La Redazione
La bicicletta è da sempre simbolo di libertà ma anche di tenacia, sudore e fatica. Forse non tutti immaginano che, invece, il mondo delle due ruote ha rivestito un ruolo centrale in numerose opere cinematografiche, regalando al pubblico scene memorabili. Nella storia del cinema alcune pellicole sono diventate icone intramontabili del grande schermo. D’altronde, soprattutto in Italia e nell’Europa occidentale, il ciclismo è uno degli sport più seguiti con oltre 10 milioni di appassionati e quasi quattro milioni di praticanti, alcuni di essi che si lanciano anche nei pronostici e nelle scommesse sulle corse di ciclismo le quali registrano un discreto interesse, come avviene anche per decine di altre discipline. E così i film, i documentari e le serie Tv restano un ulteriore strumento per godere di questo sport così affascinante. E inoltre l’avvento delle piattaforme di streaming, le possibilità di accedere alle produzioni cinematografiche dedicate al mondo delle due ruote si sono moltiplicate, offrendo un ricco panorama di contenuti a tema.
Commedie
Iniziamo con leggerezza e come non citare il mitico film “Totò al Giro d’Italia” del 1948 diretto da Mario Mattoli. Un film che racconta di un professore che per conquistare il cuore di una donna fa un patto col diavolo per vincere il Giro d’Italia e quindi l’amata. Ovviamente tutto finisce con una grande risata. Nel cast ci fu una partecipazione numerosissima di sportivi dell’epoca, da Coppi e Bartali a Fiorenzo Magni e l’allora campione del Mondo Alberic Schotte, ma anche il pilota Tazio Nuvolari e i discoboli Adolfo Consolini e Beppe Tosi.
Bellissimo è anche “All American Boys”, che nel 1980 vinse il premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale e nello stesso anno il Golden Globe come migliore commedia musicale. Il film, con la regia di Peter Yates, parla di Dave Stoller, un ragazzo della cittadina di Bloomington nell’Indiana appassionato dell’Italia e del ciclismo. Durante una corsa, però, alcuni atleti italiani lo mandano fuori strada perché lui si sta dimostrando superiore. Lui perde la fiducia ma sarà il padre a convincerlo che può vincere.
Documentari
Grande interesse hanno avuto, specialmente negli ultimi anni, i grandi casi del ciclismo e i grandi campioni, tanto che le piattaforme di streaming hanno investito tanto nei documentari su questo sport. Da vedere assolutamente per capire quanto è epico il ciclismo è “A Sunday in Hell – Una domenica all’inferno”, girato dal regista danese Jorgen Leth nel 1976 il quale racconta il clima che si crea attorno alle corse più famose del mondo come la Parigi-Roubaix. Non c’è solo la parte agonistica della gara, ma nel film si raccontano i momenti di tensione, gli allenamenti, l’attesa per l’inizio della gara, oltre a guardare da vicino alcuni dei più grandi ciclisti dell’epoca come Freddy Maertens, Francesco Moser, Roger De Vlaeminck ed Eddy Merckx.
Non si possono poi non citare i documentari che hanno riguardato il caso Lance Armstrong, come “The Program” o “Icarus” su Netflix. Documentari che ripercorrono la vita del ciclista statunitense fino ad un certo punto tra i grandi della storia del ciclismo. Armstrong aveva lotta e vinto contro il cancro e poi vinto sulle due ruote. Ma ad un certo punto è crollato tutto, quando ha ammesso al mondo di aver fatto costante uso del doping.
Serie Tv
Chiudiamo con le Serie e le Miniserie. Innanzitutto restiamo ai campioni di casa nostra e iniziamo da due miti assoluti del ciclismo italiano come Fausto Coppi e Gino Bartali. La Rai ha dedicato, in tempi diversi, due miniserie. Nel 1995 uscì “Il Grande Fausto”, diretto da Alberto Sironi e con Sergio Castellitto nel ruolo del Campionissimo. Nel cast c’erano anche la popolare Ornella Muti, che interpretava la Dama Bianca, Bruno Ganz, nei panni del massaggiatore Biagio Cavanna, e Simon de la Brosse, che interpretava Gino Bartali.
Poi nel 2006 a Pierfrancesco Favino fu chiesto di interpretare il ruolo di protagonista in Gino Bartali, l’Intramontabile. La regia fu di Alberto Negrin, e la miniserie ripercorreva la vita del grande ciclista, non solo dal punto di vista sportivo ma anche delle sue avventure durante la guerra quando, ad esempio, recapitava documenti falsi, nascosti nella canna della bici, per salvare le vite di tante persone. Si stima che grazie ai suoi sforzi riuscì a salvare la vita a più di 800 ebrei.