La Puglia ha una storia antichissima e il suo fascino senza tempo ha origini molto lontane. Da Siponto a Canne della Battaglia, da Saturo a Ordona e al Parco Rudiae, vi portiamo alla scoperta dei siti archeologici più suggestivi.
La storia del mondo e delle antiche civiltà diventa protagonista di una vacanza quando si visita un sito archeologico. È sempre un’esperienza unica ripercorrere i luoghi dove centinaia e migliaia di anni fa hanno camminato gli antichi romani e i greci. È un tuffo nel passato che ci permette di rivivere quel che i libri di storia ci hanno insegnato. La Puglia, come l’Italia intera, ha una storia antichissima e il suo fascino senza tempo ha origini molto lontane. Tra musei diffusi, parchi archeologici, anfiteatri e antiche mura, la Puglia offre una ricchissima offerta per tutti gli amanti della storia.
Dopo aver assaporato le meraviglie della cucina tipica pugliese, dal nord dell’area garganica e della provincie di Bari e Bat al Sud del Salento, della Valle d’Itria e della Magna Grecia, dopo aver esplorato i migliori vitigni e vini della Regione e aver attraversato i percorsi del cicloturismo, il nostro viaggio in Puglia prosegue alla scoperta delle aree archeologiche da non perdere: luoghi straordinari dove il passato incontra il presente e si affaccia sul futuro.
Un vero gioiello dell’archeologia pugliese è il Parco Archeologico di Siponto, a pochi chilometri da Manfredonia (Foggia), reso celebre nel mondo grazie alla straordinaria installazione di rete metallica realizzata nel 2016 dall’artista e architetto Edoardo Tresoldi. L’opera ricostruisce, nelle forme, l’ultima fase dell’antica basilica paleocristiana. Composta da 4.500 metri di rete elettrosaldata zincata, è alta 14 metri e pesa in tutto circa sette tonnellate. Oltre ai resti della basilica paleocristiana a tre navate con abside centrale e pavimento a mosaico, dell’area archeologica fa parte anche la Basilica Medievale di Santa Maria Maggiore, edificata tra la fine dell’XI e gli inizi del XII secolo. La Basilica ospita i pregiati pavimenti musivi relativi alla fase di edificazione della basilica (IV sec. d.C.) e una cripta. Per la costruzione e la decorazione architettonica furono reimpiegati materiali della più antica Siponto, come colonne e capitelli.
A pochi chilometri da Siponto, gli Scavi di Herdonia a Ordona custodiscono le vestigia dell’antica città di epoca romana, posta sulla Via Traiana. I resti, scoperti dal 1962, grazie ai lavori di un gruppo di archeologi belgi, raccontano la storia di Ordona, tra i più fiorenti centri dell’Apulia, nel cuore della Daunia. Alcuni resti di capanne si datano all’età del Bronzo, mentre le prime tracce di vita nel territorio risalgono all’epoca neolitica. Dell’antica città oggi restano le vestigia del foro, del Macellum, della Basilica, del Capitolium e una villa rustica.
Straordinario e unico nel suo genere in tutta la Puglia è l’Anfiteatro Augusteo di Lucera. Eretto in onore di Ottaviano nel I secolo a.C., era in grado di contenere un numero di spettatori stimato tra 16.000 e 18.000 unità: è il più vasto Anfiteatro romano dell’Italia meridionale.
Salendo verso Vieste, nella vicina grotta dei Saraceni meritano una visita anche le catacombe di Merino, con gli scavi che hanno messo in luce l’antica città, con reperti greco-romani-cristiani.
Racconta una storia di 2500 anni fa la Necropoli del Monte Saraceno a Mattinata (Foggia). I resti risalgono ad un’epoca in cui la Puglia era abitata da moltissime popolazioni che hanno lasciato le loro tracce e testimonianze. Qui, sono situate più di 500 tombe scavate nella roccia dalla civiltà dei Dauni. Al sito archeologico si arriva percorrendo 5 chilometri dal centro di Mattinata, attraversando paesaggi di pini e mandorli.
Viaggiando nell’area garganica della Puglia, vale la pena fermarsi e scoprire anche il Parco Archeologico dei Dauni ad Ascoli Satriano, intitolato a Pasquale Rosario, un pioniere dell’archeologia in Capitanata, e il Parco archeologico Passo di Corvo (Foggia). Quest’ultimo è considerato il il più grande insediamento archeologico d’Europa nel Tavoliere delle Puglie. Custodisce secoli di storia e conserva i resti di un insediamento neolitico attivo fra V e IV millennio a.C.
