Il nostro tour tra le mete e i tesori meno noti e turistici del Salento, alla scoperta di una terra sorprendente e inedita, ricchissima di storia e bellezza.
Quando si parla di Salento, la mente vola alla volta delle spiagge incontaminate di Otranto e Porto Cesareo, del barocco leccese e delle notti mondane di Gallipoli e Santa Cesarea Terme, affollate dai clubber provenienti da ogni Paese. L’estremo tacco della Puglia, però, offre anche molto altro. Tra borghi incantevoli dell’entroterra e scrigni ancora poco conosciuti e visitati, dove le bellezze paesaggistiche incontrano la storia, l’archeologia con uno sguardo rivolto al futuro. Il nostro viaggio in Puglia, dopo aver esplorato la gastronomia del territorio, i migliori vini regionali, e dopo aver percorso i sentieri e le rotte del cicloturismo e le Aree Archeologiche più suggestive, continua tra i tesori più inediti del Salento, quelli meno noti e frequentati dalle folle del turismo estivo, alla scoperta di una terra sorprendente e ricca di storia e infinita bellezza.
È l’area grika della Provincia di Lecce: siamo nella Grecìa Salentina, in quell’area della Puglia situata proprio nel cuore del Salento che viene definita ellenofona, poiché ancora oggi si parla il dialetto neo-greco chiamato griko, una lingua che include espressioni del greco moderno e vocaboli neolatini. Il Parlamento italiano ha dato il riconoscimento di minoranza linguistica alla comunità abitante sul territorio dei comuni interessati e in Italia sono solo due le comunità ellofone: la Grecìa Salentina e la Bovesia in Calabria, nel reggino. Ne fanno parte dodici comuni che nel 2001 si sono riuniti nell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina condividendo, così, non solo la cultura e la lingua, ma anche una serie di servizi comprensoriali: sono Calimera, Carpignano, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cutrofiano, Martano, Martignano, Melpignano, Soleto, Sogliano, Sternatia, Zollino.
Negli ultimi anni, la Grecìa Salentina ha beneficiato di una enorme visibilità internazionale grazie alla ormai celebre Notte della Taranta, che si svolge proprio all’interno della Grecìa e si conclude nello splendido piazzale del Convento degli Agostiniani di Melpignano. Sul palco del “concertone”, si alternano numerosi musicisti di fama nazionale ed internazionale e l’evento chiude il seguitissimo festival itinerante di musica popolare salentina.
Uno dei luoghi iconici della Grecìa è il Castello de’ Monti di Corigliano d’Otranto. È stato definito “il più bel monumento militare cinquecentesco in terra d’Otranto”. La sua prima costruzione risale al Medioevo, ma fu poi integralmente ristrutturato nel ‘500. Oggi il “Castello Volante” ospita eventi, mostre e festival, come la Festa del Cinema del Reale, e rappresenta una delle realtà più vive dell’arte e della cultura contemporanea in Puglia.
Meritano di essere esplorate anche la Chiesa di Santa Maria Assunta di Sternatia e la Chiesa Madre intitolata ai Santi Pietro e Paolo di Zollino con il campanile di fine Ottocento, ma la struttura risale in origine al Medioevo.
A Soleto, piccolo centro di origine messapica, sorge la Chiesa di Maria Santissima Assunta, costruita nel 1783, e merita una visita anche la splendida Chiesa delle Anime del SS.Rosario, un piccolo gioiello affrescato del sec. XVII, la cui costruzione è da attribuire all’achitetto Ambrogio Martinelli e al mecenatismo dell’arcivescovo di Otranto Gabriele Adarzo de Santander. Simbolo della cittadina è Guglia Orsara di Raimondello, completata nel 1397 con alcuni rifacimenti successivi, ed alta 45 metri.
Tra le numerose sagre che animano le serate e le notti salentine, imperdibili in un viaggio in Puglia, la più frequentata e considerata la mamma di tutte le sagre locali è la “Festa te lu Mieru” (la “festa del vino” nel dialetto locale), che segna anche la fine dell’estate e si svolge da oltre 40 anni a Carpignano Salentino. Un’ottima occasione per gustare i tipici vini di Puglia, amati ed esportati in tutto il mondo, ma anche per ammirare la Dimora seicentesca di Palazzo Ducale Ghezzi, la Cripta della Madonna delle Grazie, eretta tra i secoli IX e XI, e il Santuario di Santa Maria della Grotta, nella vicina contrada Cacorzo.
