Ulivi assolati, masserie di pietra bianca e il mare all’orizzonte. Da Alberobello a Ostuni, da Martina Franca a Locorotondo, tutto l’incanto della Valle d’Itria.

Di Alessandra Sassanelli
Foto: Mauro Orrico; Antonio Leo

Estesa tra le provincie di Bari, Brindisi e Taranto, la Valle d’Itria è geograficamente il centro della Puglia, ma nell’animo di ogni pugliese ne rappresenta il cuore pulsante, quel territorio carico di sentimenti vibranti, di tradizioni soleggianti, di luoghi pregni di emozioni; è quel punto della regione che in ogni momento dell’anno richiama a sé ogni cittadino, un po’ come Itaca per Ulisse. È il luogo del “nostos”, dei ritorni estivi, è nostalgia del focolare, è il richiamo di casa e se anche per una sola ragione un pugliese o un turista non ha ancora avuto modo di visitarla, questi sono i motivi per i quali dovrebbe farlo. Ettari di ulivi assolati, masserie di pietra bianca e il mare all’orizzonte: il connubio perfetto di colori, profumi e sensazioni che gridano “pugliesità”. Uno scenario incantevole che attraverso l’altura delle Murge sud-orientali regala panorami mozzafiato, scenari che basterà aver visto anche una sola volta per portarseli dentro per sempre. Così la Valle d’Itria non rappresenta una banale meta turistica estiva, piuttosto, un’imperdibile esperienza per chiunque voglia immergersi a 360 gradi in un mondo in pieno stile pugliese.

La Valle d’Itria comprende i comuni di Alberobello, Carovigno, Castellana Grotte, Ceglie Messapica, Cisternino, Fasano, Locorotondo, Martina Franca, Noci, Ostuni, Putignano, San Michele Salentino, San Vito dei Normanni e Villa Castelli.

Trulli della Valle d’Itria. Foto © Mauro Orrico

L’Itinerario dei Giganti

Il nostro viaggio in questa splendida e iconica area del Mezzogiorno d’Italia inizia lungo un percorso unico e suggestivo, forse meno conosciuto ai più, tra i maestosi ulivi millenari di Puglia. È “L’Itinerario dei Giganti”: attraverso una rigenerante passeggiata di circa due ore nella piana degli ulivi nei pressi della città di Ostuni, si incontrano gli ulivi secolari che da oltre 3000 anni popolano questa terra. Sono dei veri e propri monumenti, simbolo di un territorio antico e prolifico di eccellenze come l’olio di oliva extra vergine che può essere degustato, insieme ad altri tipici prodotti, in una delle tante masserie della Valle.

Ulivi secolari. Foto © Italia.it

Ceglie Messapica

Poco distante, Ceglie Messapica (Brindisi) è uno tra i borghi medievali più antichi della Puglia. Sorge su un rilievo collinare nella parte meridionale dell’altopiano delle Murge e offre un fantastico panorama da cui ammirare gli uliveti che si dipanano a perdita d’occhio. In paese meritano una visita il Castello Ducale, la Collegiata di Santa Maria Assunta, la Torre dell’Orologio, ma soprattutto una cripta poco conosciuta dal turismo di massa: la Cripta di San Michele è un insediamento Italo-greco risalente almeno all’ VIII secolo d.c. così come attesta la più antica icona della Vergine orante presente nella cavità carsica. L’epoca di costruzione è sicuramente il 1300 come dimostra una iscrizione al di sopra del portale d’ingresso. Nella grotta vi è un altare in pietra dell’anno mille: al di sopra si trovano due icone, una del Cristo pantocratore, benedicente alla greca e accanto San Michele Arcangelo, il guardiano di Brema, il capo delle armate celesti. Un sito che merita di essere scoperto per la grande importanza storico-artistica che rappresenta.

