Carnevale è un rito popolare molto diffuso in Campania. Protagoniste sono le anziane del paese e i “femminielli”, con i cantori di tammurriata. Un rito antichissimo che ha radici nei saturnali romani e nei riti di fertilità della terra e della vita.
Le anziane signore vestite di nero urlano, si disperano, a tratti ridono. Piangono il morto, lo dileggiano, ne esaltano le doti sessuali. Non sono sole, accanto vi sono persone con vestiti sgargianti, esagerati, anch’esse piangono e raccontano alla vedova quanto era bello andare a letto con il marito, che non potranno mai dimenticare le sue doti sessuali, sono femminielli e cantori di tammorre. La morte del Carnevale è un rito molto diffuso in Campania, un rito popolare che avviene in molti paesi da Pomigliano d’Arco fino all’Agro Nocerino. È una festa di paese che avviene nelle corti, quelle più popolari. Spesso si monta un piccolo palco dove si posiziona la bara con un pupazzo, quello del Carnevale, spesso chiamato Vincenzo. Attorno siedono signore, spesso le anziane del paese, eredi delle ultime lamentarici dei funerali di un tempo e i femminielli, di cui uno fa la parte della vedova. Tutto attorno al palco, esclusi i periodi di covid, tradizionalmente si riunisce il popolo, con figli a seguito. In un primo momento le signore e i femminielli fanno le condoglianze alla vedova, le ricordano come il marito abbia “fatto divertire”, grazie alle sue doti amatorie ed erotiche, un po’ tutto il paese. Il rito prevede un repertorio antico di battute ad alto tasso di erotismo. Il tutto però viene fatto in modo popolare e coinvolgendo nel rito le famiglie e i più piccoli.
Il funerale del Carnevale o la morte del Carnevale in Campania racchiude in sé radici molto antiche come la tradizione antichissima del Carnevale, legata ai saturnali romani, al passare delle stagioni, ai riti di fertilità della terra e della vita. Riti che non temevano il confronto con l’erotismo. Ma in Campania a questo rito partecipano altre due culture, quella dei femminielli e quella dei cantori di tammurriata. Questi ultimi sono una tradizione musicale antichissima, che mescola la voce, il suono della tammorra e il ballo. Un vero e proprio linguaggio che un tempo veniva usato per riti religiosi, corteggiare, sfidarsi, ma anche prendersi in giro. Una cultura musicale che, per fortuna, negli ultimi decenni ha vissuto una profonda rinascita.
L’altra cultura, quella dei femminielli, è un mondo sicuramente molto antico e ancora vivo nella cultura campana, soprattutto nel napoletano, nell’Agro Nocerino e nella zona di Pomigliano d’Arco. Comprendere fino in fondo il mondo dei femminielli non è semplice, ma vi sono alcuni punti fermi. Anticamente erano persone che possedevano una dualità, con tratti sia femminili che maschili; inoltre, avevano un ruolo codificato nella cultura cattolica napoletana che permetteva loro di avere un ruolo importante nella società popolare. Non erano omosessuali che si nascondevano, ma persone libere di vivere la propria identità, pur all’interno di ruoli predefiniti. Come ad esempio essere cantori di tammorre, fare la tombola scostumata e partecipare ad alcuni pellegrinaggi in centri legati alla figura della Madonna. Erano e sono figure rispettate nei vicoli dei quartieri popolari di un tempo e anche nelle odierne case popolari.
Certamente la loro vita non era sempre facile, alcuni di loro, oltre che a cantare nei matrimoni od organizzare la tombola, si prostituivano anche. Ma sicuramente, al contrario di altre regioni italiane, in Campania avevano un ruolo codificato, tanto da essere ammessi per particolari riti dedicati alla Madonna, anche in chiesa. Cosa che avviene ancora oggi, per esempio per la Candelora, presso il santuario di Montevergine o per la Madonna delle Galline a Pagani.
