Il disastro di Valencia: i morti accertati sono almeno 222, ma i dispersi sono ancora “imprecisati”. Nel centro commerciale di Aldaia, non sono stati trovati corpi, ma si continua a cercare. Contestati al loro arrivo il re Felipe e il premier Sanchez.
La Redazione
A quasi una settimana dalla Dana, l’alluvione che ha colpito Valencia lo scorso mercoledì, il bilancio di morti e dispersi è ancora provvisorio ma si aggrava di ora in ora: i morti accertati sono 222, ma il numero di quanti sono irreperibili è ancora altissimo, si parla di almeno mille dispersi. Nel parcheggio sotterraneo del centro commerciale Bonaire, ad Aldaia, uno dei più grandi di Valencia, da sabato si cercano i sopravvissuti ad una delle più terribili catastrofi naturali della storia d’Europa: i sommozzatori cercano di individuare le auto e i corpi sommersi ancora da tre metri d’acqua e fango, ma finora non sono stati trovati cadaveri. Le operazioni richiederanno tempo, difficile calcolare quanto.
Il governo spagnolo ha fatto sapere che sono 3.633 i soldati dispiegati nella zona.
Il re Felipe e la regina Letizia si sono recati nelle zone alluvionate accompagnati dal premier Pedro Sánchez. Il sovrano è stato duramente contestato dalla folla a Valencia: le persone hanno lanciato del fango e urlato “assassini”. Sanchez è stato invece colpito da un bastone: l’aggressione è stata rivendicata dall’estrema destra di Vox.
L’allarme in Spagna per il maltempo, intanto, non si placa. L’Agenzia Meteorologica Spagnola (Aemet) ha alzato il livello di allerta rossa per la provincia di Almeria e si teme che possa arrivare anche a Barcellona. L’allerta è arancione sul litorale della provincia di Valencia, sulla costa e nell’entroterra settentrionale di Castellón.
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Gli effetti del Climate Change
Gli esperti così spiegano il drammatico alluvione di Valencia: il Mediterraneo si sta riscaldando velocemente, portando a un aumento dell’evaporazione e del vapore acqueo nell’atmosfera, che, combinati con l’aria calda e umida, danno vita a temporali violenti. Con il cambiamento climatico, l’anticiclone africano sta sostituendo sempre più spesso quello delle Azzorre, fornendo una maggiore energia all’atmosfera che si scarica con fenomeni estremi. Ciò rende le piogge meno frequenti ma più intense, con rovesciamenti devastanti per le zone colpite.
Foto copertina © C. Dahlstrom – Unsplash