La Grotta di San Michele

Alberobello

Chiamata anche la Valle dei trulli per antonomasia, questa fiabesca area della Puglia custodisce le pittoresche costruzioni in pietra bianca calcarea, con muratura a secco e dall’iconico tetto a cono sparse un po’ in tutti i borghi e parte del patrimonio dell’UNESCO dal 1996. Dovunque, spuntano pinnacoli o simboli mitologico-religiosi disegnati con la cenere bianca sui tetti; secondo un’antica leggenda, i trulli servivano a tenere lontani gli spiriti maligni. La concentrazione massima di questi capolavori d’edilizia preistorica la si trova nella città di Alberobello (Bari) che ne ospita 1500 circa, tra il rione Aia Piccola e il Rione Monti. Percorrendo i vicoli di quei borghi si viene immediatamente assorbiti in un’atmosfera magica e fiabesca, che dona la sensazione d’essere in un luogo estraneo allo scorrere del tempo. Nata sul finire del XIV secolo per volere del conte di Conversano Andrea Matteo III d’Aragona, le dimensioni contenute del centro storico fanno di Alberobello una località facilmente visitabile.
Considerando i declivi naturali che contraddistinguono il territorio della Valle, è consigliabile scoprire la città partendo dalla sua zona settentrionale, per poi giungerne al cuore pulsante, il Rione Monti, che ospita il più alto numero di trulli, la maggior parte adibiti a negozi di souvenir, botteghe e ristoranti. Qui il profumo dei fiori si mescola a quello delle braci in un connubio insolito, ma travolgente a tal punto che sarà impossibile restare a pancia vuota.

Foto © M.Orrico

Il quartiere più piccolo del centro storico è invece Rione Aia piccola che ospita circa 400 trulli ad uso residenziale, tutti divisi da vicoletti strettissimi, ma unici. Qui i più romantici non potranno non soffermarsi ai piedi della famosa scalinata dell’Amore, il luogo più fotografato di Alberobello, riconoscibile grazie ai suoi cuori rossi. Quasi come una vera e propria ascesa sentimentale, quelle scale conducono al Belvedere di Santa Lucia, un punto panoramico mozzafiato dal quale godere della splendida vista su tutto il centro storico. Merita di essere visitato anche il Trullo Sovrano, edificio che deve il suo nome all’insolita dimensione: costruito nel 1700, è l’unico trullo a due piani e antica dimora di una famiglia benestante; il Trullo Siamese, invece, è un edificio nato dalla fusione di due trulli. Tuttavia, la “siamesità” al suo interno è andata perduta a causa di un intrigo amoroso: la leggenda narra che fosse abitato da due fratelli, di cui il maggiore promesso sposo di una ragazza. La fanciulla, però, si innamorò del fratello minore e i due divennero amanti. Scoperta la verità, il maggiore rivendicò il diritto sull’intera abitazione, mentre il minore si appellò al ricevere la sua parte in eredità, cosicché il trullo fu diviso al suo interno in due parti distinte.
Per i turisti più fedeli alla tradizione religiosa, a soli sei minuti di cammino dall’Aia piccola, è possibile visitare la Chiesa di Sant’Antonio da Padova: costruita fra il 1926 e il 1927 con le medesime fattezze dei trulli, la parrocchia conserva le reliquie del Santo. Infine, per i veri amanti della tradizione pugliese, la città di Alberobello possiede un Museo dell’Olio, spazio in cui è possibile scoprire le diverse qualità di olive coltivate nel territorio e le sue diverse fasi di preparazione.

Alberobello. Foto © M.Orrico


Noci

Tra i paesi più noti della Valle d’Itria è impossibile non citare Noci (Bari), famosissima per le sue caratteristiche gnostre. Il termine risale molto probabilmente al latino claustrum: “Luogo limitato, recintato, riparato”, significato che allude ad un piccolo chiostro o un cortile aperto ideato per dar luce ed aria agli ambienti piccoli che vi si affacciano. Scenari semplici, ma accoglienti, che donano subito la sensazione d’essere ugualmente in un ambiente domestico che profuma di varichina. Ci sono circa una decina di gnostre nella città di Noci, ognuna delle quali ha un particolare nome che va a richiamare qualche caratteristico personaggio locale che vi abita o vi ha abitato. In questo bel borgo, sorge l’Abbazia di S. Maria di Barsento, un luogo carico di mistero, ricchissimo dal punto di vista archeologico ed ambientale. Le origini dell’Abbazia si fanno tradizionalmente risalire al 591, quando papa Gregorio Magno avrebbe fatto stabilire qui una confraternita di monaci dell’ordine di S. Equizio. Alle spalle, si gode infatti di una vista panoramica stupefacente. L’Abbazia è un vero e proprio gioiello del patrimonio architettonico pugliese.

