“Serve nuova blacklist. La petizione di Nens affinché le imprese con sedi o legami nei paradisi fiscali vengano escluse dall’utilizzazione di ogni misura di sostegno economico deciso dal governo, ha non solo un valore simbolico, seppure importante, ma anche una valenza politica rilevante”. Lo ha detto Vincenzo Visco, presidente Nens ed esponente di Articolo Uno. “Nens” è l’acronimo di “Nuova Economia Nuova Società”, nome dell’associazione fondata nel 2001 dopo la fine della legislatura governata dal centro sinistra da Pier Luigi Bersani e Vincenzo Visco, che in quei governi erano stati ministri (dell’Industria e dei Trasporti Bersani, delle Finanze e del Tesoro Visco). Intorno a loro si radunò subito un nutrito gruppo di economisti, studiosi, intellettuali vicini alla cultura riformista.
L’appello, diventato in questi giorni virale sui social, con consensi trasversali, riguarda non solo i paradisi fiscali in senso stretto, ma anche i paesi che riservano trattamenti fiscali e giuridici tali da distorcere artificialmente la locazione dei profitti e la collocazione giuridica delle imprese.
Gli obiettivi della norma non sono solo le Cayman, le isole del Canale o Gibilterra ma soprattutto paesi europei come Lussemburgo, Irlanda, Cipro, Malta e l’Olanda, il maggior “nemico” delle richieste di intervento economico chiesto a gran voce all’Europa dall’Italia e dai Paesi del sud per far fronte all’emergenza economica post coronavirus.
Questa decisione è stata già adottata dalla Danimarca e dalla Francia. Tuttavia, l’elenco francese dei paradisi fiscali comprende 13 Stati ma tra questi non ci sono i Paesi Bassi, il Lussemburgo o Malta, nonostante le proteste dei parlamentari della sinistra radicale. Come si muoverà invece il governo italiano Conte?