I riti del mondo dei femminielli sono legati ai cicli delle stagioni e della vita. I più famosi sono il Matrimonio dei Femminielli, che vengono ancora organizzati soprattutto a Torre Annunziata, Pagani e Sarno. Si tratta di un finto matrimonio, con tanto di carrozza che gira per tutto il paese e grande pranzo con tammorre, cantori, ma anche musica neomelodica. Sono feste a cui partecipano moltissime persone, femminielli e non. Si tratta di un rito legato alla primavera. Dopo il matrimonio, nella società tradizionale si fanno i figli, così anche i femminielli fanno la figliata. Un rito più nascosto, a cui il popolo può assistere solamente dalla strada, di fatto ascolta le voci che escono dalle finestre, per poi a parto finito, poter vedere il nascituro, una bambola.
Natale è il periodo più florido per la cosiddetta tombola scostumata, dove ogni numero è abbinato a organi e prodezze sessuali. Con il nuovo anno, a febbraio vi è il pellegrinaggio più importante, tra i sette che tradizionalmente i femminielli fanno nei santuari dedicati alla Madonna, quello di Montevergine. Oltre ai cantori delle varie paranze di tammmorra, la chiesa permette anche alla paranza dei cantori femminielli di poter entrare. Di solito il cantore che officia il rito per i femminielli è Marcello Colasurdo, grande artista ed ex operaio della Fiat di Pomigliano d’Arco. Cantore leggendario, Colasurdo vive nelle case popolari di Pomigliano d’Arco e ha portato la sua musica in tantissimi Paesi in giro per il mondo.
A marzo invece, vi è il funerale del Carnevale, in cui muore l’inverno per lasciare spazio alla primavera. Rito che si porta avanti in tanti paesi italiani e del mondo, ma che qui si mischia con la ritualità dei femminielli.
Molto si è discusso sulle origini di questa cultura che rischiava di scomparire con l’affermazione dei diritti lgbt e con il venire meno dell’esigenza di codificare la propria sessualità in un ruolo che fosse considerato accettabile dalla società. Pur non essendoci prove sicure, alcuni studiosi e molti femminielli stessi fanno notare come vi siano analogie con alcuni riti pagani greco romani. Per esempio i riti legati alla Madonna, la mamma Schiavona, che i femminielli legano di fatto alla fertilità della terra, ma anche della vita e quindi anche all’erotismo, ricorda parecchio alcuni culti legati alla Dea Madre, a cui alcune fonti antiche attribuiscono sacerdoti che si auto eviravano. Così anche le statue delle mater matutae di Capua, che di fatto sono iconograficamente uguali alla Madonna, ma invece di avere un Bambin Gesù, hanno tantissimi figli tra le braccia, per dimostrare la loro fertilità: sembrano ricordare come anticamente la Dea Madre fosse legata alla fertilità e a riti che comprendevano anche l’erotismo. Si può ragionare solamente per analogie e suggestioni, ma alcune di esse sembrano suggerire che forse i femminielli abbiano trovato un modus vivendi per traghettare questi antichi riti pagani nel mondo cristiano.
Per fortuna, come la cultura della tammurriata con i suoi riti, anche i femminielli sono riusciti a trovare un nuovo ruolo in una società in cui i diritti Lgbtq sono ormai diritti riconosciuti in molti Paesi democratici. In una società libera in cui non c’è più l’esigenza di rispettare rigidi ruoli per sopravvivere, sono stati il fascino della loro cultura, la riscoperta dei riti e delle feste popolari, nonché la cinematografia e il teatro, che hanno permesso a questa antica cultura di mutar pelle nuovamente e trovare un nuovo ruolo nella società.
Foto: Luca Fortis. Le foto sono state scattate in vari paesi della Campania per alcuni anni, in occasione della realizzazione di un progetto giornalistico di Luca Fortis e di un documentario di Andrea Fortis.