Quello che è accaduto in questo mese nei confronti di Asia Argento è chiaramente conseguenza e simbolo di un moralismo spiccio privo di etica e spirito critico con cui la maggior parte dei media sta conducendo una bieca propaganda, tesa a distruggere battaglie complesse, proprio come questa contro gli abusi di genere.
A condurre questa lotta, a impugnare questa denuncia e dichiararsi vittima è stata per la prima volta in Italia una figura femminile differente: una donna libera, indipendente, bella e sfrontata.
Se la vittima è una come lei il sistema sociale-mediatico prima accoglie poi rigetta e parte lo shaming, il meccanismo che vuole innescare sentimenti di colpa, di vergogna, quelli contro cui si è lottato per anni e contro cui evidentemente dobbiamo continuare a lottare.
Questo tipo di lotte devono essere imbracciate e portate avanti da tutt* senza riposo.
E adesso si sta cercando di indebolire questa denuncia, di appiattire la realtà, di colpevolizzare, annichilire, spostando l’oggetto del discorso, ed è questo il nodo da non dimenticare in tutta questa vicenda:
non confondiamo gli abusi di genere con la libertà sessuale.
Siamo in tant* a non confondere.
Abbiamo il dovere di costruire consapevolezza.
Senza hashtag e senza slogan.
La nostra è una posizione artistica e politica.
Io sto con Asia.
Erika Z. Galli e Martina Ruggeri
Industria Indipendente
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