Nel 2024 il Pil spagnolo è cresciuto del 3,2% e nel 2025 crescerà del 2,3%, il quadruplo della media dell’Ue, mentre l’Italia è ferma al +0,5%. Tra i motivi, il boom del turismo e le politiche sociali del governo Sánchez.

Di Mauro Orrico

Nel 2025 la crescita economica media dell’Ue sarà dell’1%, ma tra i vari Paesi i dati sono molto differenti. La crescita dell’Italia si conferma inferiore alla media europea: sarà appena dello 0,7-0,8%, in netto calo rispetto alle previsioni iniziali del +1%. Al contrario, vola la Spagna con il suo +2,3% previsto, dopo il clamoroso +3,2% del 2024. Il Pil francese è stimato all’1,1% nel 2025, mentre la Germania, dopo la recessione, dovrebbe registrare una modesta crescita. Le stime sono del Fondo Monetario Internazionale.

Anche quest’anno, dunque, la Spagna guidata dal governo socialista di Pedro Sánchez si distingue come il Paese con la maggiore crescita economica. L’enorme spinta non è dovuta solo alla netta crescita del turismo, con i 94 milioni di stranieri che hanno visitato nel 2024 il Paese, un record che ha permesso di rilanciare l’occupazione, portando la disoccupazione al livello più basso dal 2008. Il boom spagnolo è dovuto anche e soprattutto al successo delle politiche sociali adottate dall’esecutivo come l’aumento della spesa pubblica per i servizi e l’integrazione progressiva dei migranti nella forza lavoro. Il governo spagnolo ha introdotto misure per aiutare le famiglie più povere, aumentando il salario minimo e introducendo il reddito di solidarietà.
Da diversi anni, inoltre, il governo spagnolo, che ormai da tempo è controllato dal centrosinistra, sta investendo nella produzione di energia da fonti rinnovabili e oggi è il paese europeo con l’infrastruttura più sviluppata dopo la Germania. Nel 2024 le fonti rinnovabili hanno generato il 57,7% dell’elettricità consumata dal paese, contro il 48% della media europea.

Fra le ragioni del successo citate dai commentatori e dagli economisti c’è anche una riforma del mercato del lavoro approvata nel 2022 che disincentiva il ricorso ai contratti precari o a tempo determinato garantendo sussidi e incentivi alle aziende, e un generale approccio di apertura all’immigrazione. Dal 2019 sono arrivati in Spagna circa 1,2 milioni di lavoratori stranieri, soprattutto dal Sudamerica, che stanno compensando l’invecchiamento della popolazione e il collasso del mercato del lavoro.

Le politiche economiche, sociali e civili di Sànchez sono l’esatto opposto di quelle conservatrici adottate dal governo Meloni. L’Italia paga la riduzione delle spese legate al PNRR, che ha smorzato l’impulso economico, ma anche il forte aumento dei prezzi dei beni di prima necessità e dell’energia che nel 2025 subiranno ulteriori crescite, con il relativo calo del potere d’acquisto delle famiglie italiane.

Foto copertina © dal profilo Facebook di Pedro Sànchez