Dissacrante e ironica, esplosiva e spontanea, attivista per i diritti Lgbt+, è il nuovo fenomeno del web che, con i suoi video esilaranti e surreali, sta facendo impazzire e divertire tutti. Abbiamo incontrato e intervistato Elenoire Ferruzzi.
Elenoire in poco tempo sei riuscita a raggiungere una forte popolarità sui social. Come vivi questo successo?
Vivo il mio successo sui social in un modo molto sereno semplicemente perché sono me stessa, amo rendere partecipe le persone che mi seguono delle mie giornate e delle mie follie. Sono un libro aperto e penso che questo sia visibile agli occhi dei miei followers.
I contenuti che quotidianamente produci sono, in realtà, importanti messaggi sociali con un forte spirito comico e sarcastico. Pensi che questo possa sminuire il messaggio che vuoi mandare a chi ti segue?
La chiave ironica ci deve essere, anche se non è voluta. Sono fatta così. Introduco messaggi importanti, come quello dell’omosessualità, con leggerezza perché le persone che mi ascoltano devono essere approcciati in modo delicato senza essere pervasi dall’ansia.
Elenoire, parlaci della tua linea di abbigliamento cattivajerseycollection.
E’ la mia ultima creatura, una linea di abbigliamento che comprende abiti, costumi da bagno, t-shirt, cappellini, zainetti, cuscini. Una linea molto simpatica, basata sul mio logo Cattiva, ispirata ad un mio video che ottenne milioni di visualizzazioni. Sul mio sito elenoireferruzzi.com potete trovare tutti i capi.
Ricevi molte critiche e attacchi?
Ne ricevo molte, anche se ne vorrei ancora di più. Gli haters sono molto utili per il mio lavoro, svolgono un compito fondamentale per la pubblicità.
Sulle tue pagine social parli spesso della questione dell’omofobia e della transfobia. Pensi che l’Italia, nel 2017, sia ancora un paese omofobo?
L’Italia, nel 2017, è ancora un paese omofobo. C’è ancora tanto da lavorare. L’omofobia nasce da una non accettazione di se stessi, da una visione distorta di se stessi provocata da una cultura tutta italiana legata soprattutto al cattolicesimo. L’omofobia è sempre scaturita da persone che non si sentono libere sessualmente: perché dovrei essere contraria all’amore che una persona può provare verso un’altra? L’omofobia è un lato scuro della propria sessualità. Mi è capitato, raramente, di essere soggetta ad attacchi omofobi ai quali ho sempre reagito facendomi rispettare, spesso anche in modo brusco e violento.
La legge sulle unioni civili che ruolo ha avuto in tutto questo?
È un enorme passo in avanti per il nostro Paese. Abbiamo ancora tanto da fare. Le cose più urgenti di cui abbiamo bisogno sono legate alla conoscenza delle differenze sessuali per evitare visioni distorte. Bisognerebbe far capire che una transessuale è una persona intrappolata in un corpo che non è il suo, è una disforia di genere e non è quello che fa vedere la televisione. La legge sulle unioni civili ha aiutato a mettere chiarezza su queste differenze perché le persone hanno potuto vedere che chiunque può coronare il proprio sogno e unirsi civilmente con qualsiasi persona si decida di amare. Ma ripeto, in Italia c’è ancora tanto da fare.
A tal proposito ricordo di un attacco del quotidiano Libero nei tuoi confronti in seguito al pride di Milano del 2017 durante il quale ti ha accusata di essere volgare. Ti va di parlarcene?
Queste persone conoscono benissimo le tematiche sessuali e ne fanno anche peggio di noi trans, questo lo asserisco con tenacia perché so e vedo come molti uomini si comportano con me. È stata più che altro una trovata pubblicitaria per il giornale in questione: mettendo la mia foto in prima pagina sapevano che se ne sarebbe parlato come in effetti è avvenuto. La cosa che mi ha dato più fastidio in quella circostanza non è stata quella di essere paragonata allo striscione di Latina, che tra l’altro non ho trovato fuori luogo, quanto l’associazione con la volgarità. Trovo molto più volgare una donna che va in mondovisione durante il Festival di Sanremo completamente, o quasi, nuda.
