Una mappa dei luoghi dell’Urbe che hanno ospitato grandi libri e scrittori. Il nostro viaggio nella Roma letteraria.

“Nessuno, nemmeno nei sacrifici, ripete il vero nome della città”, raccontava Servius, un antico studioso dell’Eneide. Forse perché gli antichi sapevano che imporre un nome alle cose significava dominarle. Invece, mantenendo il segreto, Roma sarebbe sfuggita agli attacchi dei nemici e del tempo, e sarebbe divenuta eterna. Avrebbe pagato un prezzo, tuttavia, perché sarebbe per sempre rimasta sfuggente e bifronte. Infatti, leggendola all’inverso, si ottiene Amor, uno dei suoi presunti nomi segreti. Poliziano la chiamava “Amarillis” e “Antusa”, mentre Pascoli invocava “Flora”, la madre dei fiori.

Dal canto suo, l’Urbe non si scomponeva, e lasciava che ognuno trovasse in lei gli echi e le illusioni che più desiderava. Ad esempio, si narra che in una calda sera del 1690, un gruppo di letterati, riunito sulle rive del Tevere per recitare versi, ebbe l’impressione di vedere l’Arcadia dell’antica Grecia e di sentire le melodie poetiche dei suoi pastori. Così, nell’ottobre dello stesso anno, il gruppo del circolo della regina Cristina di Svezia s’incontrò di nuovo a San Pietro in Montorio, per fondare l’Accademia dell’Arcadia. L’istituzione esiste tuttora, e dal 1940 ha sede nella splendida Biblioteca Angelica, che vanta una vasta collezione di volumi antichi, oltre al titolo di prima biblioteca europea aperta al pubblico.

La Biblioteca Angelica.

A piazza di Spagna, invece, si può trovare nella Keats-Shelley House una biblioteca specializzata in letteratura romantica, insieme a reliquie di vario genere e manoscritti di Jorge Luis Borges, Oscar Wilde, Mary Shelley, Walt Whitman, William Wordsworth, Robert Browning e Joseph Severn. Quest’ultimo è sepolto proprio a Roma, accanto all’amico Keats, nel cimitero acattolico all’ombra della Piramide Cestia. Tra gli artisti e viaggiatori che riposano nel pittoresco giardino, spicca anche Percy Bysshe Shelley, annegato nel Golfo dei Poeti. Prima di essere sepolto a Roma, il suo corpo venne cremato sulla spiaggia di Viareggio, a eccezione del cuore, che si rifiutò di ardere, e così venne consegnato alla moglie, Mary Shelley. L’autrice di Frankenstein lo conservò per tutta la vita, e adesso è tumulato a Bournemouth, in Inghilterra.

Il cimitero acattolico.

Tuttavia l’Italia ha mantenuto la reputazione di paradiso degli esuli che il poeta le aveva attribuito, e sono molti gli scrittori stranieri che hanno scelto di vivere a Roma. Tra questi, l’inglese Zadie Smith, che interrogata sul proprio soggiorno italiano di qualche anno fa, rispondeva che non era il suo aspetto romantico ad affascinarla, ma l’immagine del futuro che riusciva a intravedere. Vivendo a Roma, poteva chiedersi cosa sarebbe successo se in Inghilterra “fossero scomparse la regolamentazione dei media e la BBC, Murdoch avesse acquisito i canali terrestri e il quarto stato fosse collassato”.

Senza dubbio, la capitale sa anche essere una maestra di decadenza, e forse per questo un romano d’adozione come Ennio Flaiano ammetteva a malincuore di considerarla la sua città, nonostante fosse diventata “il garage del ceto medio d’Italia”. Aggiungeva, però, che “Roma è inconoscibile, si rivela col tempo e non del tutto. Ha un’estrema riserva di mistero e ancora qualche oasi”.

Keats and Shelley House.

Un altro scrittore che l’ha voluta come propria città d’elezione, il siciliano Pirandello, scelse lo storico teatro Valle per mettere in scena Sei personaggi in cerca d’autore. La prima assoluta del dramma senza atti venne accolta con un vero e proprio tumulto del pubblico che, al grido di “Manicomio”, minacciò di invadere il palco, costringendo l’autore a rifugiarsi nei camerini. Eppure il drammaturgo tornò sempre nella capitale, anche dopo aver girato il mondo con la propria compagnia e aver vinto un Nobel per la letteratura. Oggi, la casa di via Bosio in cui visse fino alla morte, è un museo aperto al pubblico e un centro di studi pirandelliani.

Il Teatro Valle.

Negli anni, l’amore per Roma è divenuto un argomento a sé stante, quasi un genere, che in ambito letterario ha trovato la sua voce più recente in un altro romano d’adozione: Matteo Trevisani. L’autore, con il suo Libro dei fulmini, ci racconta una città satura di storia e di misteri, in cui la magia scorre sotterranea come un fiume carsico. Il suo protagonista condivide con Trevisani nome e professione, e infatti lavora “in una piccola casa editrice che pubblicava libri di spiritualità e filosofia”, e che gli dà modo di pagarsi “l’affitto di una camera in un appartamento pieno di libri a San Giovanni”. Messo così, può non sembrare un mestiere particolarmente remunerativo, ma chi lo ha intrapreso sa che negli ultimi anni la lotta per la sopravvivenza si è fatta più aspra, soprattutto nell’editoria romana. Per questo si applaudono iniziative coraggiose come il progetto editoriale di Atlantide – che con Trevisani presenta il suo primo esordiente italiano – o della coetanea Racconti Edizioni. Attiva da meno di quattro anni, la casa editrice ha deciso di scommettere sulla narrativa breve, sfidando il vecchio adagio che i racconti non vendono, e ha affidato le proprie copertine a talentuosi illustratori. “La nascita della casa editrice è l’esito di quel processo interminabile di formazione – e il desiderio di rompere quel circolo vizioso degli stage quando retribuiti, quando no – in cui si sono trovati coinvolti un paio di ragazzi all’uscita dall’università e poi da un master”, ha raccontato uno dei giovani editori in un’intervista a Più libri 2017.

La Nuvola

Oltre ai nuovi progetti, ad alimentare le speranze dei letterati c’è anche il rapporto sullo stato dell’editoria dell’Ufficio Studi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), che sottolinea come il settore stia uscendo dalla tempesta, “seppur con ritmi di crescita troppo lenti per tornare in tempi brevi ai valori del 2010 (cioè pre-crisi)”.
In breve, si respira un timido ottimismo. Da pochi anni, la nuova fiera del libro, che assegna agli editori 3.500 metri quadrati invece di 2000, porta l’evento in un contesto architettonico all’avanguardia. La Nuvola – a sua volta al centro di incessanti polemiche, non ultima quella sugli errori di calcolo nel suo posizionamento – dopo più di un decennio di attesa potrà finalmente essere accessibile a chiunque, e soprattutto ai romani.
Non ci resta che augurarle di portare nella scena letteraria italiana un po’ di quella levità tanto cara a Calvino e tanto voluta dall’architetto Fuksas.

Citazioni:
Zadie Smith: “The Literateur”, 24/06/2011
Ennio Flaiano: “La Fiera Letteraria”, 14/03/1971
Matteo Trevisani: Libro dei fulmini, Atlantide Edizioni, Roma, 2017