La Capitale di Spagna è un labirinto d’arte, tra gallerie sotterranee, giardini e luoghi segreti.
Labirintica, alchemica, lontana dal dipinto aristocratico che ne tratteggiano i classici itinerari, Madrid sembra uscita fuori da un quadro fluido di Salvador Dalì. In una costante “Persistenza degli opposti”, vive nel tempo che scivola sulle chiese e le architetture rétro, guardando alla contemporaneità con un occhio avanguardista. La capacità di reinventare i luoghi comuni, trasformandoli in mete affascinanti dove addirittura una torre riesce a galleggiare sulle acque come se ci si trovasse sul set di una pellicola firmata da Stanley Kubrick, girando le spalle alle solite convenzioni estetiche. Nella sua guida “Madrid insolita e segreta”, pubblicata dalla casa editrice Jonglez, Veronica Ramirez Muro accompagna il lettore nei posti più sorprendenti della Capitale spagnola, quelli sconosciuti ai più, distanti dai tradizionali Museo del Prado, Plaza Mayor, il Museo Thyssen-Bornemisza, la rinomata galleria d’arte contemporanea Reina Sofía e il Giardino tropicale nella Stazione di Atocha.
Il suo è un tuffo underground fatto di tappe celate, ricche di mistero, che regalano inaspettate visioni a chi preferisce viaggiare senza dover necessariamente visitare i consueti monumenti. Un percorso alternativo che svela, ad esempio, la presenza di un centro studi con annessa libreria per capire se gli Ufo esistono davvero o sono solo frutto dell’immaginazione. La stazione fantasma che fa pensare ai capolavori dark di Tim Burton, la cattedrale “brutalista” che supera nella sua progettazione architettonica il Movimento Moderno attraverso il “béton brut”, cemento a vista impiegato per plasmare le forme particolari delle strutture edilizie in cui il dettaglio fa la differenza.
In città ci sono numerose cisterne che, per la loro originalità, sono una peculiarità tutta madrilena accanto alla cappella più alta del pianeta, così come il profumo intenso di mela sprigionato dalle reliquie corporee intatte della Beata Mariana de Jesús, la simbologia massonica e i segni nascosti di Cibele, dea che nell’Antica Grecia veniva considerata la madre di tutte le divinità, rappresentata su un imponente trono, sorretto da due felini, e protettrice della forza costruttiva o distruttiva della natura. La metropoli sotterranea con il suo centro artistico, i riti mai visti e praticati da un esorcista, l’unico di fede cattolica esistente nella Penisola iberica. Tesori monumentali che si trovano dietro l’angolo di una strada o di un ristorante, il tunnel edificato da Giuseppe Bonaparte durante l’occupazione napoleonica e la celebre Porta di Toledo, costruita con blocchi granitici in onore del sovrano Ferdinando VII, che era destinata a rendere trionfale l’ingresso per accedere alle meraviglie cittadine, incantando chi arrivava dall’Andalusia.
Dalla Terrazza del Circolo delle Belle Arti, dal Cerro Garabitas di Casa del Campo o da quello del Tío Pío, la veduta di Madrid è pittoresca. Il cielo mozzafiato si gode con affaccio sulla Gran Vía, verso Plaza España, al Cortes Inglés di Callao, dal nono piano di un centro commerciale dotato di free Wi-fi. Al crepuscolo, a fianco del Paseo del Pintor Rosales, il Tempio egizio di Debod consente di catturare con la macchina fotografica una Capitale colorata da sfumature dorate, ammirando dall’alto il Palazzo Reale e la vicina Catedral de Santa María la Real de la Almudena, che sorge di fronte alla nobile entrata dell’edificio.
Gli spazi museali meno noti sono tantissimi: il Museo Storico-Minerario con la sua miniera nel centro urbano, quello di Antropologia Medico-Forense, Paleopatologia e Criminalista, adatto ai fanatici della serie televisiva “Criminal Minds”, che conserva oggetti recuperati laddove si sono consumati efferati omicidi. Allo stesso modo, il Treno del Terrore del Museo delle Cere spopola tra gli appassionati dei generi horror e thriller mentre per i bambini la Casita-Museo Ratoncito Pérez è un magico viaggio nel mondo dei personaggi dei fumetti di cui i più piccoli sono divoratori insaziabili.