Tra tesori subacquei, parchi protetti e piante curative e rarissime, le baie del Salento offrono panorami spettacolari.
Partendo dallo Ionio, a 20 chilometri a sud dalla rinomata Porto Cesareo e poco dopo Torre Squillace e il grazioissimo borgo di Sant’Isidoro, ci si immerge nell’incantevole baia di Porto Selvaggio, tra centinaia di rarità botaniche e gli spettacolari affacci sul mare dell’omonimo Parco Regionale Naturale. Poco a nord, la Baia di Torre Uluzzo è forse il punto più suggestivo del parco nonché dell’intero litorale ionico. La baia è famosa anche per l’importanza delle sue grotte, preziosissimi siti archeologici, come la grotta Cosma, la grotta di Uluzzo e la grotta del Cavallo, la più celebre per via dei reperti rinvenuti che documentano oltre 120mila anni di storia: alcuni infatti risalgono all’epoca dell’uomo di Neanderthal. Arrivarci non è semplicissimo: bisogna parcheggiare nei pressi della Torre, attraversare la pineta e scendere verso il mare, meglio se muniti di scarpe adatte al percorso impervio e scosceso. La fatica sarà compensata dallo splendido panorama, uno dei più belli del Sud Italia. Un itinerario perfetto per chi ama il trekking e il contatto diretto con la natura: la baia, sotto la grotta del Cavallo, è anche una meta storica per chi pratica il naturismo. Procedendo verso sud, incantano le insenature di Santa Caterina e Santa Maria al Bagno. Dopo Gallipoli, la Baia di Punta della Suina, è immersa tra acque cristalline e il verde della rigogliosa pineta. La località è anche una storica meta turistica amata e frequentata dalla comunità Lgbt+ italiana e internazionale.
Proseguendo verso sud, dopo il Parco Regionale Isola di Sant’Andrea – Punta Pizzo, Mancaversa, Torre Suda e Torre San Giovanni si arriva a Pescoluse, una delle spiagge libere più belle: siamo nelle celebri Maldive del Salento. A quattro chilometri da Leuca, estremo sud del tacco d’Italia dove le onde del Mar Ionio si infrangono sull’Adriatico, il Ciolo è un’insenatura spettacolare perfetta per chi ama le immersioni e i tuffi mozzafiato.
Sull’Adriatico, invece, ad Otranto la costa è alta e disegnata da baie incantevoli, grotte, fiordi, anfratti. Tra tutti, incantano i Faraglioni di Sant’Andrea. Verso nord, incantano gli scorci della Baia dei Turchi, di Porto Badisco, Roca, Torre dell’Orso e l’incantevole litorale degli Alimini, sormontato da pini maestosi e macchia mediterranea. A sud, vale la pena perdersi tra le marine dal mare color smeraldo di Tricase Porto, Castro, Porto Miggiano e Santa Cesarea, rinomata stazione termale dal 1899 con numerose sorgenti di acqua sulfurea.
Da non perdere, tra Otranto e Porto Badisco, è il Faro di Punta Palascia, il luogo più a est dell’Italia che rappresenta un punto di rara bellezza naturalistica: dalla terrazza del Faro, luogo intimo e magico recentemente ristrutturato e tutelato dalla Commissione Europea, si può godere di un panorama spettacolare, costituito dal faro che spicca in mezzo alle rocce e sovrasta l’infinita distesa cristallina del mare.
Sulle coste del centro salentino di Castro sorge una delle grotte più suggestive del mondo. La Zinzulusa è stata scoperta nel 1793 dal vescovo locale Antonio Francesco del Duca, ma è stata esplorata dopo gli anni Cinquanta per studiarne le origini e la conformazione. Nata da un fenomeno carsico risalente al periodo preistorico, la grotta è caratteristica per via delle sue curiose forme create dall’erosione. La grotta è lunga 160 metri ed è costituita da tre parti. La prima è la Conca, una caverna con base ellittica che si apre verso il tratto più lungo della Zinzulusa, detto Corridoio delle Meraviglie. Lungo il corridoio si trova un altro laghetto, chiamato Trabocchetto che porta al secondo tratto: la Cripta (conosciuta anche come Duomo), una caverna di dimensioni ridotte e ricca di colonne calcaree. Infine si raggiunge il Cocito, un piccolo bacino chiuso che si è così trasformato in un sistema ipogeo subacqueo.
