Israele ha rotto la tregua nella Striscia di Gaza: da martedì sono almeno 600 i morti civili, molti dei quali sono bambini. I raid sono continuati anche nelle ultime ore. Per Medici Senza Frontiere, «è come i primi giorni di guerra e da due settimane non entrano più aiuti».
La Redazione
L’esercito israeliano ha ricominciato a bombardare la Striscia di Gaza martedì violando il cessate il fuoco con Hamas in vigore da gennaio. Nei vari attacchi di terra da nord a sud, ha condotto bombardamenti che hanno ucciso in meno di cinque giorni più di 600 persone. I bombardamenti aerei di giovedì hanno distrutto undici edifici residenziali nelle città di Khan Yunis e Rafah, nel sud del territorio, e di Beit Lahia, nel nord. Molte delle persone uccise erano civili che dormivano nelle proprie case.
Dall’inizio del conflitto sono almeno 61.700 le vittime palestinesi, oltre la metà delle quali bambini e minorenni, e 1.139 i morti israeliani, uccisi nell’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023
L’emergenza umanitaria
Le autorità sanitarie di Gaza riportano che gli ospedali sono al collasso, con le morgue sature e una crescente crisi umanitaria. Le infrastrutture civili, comprese scuole e ospedali, sono state gravemente danneggiate. Questo drammatico sviluppo segna un ulteriore deterioramento della situazione nella regione, sollevando timori per una nuova escalation del conflitto e per le già disastrose condizioni umanitarie nella Striscia di Gaza.
Per Al Mawasi Claire Nicolet, coordinatore emergenze di Medici Senza Frontiere, «è come i primi giorni di guerra, con la differenza che la popolazione ha sulle spalle 17 mesi di bombardamenti e da due settimane non entrano più aiuti».
Giorgio Monti, coordinatore medico di Emergency a Gaza, ha dichiarato al Corriere della Sera: «Prima della tregua esisteva la procedura di deconfliction, per cui operando nella cosiddetta “area umanitaria” e comunicando alle forze armate i propri spostamenti si aveva la garanzia di potersi muovere in sicurezza, con la tregua queste misure sono decadute, e non è chiaro in questo nuovo scenario se e in che modo verranno ristabilite».
Le proteste in Israele
In Israele migliaia di persone hanno protestato in questi giorni contro il primo ministro Benjamin Netanyahu, con strade bloccate e scontri tra manifestanti e polizia che hanno portato ad almeno 12 arresti. I manifestanti accusano Netanyahu di continuare la guerra per ragioni di opportunità politica e di mettere in pericolo la vita degli ostaggi ancora vivi.