Proseguendo verso sud, nel nostro viaggio nei tesori dell’archeologia pugliese, a metà strada tra Canosa di Puglia e Barletta, il Parco Archeologico Canne della Battaglia custodisce preziosi reperti di epoca romana, paleocristiana e medievale. Siamo sulla collina che domina la valle del Basso Ofanto, luogo che fu teatro del celebre scontro tra Romani e Cartaginesi nel 216 a.C. Oggi, quel che resta è un percorso lungo e ricco di rinvenimenti di epoca romana, paleocristiana e medievale, come il ricco Antiquarium e ‘cittadella’, l’antico villaggio dauno con sepolcreto in località Fontanella.
Nel cuore della città vecchia di Bari, l’imponente complesso monumentale di Santa Scolastica è lo scrigno prezioso di un’ampia collezione archeologica. Si arriva partendo da piazza Mercantile e proseguendo sulla “Muraglia” barese fino alla sua estrema punta: il complesso è tra i più belli e suggestivi di Bari e della Puglia, comprende il bastione aragonese risalente al XVI secolo – edificato dopo la demolizione della chiesa medievale dedicata ai Santi Giovanni e Paolo – e l’antico monastero, sede del Museo Archeologico della città insieme all’area archeologica di San Pietro. La collezione del museo è ampia e diversificata e conta oltre 30.000 reperti preistorici come strumenti litici, ceramiche indigene, daune, peucete e messapiche, sculture in pietra, bronzi. Le origini del monastero di Santa Scolastica risalgono al 755, in epoca carolingia, sotto il papato di Stefano II. Il complesso è una tappa irrinunciabile per ogni appassionato di storia e per i viaggiatori alla scoperta delle bellezze di Bari.
Non tutti sanno che in Puglia, precisamente ad Altamura (Bari), è custodito uno straordinario reperto archeologico noto come l’Uomo di Altamura, uno scheletro fossile di un uomo vissuto nel Pleistocene medio-superiore. Si trova nella grotta di Lamalunga: un gioello dell’archeologia immerso tra cavità carsiche e stretti cunicoli.
Il centro della Puglia, tra le province di Bat e Bari, è ricchissimo di tesori archeologici che meritano di essere scoperti. Come il Parco Archeologico di Monte Sannace di Gioia del Colle, dove sono venute alla luce case, tombe ed una vasta necropoli con abbondante ceramica apula del IV sec. a.C. oltre ad ori, argenti e ambre. Tra sentieri di campagna e lungo le strade provinciali, numerosi dolmen si offrono alla vista del viaggiatore: li troviamo a Bisceglie sulla via per Corato, ricoperti di grandi lastroni. Tra questi, quelli denominati Tavola dei Paladini e Chianca. A Giovinazzo, invece, il Dolmen San Silvestro è un monumento funerario risalente all’età del Bronzo, a circa 3500 anni fa. Sorge su uno dei terrazzi pianeggianti della Murgia costiera barese, digradanti verso la costa, immerso in un bosco di ulivi e carrubi in un’area verde di 9.000 mq.
Nel cuore della Magna Grecia, a Leporano in provincia di Taranto, Torre Saturo è oggi inserita all’interno del Parco Archeologico di Saturo-Porto Perone con reperti che attestano la frequentazione di questi luoghi dalla preistoria sino all’età tardo antica. Edificata nella seconda metà del XVI secolo come avamposto militare a difesa di villaggi e campagne dalle incursioni piratesche, conserva ancora tracce di antiche archibugiere e caditoie. Riutilizzata durante la seconda guerra mondiale per respingere gli sbarchi anglo-americani, oggi è una tappa irrininciabile per ogni appassionato di archeologia, in viaggio tra le meraviglie della costa ionica e il suo mare cristallino.
Percorrendo le strade della Magna Grecia, a pochi chilometri da Grottaglie, nei pressi della Gravina di Fantiano, merita sicuramente una visita la Gravina di Riggio, un profondo vallone adagiato tra una cascata, un laghetto e un piccolo torrente, caratterizzato da una ricca biodiversità naturale e da interessanti reperti rupestri. Poco poù a nord, passeggiando nell’attuale centro abitato di Massafra, è possibile visitare un eccezionale complesso di chiese rupestri, scavate in grotte e gravine di natura antropica, che hanno permesso alla città di ricevere il titolo di Tebaide d’Italia. L’itinerario include la chiesa della Candelora, con la sua scalinata di circa 40 gradini scavati nella roccia, le cripte di San Leonardo e Sant’Antonio Abate.