Una curiosità riguarda il nome, che deriva dal dialetto popolare salentino dove gli zinzuli sono gli stracci. La leggenda vede nelle numerose stalattiti e stalagmiti proprio le sembianze di stracci di un abito logoro.
Il Parco di Rauccio da pochi anni ha alzato il sipario su una natura vivace e rigogliosa. L’ultimo esempio del grande sistema di boschi ed acquitrini che in passato si estendeva lungo la costa tra Brindisi e Lecce. Il parco attraversa e include le marine di Lecce, da Torre Chianca a Casalabate, piccoli villaggi dalle spiagge di sabbia chiara e acqua cristallina. Dalla Specchia della Milogna, alla fitta lecceta fino al breve corso del bacino dell’Idume, il Parco di Rauccio è caratterizzato da stagni retrodunali e da un ricco sottobosco dove prosperano il lentisco, il mirto e il caprifoglio mediterraneo. Lontano dal Salento più turistico e affollato, merita di essere esplorato nelle tiepide giornate di primavera o d’autunno, o rinfrescate dal caldo estivo mitigato dal vento di Tramontana.
Oltre l’incanto della bianca pietra leccese, della ceramica e della cartapesta, esiste un’altra grande e antica tradizione salentina, che affonda le sue radici nel passato e che ancora oggi regala un vero e proprio sogno ad occhi aperti. Le Luminarie salentine, oggi, sono esportate in tutto il mondo. Non solo il simbolo delle tipiche sagre pugliesi e feste patronali, come la celebre Festa di Sant’Oronzo a Lecce (dal 24 al 26 agosto): le luminarie da anni sono icone della puglia nel mondo, ma anche elementi scenografici adottati dai più celebri marchi della moda internazionale. Si possono ammirare in ogni festa o sagra salentina. La più famosa di queste è indubbiamente quella di Santa Domenica a Scorrano, che richiama gli abitanti del posto e moltissimi visitatori provenienti da tutta Italia e dal mondo. Dal 5 luglio di ogni anno, in questi giorni di festa è possibile assistere a dei veri e propri trionfi di luce, capolavori di light design realizzati grazie all’abilità dei maestri paratori. La bellezza unisce sacro e profano in un vero e proprio festival internazionale di luce e fuochi.
Proprio dalla collaborazione tra Don Gerardo e il Laboratorio 167/B street, che da più di 10 anni si occupa di ricerca e sperimentazione dell’arte urbana, e grazie alla partecipazione attiva della comunità locale, nel 2007 è nato il progetto 167 Art Project. Così, il quartiere è rinato grazie alle splendide e monumentali opere di artisti urbani come Mantra, Millo, Artez, Julieta XLF, Bifido, Chekos’art, Dimitris Taxis, Sabotaje Al Montaje. L’arte contemporanea si è trasformata in un potente strumento di comunicazione e coesione sociale, innescando una necessaria operazione di riqualificazione urbana, tra le migliori e più interessanti degli ultimi anni.
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A circa 15 chilometri dalla citta di Lecce, Acaya, frazione di Vernole, è oggi l’unico esempio di città fortificata del Meridione d’Italia, uscita indenne dai secoli e dalle guerre mantenendo il suo aspetto seicentesco, ed avente un’impronta tipicamente rinascimentale nello stile. Splendido è il Castello, che mostra un robusto cordone di pietra e due grandi torrioni coronati in cima con archetti e bacchettelli. Acaya oggi è un piccolissimo borgo abitato da circa cinquecento abitanti, ma dalla storia importante. In passato l’antico borgo prendeva il nome di Segine, in epoca medievale, ed entrò a far parte della Contea di Lecce nel XII secolo. Donato dagli Angioini al Convento di San Giovanni Evangelista di Lecce, fu concesso in feudo nel 1294 da Carlo II d’Angiò a Gervasio dell’Acaya. Gli Acaya tennero il feudo per tre secoli. Il nome fu cambiato proprio per volere di Gian Giacomo dell’Acaya nel 1535 che si impegnò nella completa fortificazione del borgo, costruendovi la cinta muraria, il fossato, bastioni, baluardi, diventando così una vera e propria città fortificata. Il castello rimase disabitato per molti anni e divenne nel Settecento facile preda dei Saraceni, che lo devastarono ma, fortunatamente, non lo distrussero. Oggi è sede di mostre, festival ed eventi e merita di essere scoperto, come il suo piccolo e prezioso borgo.
