Era la notte tra il 27 e il 28 giugno 1969. La polizia irrompeva improvvisamente a “Stonewall Inn“, un bar gay in Christopher Street nel Greenwich Village di New York. Le incursioni degli agenti erano la normalità per le persone lgbti di quegli anni, tra soprusi, violenze e minacce quotidiane. Ma quella notte la reazione dei clienti cambiò per sempre la storia e il rapporto tra le persone omosessuali e il resto del mondo. Sull’inizio della rivolta, storia e leggenda si intrecciano. Tutto sarebbe partito dalla scarpa col tacco numero 45 di Sylvia Rivera (o da una bottiglia) scagliata con rabbia verso la polizia. Al grido di “Gay Power!” urlato contro le guardie, si unirono anche gli altri presenti. I policemen furono colti di sorpresa: non era mai successo che i faggots si ribellassero contro una retata. Fu quello il primo episodio di una serie di violenti scontri fra gruppi di persone lgbti e la polizia a New York.
Erano i cosiddetti moti di Stonewall, una rivolta che ha restituito la dignità a tutti quelli che fino a quel momento si erano nascosti e avevano subito insulti, retate, persecuzioni. Sylvia Rivera – che è morta nel 2002 – è stata la donna transgender diventata poi simbolo del movimento gay americano e mondiale. Quella notte di giugno vennero coinvolte più di 2.000 persone contro 400 poliziotti. 13 furono i manifestanti arrestati e tantissimi ragazzi vennero picchiati solo perché “effemminati”. La protesta durò tre giorni. I militanti e attivisti protestavano con volantini e intonando “Via la mafia e gli sbirri dai bar gay”.
L’impatto fu enorme e dai quei moti nacque il Gay Liberation Front (GLF), il primo movimento di liberazione autodefinitosi “gay” e non più “omofilo” come era chiamato inizialmente. Nei giorni e nei mesi successivi nacquero associazioni gay in tutto il mondo dal Canada all’Australia fino all’Europa. In Italia, il primo movimento arrivò solo tre anni dopo, nel 1971. Da quel 29 giugno 1969 di 51 anni fa, ogni anno in tutti i paesi democratici si celebrano le giornate del Gay Pride. Quella che per molti è quindi una festa o, per i più conservatori, un volgare carnevale, in realtà è la celebrazione di una rivolta che ha cambiato per sempre la vita e restituito la dignità a milioni di persone nel mondo.