Abbazia di S. Maria di Barsento

Locorotondo

Da queste cittadine, la visita a Locorotondo (Bari) è d’obbligo. Distante a soli 8,7 km, anche in questo borgo, il cui centro storico è fatto di viuzze e angoli incantati, sarà facile lasciarsi trasportare in un’altra magica dimensione. Locorotondo è stato selezionato tra i borghi più belli d’Italia e premiato con la Bandiera Arancione del Touring Club Italiano. Con una storia che ha origine molto probabilmente tra il IX e il VII sec. a.C., questa chicca pugliese deve il suo toponimo alla perfetta forma circolare del suo centro storico, dal latino locus rotundus, ovvero “luogo rotondo” (in dialetto locale ù Curdunne). Costituita da abitazioni rettangolari con tetti spioventi dette “cummerse” e realizzate in chiancarelle di cui è ricco il sottosuolo, il loro colore dominante è il bianco, una sorta di tela nuda sulla quale esplodono i mille colori dei fiori e delle decorazioni che abbelliscono balconi e finestre, un must per gli abitanti della zona che si divertono a creare angoli unici e suggestivi. Dopo aver varcato Porta Napoli, un’elegante piazza, Piazza Vittorio Emanuele II, segna l’ingresso nel centro storico della città. È una delle più importanti e belle del borgo in pieno stile ottocentesco, quasi una sorta di salotto borghese per la sua veste raffinata ed elegante, dove è piacevole sedersi e farsi trasportare in quella vanitosa atmosfera, magari sorseggiando da bere in uno dei locali che accoglie. Sempre all’ingresso del centro, imperdibile è il più antico luogo di culto di Locorotondo: è la Chiesa Madonna della Greca. L’originale risale al VII-VIII secolo, mentre quella attuale al XV, quando fu fatta ricostruire da Pirro Orsini del Balzo, l’allora principe di Taranto. Stile architettonico medievale semplice e un grande rosone in pietra che ne domina la facciata medievale, a tratti rievoca la Cattedrale di San Sabino a Bari.

Locorotondo. Foto © Antonio Leo

Il principale attuale luogo di culto è però la Chiesa Madre di San Giorgio, dedicata al Santo patrono di Locorotondo. A pochi passi, si trova un’altra chicca di questo unico borgo: è la Chiesa di San Nicola, un vero e proprio piccolo tesoro nascosto, costruita nel 1660. Per chiunque si cimentasse nella sua visita, la vera magia sta nel varcare la soglia delle porte d’ingresso: la facciata in calce bianca tipica delle costruzioni della Valle, nasconde un interno interamente affrescato, dove un’esplosione di colori rappresenta la vita e i miracoli compiuti da San Nicola di Mira. Un vero e proprio effetto a sorpresa che lascerebbe ogni turista senza fiato. Passando dai luoghi di culto a quelli civili, meritano una visita il Palazzo Morelli, in via Morelli 30, risalente al 1819, e la Torre dell’orologio.
Insomma, un luogo che senza dubbi si visita molto velocemente, ma che indubbiamente lascia sempre chiunque senza fiato, anche chi la Puglia la conosce molto bene.
Anche quest’anno, Locorotondo ospita uno dei festival più amati dell’estate pugliese e della musica italiana: dal 18 giugno fino al 4 settembre, il Locus Festival 2023 porterà in Puglia, artisti del calibro di Robert Plant, Sigur Ròs, Simply Red, Verdena Baustelle e molti altri. Il festival farà tappa anche a Bari, Fasano e Trani. (locusfestival.it)

Trovandosi in zona, si potrebbe far visita allo Zoo Safari di Fasano (Brindisi), un parco che offre oltre 40 specie animali allo stato selvatico e anche un parco divertimenti per grandi e piccini, amanti della natura e del brivido.