8 | Il Parco Archeologico Rudiae
Alle porte di Lecce, la città di Rudiae fu un importante centro messapico. Il Parco Archeologico Rudiae, aperto al pubblico dal 2018, è oggi uno dei siti più importanti dell’intera penisola salentina e della Puglia. L’insediamento risale al VII sec. a.C. fino alla tarda età romana. Il parco è inserito nel suggestivo paesaggio rurale della Valle della Cupa (lungo la strada tra Lecce e San Pietro in Lama) e in mezzo agli ulivi secolari oggi domina l’anfiteatro romano, portato alla luce durante gli scavi avviati nel 2011. In quel paesaggio di pietra nacque il padre della letteratura latina, Quinto Ennio (239-169 a.C.).
Tra le campagne di Guagnano, c’è l’universo di un artista noto come la Libellula del Sud, un uomo eclettico ed esplosivo: Vincent Brunetti ha costruito qui il suo eremo, un luogo silenzioso, fatto di serenità, lontano dal caos cittadino e dagli affanni, in cui ritrovare se stessi. L’eremo di Vincent si raggiunge con un apposito percorso cicloturistico, ben segnalato in prossimità del passaggio al livello del paese. Da tempo, la casa – eremo di Vincent è divenuto un punto di culto per gli intenditori d’arte, ma anche solo per i semplici appassionati. È costruito in toto con materiale di recupero, tra piastrelle coloratissime, busti di personaggi storici, mosaici, ma anche peluches e ninnoli insoliti. Più che una casa-museo è un luogo di catarsi collettiva, ma anche con un luogo in cui tutti possono esprimersi in piena libertà.
La Cava di Bauxite a Otranto è tra i grandi tesori naturalistici del Salento. Luogo scenografico e magico, la Cava sorge nell’entroterra, nei pressi del famoso faro di Punta Palascia. La presenza di Bauxite nella zona è stata scoperta intorno al 1940 e qui si è sviluppata l’azione estrattiva fino al 1976. Per molti anni, la cava ha costituito una voce importantissima dell’economia locale: la bauxite, infatti, è una roccia sedimentaria utilizzata per la produzione di alluminio. Oggi, dove sorge la cava dismessa, vive un piccolo ecosistema lacustre, un incantevole laghetto dalle acque color verde smeraldo che contrastano con le pareti rocciose, di un rosso intenso e brillante. Per raggiungerla in automobile, si deve percorrere la strada che da Otranto conduce a Santa Cesarea Terme, entrando ad Otranto dall’ultimo incrocio e svoltando immediatamente sulla destra. Lo spettacolo per gli occhi è assolutamente garantito.
Tra luoghi autentici e straordinari, paradisi naturali e gioielli d’arte, il Salento custodisce una gastronomia ricchissima di storia e sapori. Piatto iconico del Salento sono le faveneddhe e cicureddhe: fave in purea con cicorie condite. Il tutto forma l’equivalente di una minestra: insieme nel piatto, trionfa il contrasto tra la fibra della verdura e la crema delle fave. In ogni rosticceria, festa o sagra non può mancare il celeberrimo Rustico, un disco di fragrante pasta sfoglia che racchiude un morbido ripieno di besciamella, pomodoro e mozzarella. Antesignana del più moderno street food, la Puccia salentina è un panino tipico, tondo e liscio, variamente imbottito. Ciceri e Tria è invece uno dei piatti della tradizione più antica, con tagliatelle, ceci e “friuzzuli”, cioè della pasta fritta posta essa stessa sopra la pietanza. Nella ricca e rinomata pasticceria salentina, il Pasticciotto leccese è l’ambasciatore del Salento, una delizia immancabile in ogni colazione salentina. I purceddhruzzi (purcidduzzi) sono invece uno dei dolci natalizi di origine pugliese tra i più amati. Immancabili su ogni tavola, i vini di Puglia raccontano una storia di eccellenza. Grazie alla sua indiscussa qualità, il vino rosso pugliese è esportato e amato in tutto il mondo. Tra i vitigni a bacca bianca, dai vigneti del Salento nascono la Malvasia bianca, il Verdeca, il Fiano e lo Chardonnay. Tra quelli a bacca rossa, trionfa sulle tavole di Puglia l’iconico Negroamaro (autoctono per eccellenza della zona), ma anche il Primitivo e il Susumaniello (a bacca nera). Non resta che partire.
Di Mauro Orrico
Foto: Antonio Leo, Mauro Orrico