La grande fotoreporter siciliana Letizia Battaglia è morta mercoledì a 87 anni. Ha raccontato Palermo negli anni della guerra di mafia. Nei suoi scatti, i volti delle donne e mezzo secolo di storia italiana.
Il sindaco Leoluca Orlando, per cui la fotografa è stata assessora in una delle sue giunte, la ricorda così: “Palermo perde una donna straordinaria, un punto di riferimento. Letizia Battaglia era un simbolo internazionalmente riconosciuto nel mondo dell’arte, una bandiera nel cammino di liberazione della città di Palermo dal governo della mafia”.
La grande fotogiornalista è morta mercoledì in tarda serata, all’età di 87 anni. I suoi scatti più celebri restano la bambina con il pallone, il corpo senza vita di Piersanti Mattarella e i tanti volti delle donne che ha incontrato e immortalato con la sua macchina fotografica, che l’ha resa nota e stimata in tutto il mondo. Ha vinto premi – come l’Eugene Smith e l’Eric Salomon Award – e viaggiato ovunque, ma continuando a vivere nella sua Palermo e dopo un’assenza di circa due anni, in cui era andata a vivere a Parigi, era ritornata stabilmente nel capoluogo siciliano nel 2005.
La sua carriera era iniziata nel 1969 con il giornale palermitano L’Ora con cui ha collaborato per molti anni, raccontando con i suoi scatti la guerra di mafia. Ha raccontato il potere dei Corleonesi, gli incontri all’hotel Zagarella dei cugini Salvo e le sue foto sono diventate atti per il processo contro il leader della Dc Giulio Andreotti. Fu la prima ad arrivare e fotografare, il 6 gennaio 1980, l’omicidio del presidente della Regione Siciliana Mattarella. Con Franco Zecchin ha fondato l’agenzia ‘Informazione fotografica’.
Impegnata anche in politica, è stata consigliera comunale con i Verdi e assessora comunale con Leoluca Orlando. Nel 1991 è stata eletta deputata all’Assemblea regionale siciliana con La Rete e nel 2012 si è candidata per Sel alle comunali, ma non è stata eletta.
“È stata lucida e attiva fino alla fine”, ha commentato la figlia Patrizia Stagnitta. “Mia madre non si fermava mai. Malgrado le sofferenze della malattia e le difficoltà di movimento continuava ad avere tanti contatti, a partecipare a incontri anche all’estero e ad affrontare perfino lunghi viaggi. Proprio la settimana scorsa era andata a Orvieto per partecipare a un workshop. La grande voglia di vivere non le era mai passata”.