Madrid è anche la cittadina dei giardini nascosti, piccoli angoli di Paradiso immersi nel verde con tanto di laghetti artificiali, per praticare jogging o yoga all’aria aperta, emergenza sanitaria e lockdown permettendo: il polmone green del mausoleo di Debod, il Parco del Retiro e la Fuente del Ángel Caído, fontana dedicata all’angelo Lucifero caduto negli inferi dopo aver sfidato Dio con la sua bellezza, o il secret garden di Cecilio Rodríguez incorniciato da piccoli laghi, cipressi e qualche vanitoso pavone. Qui il Palacio de Cristal, realizzato in vetro, è la scenografia ideale di esposizioni e percorsi artistici. Poi il Bosque de los Ausentes (Bosco degli scomparsi), nato per ricordare coloro che persero la vita nell’attentato terroristico dell’11 marzo 2004: 192 alberi per ogni vittima della tragedia, una era una donna incinta.
Madrid custodisce anche tre pezzi del muro di Berlino, situati nel Parque de Berlín, raggiungibile in metro sino alla fermata Concha Espina, dove troneggiano la scultura dell’orso icona della città, ma questa volta tributo ai tedeschi, e la statua del compositore Ludwig van Beethoven. I reperti recano una targa commemorativa ad un anno dalla caduta del muro, il 9 novembre 1990. Curiosità? Il travel blogger Stefano Bagnasco racconta che un addetto alle pulizie, fermato in tempo, stesse per rimuovere le scritte dai resti storici.
Vicino a Plaza Mayor c’è il Parque de la Arganzuela, una sorta di pista ciclabile e pedonale dalla forma a spirale in metallo e lignea sul fondo: un’opera dell’urbanista d’Oltralpe Dominique Perrault che risale a 9 anni fa. L’Arganzuela si estende sul fiume Manzanares, sulle cui rive fervono attività di intrattenimento e rivolte ai bimbi, soprattutto nei mesi estivi. Accanto alla Gran Vía da non perdere la Iglesia de San Antonio de los Alemanes del 1600, con preziosi affreschi che si specchiano sulla base ellissoidale della costruzione, persa tra i vari palazzi antichi. La cattedrale dell’Almudena, invece, è il centro nevralgico del culto cattolico madrileno, ma venne consacrata solo nel 1993 da Papa Giovanni Paolo II e fu ultimata agli inizi del ‘900 con la cripta neoromanica, mentre i lavori successivi vennero interrotti dai due conflitti mondiali e dalla guerra civile. Si presenta come una commistione di stili, dal neogotico interno al neoclassico esterno. La chiesa, dedicata alla Vergine, pullula di vetrate e decorativismi, preservando la tomba della regina cristiana Maria de la Mercedes. Capitelli differenti, oltre 400 colonne e un’ampia navata. La cripta, quasi l’alter ego della cattedrale stessa, svela lo statuario “Cristo del buon cammino”del 1500 e il murale “Flor de Lys”, scoperto nel 1623 e voluto dal Re Alfonso VI in seguito alla presa di Madrid alla fine dell’anno 1000.
E ancora, la “stazione fantasma” di Chamberí aperta negli anni ’20 del secolo scorso e caratterizzata da toni accesi e le tipiche azulejos (piastrelle di ceramica) per invogliare gli abitanti a spostarsi in maniera alternativa. Tuttavia, venne chiusa negli anni ’60 per ragioni di sicurezza diventando poi la residenza occupata da clochard, tossicodipendenti e meno abbienti confinati ai margini della società. La sua denominazione è il frutto di un gioco ottico, poiché chi vi passa al mattino viaggiando su altre corse vede le sagome dei suoi special guest ingigantite dalla luce del treno come spettri sulle pareti buie della fermata. Restaurata nel 2006, con l’opening due anni più tardi, l’obiettivo era quello di dare vita ad un museo. Sulle banchine è ancora possibile scorgere le campagne di advertising dell’epoca con le pubblicità in porcellana statiche e immutabili, che solo successivamente sarebbero state rimpiazzate da quelle sostituibili e in cartone.
