Il Parlamento Ue ha approvato la nuova Commissione von der Leyen con il più basso livello di sostegno della storia (i sì sono stati 370, ma a luglio erano 401). A favore hanno votato Pd, Fdi e Fi.

La Redazione

La plenaria di Strasburgo ha approvato mercoledì la nuova Commissione europea guidata da Ursula von der Leyen, con 370 voti favorevoli, 282 contrari e 36 astensioni. A luglio la presidente era stata rieletta in aula con con 401 voti a favore, 284 contrari, 15 astensioni e 7 voti nulli. Si tratta del livello di sostegno più basso della storia dell’Unione Europea. Della maggioranza Ursula, molti dei Verdi si sono schierati contro, mentre tra i Socialisti (favorevoli per la maggior parte) alcuni si sono astenuti e altri hanno votato contro dopo le polemiche legate alla nomina di Raffaele Fitto e le accuse di svolta a destra alla Commissione.
Tra i partiti italiani, hanno votato a favore Pd, FdI (che a luglio aveva votato contro) e Forza Italia. Hanno bocciato la Commissione il M5s, AvS e la Lega.
Nel suo discorso Von der Leyen ha riconosciuto le tensioni che aleggiano nell’emiciclo e ha incoraggiato tutti i partiti pro-europei ad andare avanti e a lavorare insieme.

I nuovi commissari entreranno in carica il primo dicembre.

La foto della Commissione Ue, pubblicata su X da Von der Leyen

La Commissione

Il sostegno all’Ucraina, la difesa, la gestione della migrazione, l’allargamento, l’azione per il clima, la riforma del bilancio e lo Stato di diritto saranno tra le priorità principali della sua squadra, che sarà plasmata da una svolta a destra in tutto il blocco.
Tra i nomi più divisivi della nuova Commissione c’è Raffaele Fitto, uno dei vicepresidenti dell’esecutivo, criticato da Verdi, Socialisti e Democratici (S&D) e dai liberali di Renew Europe, perché membro del partito di Giorgia Meloni.
I socialisti e i liberali si sono opposti con forza a Olivér Várhelyi (Salute e benessere degli animali) per il suo stretto legame con l’ungherese Viktor Orbán. Il Partito Popolare Europeo (Ppe) di centro-destra, invece, ha condotto una feroce campagna contro Teresa Ribera accusandola di essere responsabile della risposta alle alluvioni di Valencia. La ministra socialista del governno spagnolo di Pedro Sánchez ha reagito sostenendo che la gestione dei disastri naturali è prima di tutto compito del governo regionale, che a Valencia è sotto il controllo del Pp.