Chiunque sia un appasionato di arte antica e archeologia, passando da Taranto, antica capitale della Magna Grecia, non può non far visita al MARTA. Il Museo Nazionale Archeologico di Taranto espone una delle più grandi collezioni di manufatti risalenti all’epoca della Magna Grecia, tra cui i famosi ori di Taranto. Il museo ha sede nell’ex Convento di San Pasquale di Babylon ed è una vera eccellenza del sistema museale italiano. Dal 2014, il Ministero per i beni e le attività culturali lo ha annoverato tra gli istituti museali dotati di autonomia speciale.
Appena lasciata la provincia dì Bari, a Fasano sulla costa adriatica, tra i trulli della Valle d’Itria e le meraviglie di questi straordinari sentieri di Puglia, si apre alla vista del viaggiatore uno dei siti archeologici più celebri e visitati della Puglia e dell’intero Mezzogiorno. Il Parco Archeologico di Egnazia (Fasano) oggi custodisce straordinari reperti di epoca messapica e romana. Dell’antica città di ‘Egnathia’ oggi rimangono solo rovine. Fu centro dei Messapi posto ai confini con la Peucezia (situata più a nord), lungo la cosiddetta soglia messapica. Il suo porto veniva principalmente utilizzato per raggiungere l’inizio dalla Via Egnatia, l’antica strada di comunicazione della Repubblica romana che congiungeva l’Adriatico con l’Egeo e il Mar Nero. La città è citata da Plinio, Strabone ed Orazio, che la ricorda in una satira che narra il suo viaggio da Roma a Brindisi. Per i cospicui ritrovamenti di un determinato tipo di ceramica, ha dato il nome ad uno stile decorativo di ceramiche del IV e III secolo a.C., chiamato “stile di Gnatia”.
Il Salento, estremo lembo della regione, conserva tracce indelebili delle civiltà che nei millenni hanno abitato questa terra. Tra luoghi incantevoli, spiagge dalle acque incontaminate e borghi in cui perdersi, anche il Salento ha una storia lunghissima e l’archeologia ha permesso di ridare alla luce preziose testimonianze di vita ed espressione artistica tra le più antiche e rilevanti di tutto il suolo italico. Ne sono un esempio i graffiti delle grotte Zinzulusa e Romanelli a Castro, risalenti a 12.000 anni fa, della Grotta dei Cervi a Porto Badisco, del Cavallo nella baia di Uluzzu, e la moltitudine di dolmen, menhir e specchie. Preziosissimi sono gli scavi condotti nel Salento (a Cavallino, Vaste, Muro Leccese, Parabita ed altri) per far luce sull’enigmatico popolo dei Messapi, noti anche coi nomi di Calabri, Salentini e Iapigi, sulla cui storia permane tuttora un alone di misero. Così come sono preziose le tombe di Cellino San Marco, databili all’inizio del II millennio a. C.
Lecce, anticamente chiamata Lupiae, sorge su un preesistente insediamento messapico (forse un sobborgo della vicina Rudiae) del quale, occasionalmente, sono state scoperte tracce di mura e tombe. A testimonianza della lunga dominazione romana sono lo splendido Anfiteatro di Piazza Sant’Oronzo e il vicino Teatro Romano, un piccolo e suggestivo gioiello nascosto nel cuore del centro storico.
Alle porte di Lecce, la città di Rudiae fu un importante centro messapico. Il Parco Archeologico Rudiae, aperto al pubblico dal 2018, è oggi uno dei siti più importanti dell’intera penisola salentina e della Puglia. L’insediamento risale al VII sec. a.C. fino alla tarda età romana. Il parco è inserito nel suggestivo paesaggio rurale della Valle della Cupa (lungo la strada tra Lecce e San Pietro in Lama) e in mezzo agli ulivi secolari oggi domina l’anfiteatro romano, portato alla luce durante gli scavi avviati nel 2011. In quel paesaggio di pietra nacque il padre della letteratura latina, Quinto Ennio (239-169 a.C.).
Proseguendo il nostro viaggio verso sud, nel Salento profondo, meritano una visita anche altri tesori della storia più antica, come il Menhir del Teofilo di Martano, il Dolmen Li Scusi e il Menhir Monticelli a Minervino, il Parco Archeologico di Ugento, l’area archeologica messapica di Roca con la Grotta della Poesia, sulle cui pareti sono state ritrovate iscrizioni in lingua messapica e latina, oltre a graffiti preistorici. È di soli due anni fa invece l’apertura del nuovo Parco archeologico della città di Muro Leccese con i resti della città messapica, risultato di un lungo percorso iniziato vent’anni fa con il protocollo d’intesa firmato dal Comune e dall’Università del Salento.
Di Mauro Orrico