Plaza Mayor è il cuore della movida con i suoi mercatini delle pulci, i portici dove è possibile acquistare pezzi unici d’antiquariato e non si può partire senza prima aver gustato un sandwich farcito con calamari fritti, il “bocadillo de calamares”. Se poi quello dedicato a Lucifero lascia senza parole, nella piazza, in calle Milaneses accanto al Mercado de San Miguel, c’è la figura bizzarra di un uomo con le ali che sbatte il viso sul tetto di una casa. Piccolo capolavoro bronzeo dell’artista Miguel Ángel Ruiz che lo ideò nel 2005, il suo nome è Accidente aéreo, pure se alcuni lo hanno accostato alla figura mitologica di Icaro. In realtà, l’opera ha una funzione di denuncia sociale contro l’edilizia imperante, perché il soggetto volante rappresentato non atterra sul prato ma si schianta contro un edificio eretto lì dove in passato c’era l’erba.
In Plaza de Canalejas, a due passi da Puerta del Sol, La Violeta è una confetteria del 1915 che produce caramelle al sapore di viola: secondo la leggenda, Re Alfonso XIII era solito acquistare le leccornie fiorite per regalarle alla sua regale sposa e, ovviamente, all’amante. Non distante si trova Il Cardamomo, che è invece il tempio dell’arte del flamenco, danza tutelata dall’Unesco quale “Patrimonio immateriale dell’umanità” a partire dal 2010. Inaugurato nella prima metà degli anni ’90, è una tappa presa d’assalto da chi ama ballare e, dal 2014, il Comune ha riconosciuto al club, l’unico madrileno ad essere stato segnalato dai magazine internazionali di settore, l’importanza di “Patrimonio culturale della città” per la sua attività folkloristica che appassiona i Millennials e si tramanda di generazione in generazione.
Nel quartiere di Argüelles, infine, la Casa de las Flores è stata la dimora di Pablo Neruda durante il suo soggiorno in Spagna. Abbellita sulla facciata da gerani, che hanno ispirato lo scrittore nei suoi versi e nell’ode al fiore azzurro, forse il fiordaliso, è un trionfo floreale dai cui balconi si potevano vedere i campi di Castilla, come narra Neruda nella sua memorabile autobiografia “Confieso que he vivido” (Confesso che ho vissuto). Passando per via Hilarion Eslava, spunta l’omaggio dei madrileni al poeta cileno. Oggi, Argüelles è ormai considerato il teatro della mondanità, tra shopping center, boutique e tapas bistrot insieme al Barrio de Chueca, adorato dalla comunità Lgbtqi+ per i suoi cocktail bar cool e le sue notti vivissime. Si chiama così dal cognome del compositore di “zarzuela”- il dramma lirico spagnolo con scene cantate e parlate – Federico Chueca.
Gli artisti di strada hanno lasciato il segno sulle arterie della città e Madrid è oggi una delle capitali europee della Street Art. Il quartiere di Lavapiés è una delle zone più attive (e colorate) della scena underground. CALLE è probabilmente il più importante festival di arte urbana di Madrid, a cui prendono parte numerosi esercizi commerciali del quartiere, che cedono le loro facciate e le loro vetrine ad oltre 50 artisti e collettivi. Gli ultimi a partecipare sono stati Ramón Amorós, Zon, Lané Leal e Julio Cubillos, Alf Sunrisa, Yolanda Gómez Urrea, Telenolibre, Jota Visual, Terrario, Digo Diego. Festival, rassegne e nuovi progetti di arte urbana hanno contribuito a riqualificare i quartieri di Tetuán o di Embajadores, con i celebri Muros Tabacalera, le variopinte pareti di un’ex fabbrica di sigarette del XIX secolo, oggi uno spazio autogestito per mostre e concerti, il Mercato di San Fernardo o Plaza de la Cebada, un vero e proprio museo all’aperto.
Foto di Mike Swigunski, Jhosef Anderson Cardich Palma, Jean Estrella, Alev Takil, Willian Justen de Vasconcellos, Alberto Barrera, Mindaugas Petrutis, Alev Takil, Victoria Jiménez Benítez, Levi Sun, Andreas M, Morais, Clark Van Der Beken, Florian Wehde, Víctor Elvira Ávalos, David Klein, Abbie Bernet, Victor Garcia – Unsplash.com.