Spesso e volentieri i tuoi video portano una forte critica sociale verso giornali, programmi televisivi e grossi brand. Ultimamente ha fatto tanto discutere lo scontro con l’amministratore delegato di Carpisa in seguito ad un tuo video. Pensi sia stata una reazione esagerata o credi che debba esserti grato per il picco di pubblicità ricevuta?
Si tratta di una reazione fuoriluogo soprattutto nei confronti di Stefano Gabbana che si è solamente limitato a ri-postare un mio video su Instagram. Gabbana ha uno spirito imprenditoriale oggettivamente molto forte e mi trovo concorde con lui quando dice all’amministratore delegato di Carpisa di gioire della pubblicità gratuita ricevuta dal mio video. Ovviamente si è trattato solo di una minaccia di querela che non trova riscontro: ognuno ha il diritto e la libertà di dire quello che vuole, anche se un brand non piace. La gente deve imparare a ridere, è l’unica cosa bella che ci è rimasta.
Spostiamoci dal personaggio che tutti conosciamo e parliamo di chi è davvero Elenoire.
Sono originaria di Lago Maggiore, ho studiato a Varese e a Milano, città in cui mi sono trasferita definitivamente. Ho due lauree, una in Lettere e Filosofia e un’altra in Lingue. Ho studiato sempre per passione e per approfondimento personale più che per una questione puramente lavorativa ed economica. Mi piace essere sempre informata sulle cose ma a livello lavorativo ho preferito sin dall’inizio l’apparato artistico anche perché si sa, l’Italia non è un Paese che fornisce molte opportunità lavorative.
Ormai Milano è diventata una grande città grazie alla sua evoluzione culturale, economica e lavorativa. Come hai vissuto questo cambiamento?
Amo tanto Milano, è una città difficile e per pochi. È una città fredda, è vero, ma solo per il fatto che è improntata alla serietà, soprattutto lavorativa. Biasimo chi la definisce inospitale ma posso dire con certezza che non lo è affatto. In questi ultimi anni, devo dire, si è sentito tanto il cambiamento generazionale, purtroppo in senso negativo: le generazioni odierne sono più attente alla vita notturna che all’arte e alla cultura, come invece avveniva in passato. È da ammirare, comunque, l’enorme e bellissima evoluzione che è riuscita a compiere e che ancora non è finita.
Qual è stato il percorso di vita di Elenoire? Chi ne ha fatto e ne fa parte?
Tutta la mia vita si racchiude in mia madre, tutta la mia forza e tutta la mia felicità. Lei è stata la prima persona a credere in me, sin dal mio cambiamento. Io non ho dovuto accettare nulla, sapevo sin da piccola che avevo un’esteriorità che non corrispondeva alla mia interiorità. A 18 anni ho iniziato le mie prime terapie ormonali e da lì è iniziato il mio bellissimo percorso personale, non ricordo neanche più il mio nome originario. Non smetterò mai di ringraziare i miei genitori, i miei due angeli che sono riusciti sempre a farmi sentire al sicuro. Senza di loro non sarei la persona che sono adesso.
Una curiosità che molti tuoi fan hanno: le unghie lunghissime, che ormai fanno parte di te, sono un problema per la tua quotidianità?
Tenerle così è un gran lavoro che va avanti da più di 15 anni. Sono le mie e sono ricoperte da una resina per rinforzarle da mettere ogni settimana. Le terrei anche se non facessi questo lavoro, mi piacciono. Non mi danno problemi nella quotidianità, riesco a farci tutto con estrema naturalezza e manualità che acquisisci con il tempo.
(Credits Foto: per gentile concessione di Elenoire Ferruzzi)