Cisternino

Durante un tour anche breve della Valle d’Itria non può mancare Cisternino (Brindisi) nella lista dei luoghi più celebri da visitare: uno dei borghi più affascinanti di tutta la zona, in cui è un piacere perdersi tra i suoi vicoli che sanno di pulito, avendo la netta sensazione anche qui di essere in un luogo lontano nel tempo, che profuma di tradizione e soprattutto delle celebri, gustosissime bombette di carne cotta alla brace. Territorio insediato già dagli antichi Messapi, fu poi ribattezzato dai romani come Sturni(n)um, presto però distrutto dai Goti. A ricostruire il paese furono successivamente i monaci basiliani nel medioevo che diedero al centro abitato il nome di Cis-turninum, ovvero “al di qua di Sturninum” in lingua latina.

Cisternino. Foto © italia.it

Il centro è Piazza Giuseppe Garibaldi, area che accoglie la Torre Normanno-Sveva con la Porta Grande e la Chiesa Madre da una parte, la Villa Comunale dall’altra. La Torre Normanno-Sveva è detta anche Torre Grande, perché la più importante e imponente dell’antico sistema difensivo della cinta muraria della Valle d’Itria. L’antica meraviglia della Chiesa Madre conserva un prestigioso gruppo scultoreo del rinascimento pugliese: la Madonna con Bambino e Offerenti, nota come la “Madonna del Cardellino” del 1517; fu scolpita su pietra da Stefano da Putignano per Paolo Longo e suo fratello.
Il vero fascino di Cisternino, tuttavia, risiede proprio in quel girovagare errabondo per i vicoli del suo borgo, attraversando archi e ammirando balconi o scalette sempre adornate.
Imperdibile l’appuntamento con Borgo diVino a Cisternino, evento itinerante che abbraccia i più bei borghi d’Italia con le sue eccellenze enogastronomiche. Dal 30 giugno al 2 luglio, il borgo offre un weekend unico alla riscoperta del territorio locale, attraverso degustazioni e percorsi formativi, in un’esperienza immersiva e soprattutto di gusto.

Le bombette. Foto © M.Orrico

Martina Franca

In posizione dominante sulla Valle d’Itria c’è Martina Franca (Taranto), nota in primis ad ogni turista per il celeberrimo capocollo. Fare tappa qui e assaggiarlo è d’obbligo. Dalla sua altitudine rispetto agli altri centri, si può meravigliosamente ammirare la terra sottostante costellata da trulli e antiche masserie. Tra vicoli e palazzi d’epoca, il borgo vanta un’evoluzione storica conservatasi pressoché intatta: l’antico borgo medievale si è poi tramutato in borgo rinascimentale, a sua volta modificato con decorazioni in puro stile rococò. L’eccentricità del gusto barocco la si coglie sin dalla piazza centrale della città, Piazza Plebiscito che ne accoglie anche l’edificio di culto, la Basilica di San Martino, omonima del Santo patrono. In piena continuità architettonica anche il Palazzo Ducale, oggi sede del Municipio, che conserva sale riccamente affrescate e Palazzo Nardelli, residenza nobiliare a tre piani in raffinato gusto settecentesco.

Martina Franca. Foto © Antonio Leo

Per gli amanti della natura, Martina Franca possiede anche una riserva Naturale, il Parco delle Pianelle, un’area ricca di biodiversità della macchia mediterranea, quasi espressione della dimensione arcadica delle sue decorazioni artistiche.
Da oltre quarant’anni, nel mese di luglio, Martina Franca accoglie il Festival della Valle d’Itria; la 49esima edizione porterà in città cinque titoli operistici, in programma dal 18 luglio al 6 agosto 2023.

