Giovanni Pulice, siciliano , classe 1991. Il suo sguardo giovane e fresco si concentra sulla sua terra e sui suoi fatti di cronaca. Giovanni li vuole raccontare a modo suo, attraverso un filtro, quello dell’obiettivo fotografico,  una passione nata 5 anni fa. Nel 2014 si diploma in Fotografia presso lo IED di Roma e per il suo progetto di tesi sceglie un tema forte, scomodo e coraggioso al contempo. Sceglie di raccontare per immagini il dramma dell’immigrazione, l’esodo dei clandestini, la vita nei campi, il quotidiano che si intreccia con la speranza verso un futuro incerto. Un tema che a distanza di un anno è ancora fortemente attuale: le immagini del progetto “L’altra riva” potrebbero essere state scattate due giorni fa o stamattina. Nulla è cambiato, tutto è rimasto congelato. Come il racconto di Giovanni.

RitrattoIl 3 Ottobre scorso a largo di Lampedusa affonda l’ennesimo barcone dove muoiono più di 300 persone. Decido così di partire 5 giorni dopo la tragedia per poter vedere con i miei occhi ciò che ininterrottamente giornali e telegiornali ci mostravano prepotentemente. Una volta arrivato, la disperazione era palpabile nell’aria. Il silenzio di quei luoghi era interrotto solo dagli aerei che trasportavano i parenti delle vittime costretti a file interminabili fuori dalla caserma di polizia per effettuare il riconoscimento dei loro cari.  Ciò che mi ha spinto ad andare avanti sono state le motivazioni che portavano queste persone a rischiare la propria vita, a lasciare la propria terra e i propri affetti. Il mio progetto affronta quindi tutti gli step che gli immigrati del nostro paese devono affrontare. Costretti a viaggiare in barconi carichi e dissestati, arrivano sulle coste dell’isola di Lampedusa dove ricevono i primi soccorsi. Per quelli che non riescono ad evadere la sorveglianza e scappare, ci sono interminabili controlli che terminano con l’entrata nei centri di identificazione ed espulsione presenti in tutto il territorio. Per il gran numero che invece riesce a fuggire ci sono altri ostacoli da affrontare come quello di riuscire a trovare un posto dove dormire, mangiare e i soldi per poter raggiungere la città desiderata. Durante tutto il mio percorso ho visto e ascoltato storie pazzesche, di uomini molto più coraggiosi di quello che possiamo immaginare, spinti solo dalla disperazione e dalla voglia di riscattarsi.

Perché hai scelto questo tema e quanto, viste le tue origine, lo hai sentito “tuo”?
Sono originario di Gioia Tauro, uno dei paesi della piana che fino a qualche anno fa aveva uno dei più alti numero di migranti “lavoratori in nero”  del sud Italia. Mi sono sentito da subito partecipe di questa realtà. Ho iniziato a sviluppare questo lavoro con le immagini per cercare di interpretare attraverso il mio sguardo una situazione di forte disagio sociale.

Perché la scelta del bianco e nero ?
Ho iniziato a fotografare utilizzando questa tecnica da subito poiché riuscivo ad esprimere davvero le sensazioni ed emozioni che provavo. Usare il bianco e nero per me ,vuol dire mettere sullo stesso piano visivo tutto ciò che sto riproducendo, senza mettere in risalto uno o più elementi, ma dando a tutti lo stesso valore e significato.

Come ti sei integrato nel campo che hai visitato? Come ti hanno accolto le persone che hai immortalato?
Nel corso degli anni di campi ne ho visitati a decine situati dal centro al sud Italia. Durante il periodo di tempo passato a contatto con queste persone ho cercato di instaurare con loro un rapporto di fiducia partendo da una base di conoscenza reciproca. È stato un semplice scambio: mentre mi facevo conoscere riuscivo ad entrare nelle loro storie catturandone attimi di vita. Il rapporto che instauro con il soggetto fotografato è essenziale se non necessario al fine di una buona rappresentazione.

1 2.
La Fotografia, è una tua passione da sempre o te ne sei innamorato in tempi recenti?
La mia passione per la fotografia nasce circa 5 anni fa. Sentivo la necessità di esprimere ciò che vedevo e sentivo attraverso un linguaggio che non fosse quello verbale. Ho scoperto nel mezzo fotografico la mia forma di espressione, un rapporto intimo tra me ed il soggetto dell’immagine.

Vorresti continuare ad occuparti di reportage? Cosa farai da grande?
Sono certo che continuerò ad occuparmi di storie che insieme forniscano una documentazione fotografica. Per una buona riuscita del lavoro penso che le immagini all’interno del progetto debbano essere collegate fra di loro, raccontando una storia. Essendo affascinato dalle diverse etnie e dalle storie collegate ad esse, sono quasi certo che “da grande” voglio continuare a seguire questo percorso.

3 6

In occasione del primo anniversario della strage dei migranti del 3 ottobre 2014, Giovanni viene invitato ad esporre il progetto proprio a Lampedusa. Attualmente collabora con il quotidiano online Formiche.net. e con la Croce Rossa per la realizzazione di un progetto sui centri di prima accoglienza a Roma e l’Associazione 21 Luglio che si batte per i diritti dei Rom.
Contact: pulicegiovanni@gmail.com

L’offerta dei corsi di Fotografia IED Roma
Fotografia > corso serale in partenza novembre
Fotografia – Fashion and Still Life Advanced > corso serale in partenza novembre
Fotografia > corso triennale post diploma