“Per tutte le violenze consumate su di lei,
per tutte le umiliazioni che ha subito,
per il suo corpo che avete sfruttato,
per la sua intelligenza che avete calpestato,
per l’ignoranza in cui l’avete lasciata,
per la libertà che le avete negato,
per la bocca che le avete tappato,
per le sue ali che avete tarpato,
per tutto questo:
in piedi, signori, davanti ad una Donna!”
Parole forti ed attuali, nella loro tragicità, se non che a scriverle sia stato William Shakespeare, più di 400 anni fa. Nel corso di quattro secoli tanto è cambiato in relazione al ruolo della donna nella società, tante battaglie sono state compiute, tante conquiste sono state realizzate, per citarne una su tutte “Il suffragio femminile” ossia “Il diritto di voto alle donne”, una delle più grandi conquiste del Novecento. Sebbene tanto sia stato fatto, poco ancora è stato fatto, per una piena parità di genere.
Secondo i dati dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità):
In tutto il mondo, si stima che circa il 35% delle donne abbia subito violenza, sessuale e non, almeno una volta nella vita.
Nel 38% dei casi di omicidi di donne, il colpevole è il partner.
Le bambine già sposate con un uomo (solitamente molto più grande) ammontano a 22 milioni circa.
Centinaia di milioni di altre bambine sono a rischio matrimonio forzato e/o precoce.
Ogni anno nella sola Africa ci sono 3 milioni di donne e di bambine a rischio FGM (female genital mutilation, mutilazioni genitali femminili).
Dati allarmanti, quelli sulla violenza di genere, che stentano a migliorare, anche nella “civile Europa”.
È necessario un profondo cambiamento culturale.
II femminismo non deve essere solo prerogativa femminile, deve essere inclusivo e non separatista. Femmine si nasce, femministe e femministi si diventa, nel momento in cui si ha il coraggio di alzare la testa e reagire davanti ad ingiustie e soprusi, anche quando sembra che non ci interessino personalmente. La parola chiave è Empatia, sentire ciò che sente l’altro/a, comprendendone i sentimenti e i bisogni fondamentali.
Non possiamo parlare delle battaglie per i diritti umani, civili e sociali delle donne, senza includere l’esperienza delle donne transgender. Se da una parte le donne cisgender sono vittime della misoginia del patriarcato, le donne trans sono ree di aver abbandonato e rinnegato il proprio ruolo di potere ed aver abbracciato il “femminile”.
Per questo pagano il peso sociale della misoginia, della transfobia e della discriminazione pervasiva sociale, culturale ed istituzionale. Citando la scrittrice e giornalista Rebecca West: “Io stessa non sono mai riuscita a capire che cosa significhi con precisione femminismo. So soltanto che mi definiscono femminista tutte le volte che esprimo sentimenti che mi differenziano da uno zerbino”. Una cosa è certa non si può essere femministe e femministi senza essere transfemministe e transfemministi!
Vorrei concludere con due aforismi.
L’uno di un grande scrittore e poeta irlandese, Oscar Wilde, che disse: “Date alle donne occasioni adeguate ed esse saranno capaci di tutto”.
L’altro, di Eleanor Roosevelt, nota oltre che per il suo ruolo di first lady, per il suo strenuo attivismo a difesa dei diritti umani. Che sia di incitamento per tutte noi. “Nessuno può farti sentire inferiore, senza il tuo consenso”.
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L’autrice | Cristina Leo
Cristina Leo è psicologa e sessuologa. Salentina di origine, vive e lavora a Roma. Dal mese di marzo 2017 porta avanti il progetto Amati nel Municipio V di Roma, un gruppo di auto e mutuo aiuto per persone transgender e intersessuali (leggi qui la nostra intervista).