Ostuni

In verità però, un vero pugliese collegherà inevitabilmente la Valle d’Itria ad una località che da sola fonde in sé la magia di tutti i borghi circostanti: è quella che per il suo generale candore è chiamata “La città bianca”, la più lucente delle città che sin dalle sottostanti contrade delle province circostanti è possibile notare: è Ostuni (Brindisi). Edificata sulla cima di una delle colline Murgesi sin dall’epoca del paleolitico, la città è un mix perfetto di eleganza, semplicità e tradizione popolare, che fanno battere sempre il cuore. È come se la magia di tutti quei borghi circostanti confluisse in quell’intreccio di vicoli, archi, angoli accuratamente decorati e terrazze panoramiche che regalano l’emozione di uno scenario mozzafiato. Anche di sera è molto suggestiva. Il centro storico si identifica nella sua piazza principale, piazza Libertà, contraddistinta dalla presenza di un monumento, la Guglia di S. Oronzo: con la statua del protettore sulla cima, fu fatta erigere nel 1771 come segno votivo per aver preservato la città di Ostuni dalla pestilenza del ‘700. I tanti bar e locali concorrono a rendere la piazza un vero e proprio centro d’attrazione per giovani e adulti che desiderano trascorrere una serata estiva in piacevole compagnia. Sul punto più alto della città, domina invece la Concattedrale di Ostuni dedicata a Santa Maria dell’Assunzione e costruita nel ‘400. Di fianco alla Cattedrale vi sono anche due palazzi settecenteschi: il Palazzo Vescovile ed il Seminario, collegati da un ponte in pietra chiamato “la Loggia”.

Cattedrale di Ostuni. Foto © Mauro Orrico

Non mancano numerosi palazzi signorili anche tra i vicoli del centro storico; ne è un esempio il barocco Palazzo Zevallos, residenza dei feudatari napoletani che vessarono la città per circa due secoli. Senza dubbi i monumenti storici incrementano la magnificenza di questo borgo, ma la vera bellezza risiede nella sua parte più rude e tradizionale, tra le viuzze che si intricano sino a creare in un labirinto in cui è inevitabile perdersi.
Ogni anno, il 25, 26 e 27 agosto si svolgono i festeggiamenti in onore del santo patrono, Sant’Oronzo, di cui curiosa caratteristica è la cavalcata che segue la processione religiosa. Spunto interessante per chi vorrebbe vivere un’esperienza a pieno con la tradizione della città bianca.
Dopo l’edizione pilota del 2022, dal 29 giugno al 2 luglio la Puglia e Ostuni tornano ad accogliere Sherocco, il festival dedicato alle culture LGBTQI+ che si avvale quest’anno della consulenza creativa artistica di Silvia Calderoni. Gli spazi della Luna nel pozzo accoglieranno ospiti, spettacoli e concerti, incontri e laboratori.

Ostuni. Foto © B.Dada – Unsplash

Il litorale

Con un litorale lungo ben 20 chilometri, contrassegnato dalla presenza costante di dune, Ostuni è rinomata anche per la bellezza delle sue spiagge, tanto da aver ricevuto più volte la bandiera Blu e le Cinque Vele di Legambiente. La più famosa del litorale è la spiaggia di Costamerlata (Brindisi), nota per la sua sabbia finissima e le acquee cristalline. La spiaggia di Rosa Marina e del Pilone sono famose per la naturale bellezza e per essere tra le più frequentate della provincia di Brindisi. Tra le meraviglie della zona, merita senza dubbi menzione la riserva naturale di Torre Guaceto: l’oasi è tutelata dal WWF e riconosciuta come Zona Speciale di Conservazione e Zona di Protezione Speciale. È un lungo tratto di costa con paludi e dune alte fino a 10 metri e una Torre saracena, emblema della riserva, che ne conserva la storia.
Quest’area del litorale pugliese è molto frequentata anche dagli amanti del naturismo. Chi ama stare al mare in totale libertà può farlo in un tratto di spiaggia di Torre Guaceto, ma anche a Torre Pozzelle, tra le calette dalla fine sabbia bianca di Punta Penna Grossa nei pressi di Carovigno e nella spiaggia di Santa Lucia vicino ad Ostuni. Insomma, il litorale della Valle d’Itria è il luogo ideale per trascorrere giornate al mare completamente immersi nella natura e nella bellezza senza tempo del tacco d’Italia.

Foto © Riserva di Torre Guaceto

Valle d’Itria: cosa vedere

• L’Itinerario dei Giganti
• Cripta di San Michele, Ceglie Messapica
• Ostuni
• Alberobello
• Noci
• Locorotondo
• Fasano
• Cisternino
• Martina Franca
• La costa: Torre Guaceto, Rosa Marina, Costamerlata, Punta Penna Grossa

Testo di Alessandra Sassanelli
Foto di Mauro Orrico

Scopri di più su viaggiareinpuglia.it