impossibilità di ricevere aiuti per le attrezzature e per il personale mancante.
Intanto, la popolazione fa i conti anche con i raid aerei del regime militare contro i cosiddetti ribelli del Fronte di difesa popolare. In seguito al colpo di stato del 2021, in Myanmar è iniziata una guerra civile e oggi molte aree sono controllate da gruppi dissidenti, mentre la giunta rimane in controllo principalmente delle grosse città.

Il governo di unità nazionale, che rappresenta la vecchia amministrazione civile e guida la lotta armata in esilio, ha detto che domenica entra in vigore un cessate il fuoco unilaterale di due settimane, che terminerà il prossimo 12 aprile: il suo braccio armato, le Forze di Difesa del Popolo (FDP), interromperanno l’offensiva nelle zone terremotate per facilitare gli aiuti, ma non le operazioni di difesa.

Foto copertina © Ajay Karpur – Unsplash