Gli stupri di gruppo di Palermo e Caivano, i femminicidi in aumento, i deliri di Andrea Giambruno e del libro di Vannacci (difeso da ministri e sottosegretari). In Italia, per le donne è una stagione nera.
Di Mauro Orrico
Marisa Leo, 39 anni, è stata uccisa dall’ex compagno che poi si è tolto la vita a Marsala. Le aveva dato appuntamento nell’azienda vinicola di famiglia. Nel 2020 aveva denunciato l’ex compagno per stalking ed ora lascia una bambina piccola. Sui social di Le Donne del Vino aveva pubblicato un video nel 2019, quando era incinta: «Donna, mamma, tu lavori, tu progetti, tu crei e sei fantastica per come lo fai. Tu cadi, ti rialzi, piangi ma non molli, e sei perfetta così come sei. Donna, mamma, Tu, non sei sola».
Marisa Leo è l’ultima vittima di femminicidio in Italia: l’80esimo caso del 2023, una donna uccisa ogni tre giorni. Un dato in netto aumento considerando che nel 2022, in totale, ne sono state uccise oltre 90, 70 nel 2021 e 74 nell’anno del Covid e dei lockdown. I casi aumentano, ma sono ancora poche quelle che denunciano: su 21mila donne che ogni anno si rivolgono ai centri solo il 27% denuncia.
Alla misoginia più violenta spesso si accompagna anche il delirio omofobico, come nell’aggressione avvenuta a Cava Manara: un 47enne ha spintonato e sputato a quattro adolescenti, tutte tra i 12 e i 15 anni, urlando: «Lesbiche di merda, vi ammazzo». Tra i presenti nessuno è intervenuto, tranne una donna, poi presa a pugni dall’uomo e finita in ospedale. A quel punto sono arrivate le forze dell’ordine.
I casi di Marisa e delle altre donne e ragazze, uccise o aggredite, arrivano al termine di un’estate terribile per le donne in Italia. È stata, infatti, una stagione segnata dagli stupri di gruppo dei ragazzi di Palermo e Caivano. Ma anche dalle polemiche seguite dalla pubblicazione del libro dell’ex generale Vannacci in cui esprime opinioni contro gay, femminismo e migranti e definisce le donne inferiori rispetto agli uomini. I deliri omofobi, razzisti e misogini, seppur condannati dal ministro Crosetto, sono stati difesi, tuttavia, da esponenti del governo Meloni come il sottosegretario Vittorio Sgarbi e il vicepremier Matteo Salvini. Pochi giorni dopo, il compagno della presidente del consiglio, Andrea Giambruno è finito al centro delle polemiche per una frase detta nel corso della sua trasmissione “Diario del giorno” che conduce su Rete4. Questa la frase incriminata: «Se eviti di ubriacarti e di perdere i sensi, magari eviti anche di incorrere in determinate problematiche perché poi il lupo lo trovi». La risposta di Elly Schlein, segretaria del Pd, non si è fatta attendere: «Nessuna condizione giustifica mai la violenza sulle donne». Le opposizioni hanno richiesto l’intervento immediato della premier che – dopo un silenzio durato giorni – ha poi difeso il compagno, dicendo: «Giambruno è stato frainteso. Il concetto essenziale è: ragazze, gli stupratori esistono. Non mettetevi nella condizione di essere aggredite».
A tentare di gettare acqua sul fuoco, ci ha pensato il ministro dell’interno Piantedosi: «Le donne devono essere libere di uscire la sera in minigonna», ha detto.
Perché le norme non bastano
Antonella Veltri, presidente di Di.re., Donne in rete contro la violenza, in un’intervista rilasciata a La Repubblica ha denunciato l’insufficienza delle norme in difesa di chi denuncia, in quanto misure blande e inefficaci: «Le norme non bastano: serve accompagnare chi fugge e investire nell’educazione».
Veltri ha dichiarato: «A volte le misure non sono punitive, ma cautelari: il braccialetto elettronico per esempio viene staccato quando inizia il processo, il maltrattante ottiene gli arresti domiciliari e il Tribunale non verifica dov’è la casa della ex. Facciamo due più due».
La via giudiziaria è incompleta e non è sufficiente, per gli operatori come per le opposizioni: «Occorre investire sull’educazione a partire dalle scuole», ha commentato Elly Schlein. E per la senatrice democratica Valeria Valente, «anche sulla cultura delle famiglie e sulla formazione degli operatori: servono risorse e strumenti operativi». Mara Carfagna di Azione ha così criticato il governo Meloni: «Ci sono decreti su rave e granchio blu, ma la legge antiviolenti giace in Parlamento, un tema non urgente per il governo. Chiederò un incontro».
Foto copertina: S.Leunen – Unsplash