L’accordo tra il governo Sànchez e i sindacati prevede 37 ore e mezzo a settimana dalle attuali 40, a parità di salario. La ministra Díaz: «Il tempo personale è un diritto, non un lusso».

Di Marta Foresi

Mentre in Italia aumentano le persone in condizioni di povertà assoluta pur lavorando, la Spagna fa un altro piccolo passo verso l’introduzione della settimana corta. Il governo di Pedro Sánchez e i due maggiori sindacati del Paese – Ugt e Ccoo – hanno raggiunto un accordo per accorciare l’orario lavorativo da 40 a 37,5 ore settimanali a parità di retribuzione. L’accordo prevede multe piuttosto salate per le aziende che non si conformano alle nuove regole sull’orario di lavoro. Le sanzioni a carico delle imprese, scrive Reuters, supereranno i 10mila euro per ogni lavoratore a cui non sarà adeguato il contratto. L’accordo riguarderebbe circa 12 milioni di lavoratori e dovrebbe entrare in vigore nel 2026.

Il governo ha spiegato che misure simili adottate in altri Paesi hanno già prodotto risultati positivi: chi lavora meno ore ha più tempo da dedicare alla vita privata, migliorando così anche la produttività. L’impatto è positivo anche per l’ambiente, grazie al risparmio energetico.

Foto credits ©️ dal profilo Facebook di Yolanda Dìaz

A guidare le politiche dell’esecutivo spagnolo in tema di lavoro è Yolanda Díaz, diventata un punto di riferimento per i partiti progressisti di tutta Europa, che ha così presentato la futura legge: «Il tempo personale è un diritto, non un lusso».
Da quando ha assunto la carica di ministra del Lavoro, la leader di Sumar ha inaugurato una nuova stagione di diritti per i lavoratori, alzando il salario minimo legale e rendendo la Spagna il primo Paese europeo ad approvare una legge che riconosce a tutti i rider lo status di dipendenti. Più di recente, Díaz ha rimesso mano allo Statuto di Lavoratori per introdurre il «congedo climatico», ossia la possibilità per i dipendenti di usufruire di un permesso retribuito fino a quattro giorni in caso di emergenza meteo.

La novità, che deve ancora essere approvata in via definitiva dal parlamento, si scontra con la posizione delle imprese. Secondo Ceoe, la principale associazione spagnola dei datori di lavoro, la riduzione della settimana lavorativa non dovrebbe essere imposta per legge ma incentivata dalle singole aziende attraverso contrattazioni con i dipendenti.

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