La pubblicazione di “Amami”, avvenuta nella seconda metà del 2017, dopo tanti esperimenti effettuati nella movida capitolina e non solo, visti i passati viaggi in Europa e Stati Uniti, sia come vocalist che come performer, aveva fornito le giuste basi attraverso cui dare luogo ad un’esperienza totalmente in proprio e non tale da risultare un fuoco di paglia, e a tal proposito l’attesa non poteva che confermare questa tesi.
Il 25 giugno è uscito per l’etichetta Glamnight Records il nuovo singolo di Lilith Primavera, artista da sempre attiva tanto nella cultura underground quanto per il suo attivismo nel movimento LGBTQIA, intitolato “Estasi Vera (Transverberazione)”, che vede la collaborazione, precedentemente di Cascao, del dj e producer Impy, già noto per le sue selezioni legati alle notti di U-Kabarett.
“Se non ballo non è la mia rivoluzione”: questa è la frase di lancio del brano, arrangiamento tra electro-pop e techno per un manifesto di liberazione da qualsivoglia oppressione di caratura cattolica, come dimostrato anche dal relativo videoclip super bollente, diretto e montato da Giuseppe Zizza su immagini di repertorio tratte da set per la realizzazione di “Vanilla”, progetto alla fine mai uscito ma che probabilmente risorgerà come graphic novel, e presente in versione censurata su YouTube ed integrale su Pornhub e YouPorn, una scelta recante l’intento di rappresentare la pornografia come rottura dell’immaginario comune che va al di là delle classiche metodologie tipiche dell’hard nella sua accezione mainstream.
Abbiamo fatto a tal proposito un paio di domande a Lilith stessa.
LILITH PRIMAVERA | L’INTERVISTA
Di questi tempi in cui il concetto di erotismo e di affezione reciproca si sono persi nel vortice antiseduttore del reggaeton quanto pensi possa servire un brano come questo a rimettere a posto le cose?
L’erotismo, come il piacere, può manifestarsi in molti modi, tanti quanti sono i nostri corpi, fluido come le nostre vite e come l’amore: reggaeton, pop, rock, indie o techno, l’importante è ascoltare tanta musica, ma soprattutto ascoltare la propria pelle e ballare con il proprio desiderio; molte persone non ballano perché si vergognano… tante persone non amano perché si vergognano… beh forse dovrebbero ballare e amare come se nessuno guardasse. Da parte mia mostro immaginari nascosti, giudicati strani e criticati dai benpensanti, proprio perché so che si può provare piacere e amare in tanti modi che non sono solo quelli raccontati dagli abiti da sposa, dai letti con petali di rose e dai cartoni animati di principesse e principi. Molte canzoni mainstream in Italia oggi mi sembrano sigle di cartoni animati come quelli che vedevo da piccola e che oggi adoro cantare al karaoke, beh: estasi vera non è la sigla di un cartone animato ed il videoclip non racconta di un amore adolescenziale. Godetevelo!
Pur con la consapevolezza che se ne sentano non poche di influenze tutt’altro che fuori contesto, quali sono le tue principali fonti di ispirazione che portano alla nascita di un brano, tanto per “Amami” quanto per questa “Estasi Vera”?
Per “Amami” mi piace pensare che chi ascolta possa riconoscere nel testo i colori e l’ironia che contraddistinguevano certe canzoni giocose italiane anni ’70 e ’80 da Viola Valentino, a Nada, a Raffaella Carrà che dipingevano quadretti sinceri di relazioni e storie d’amore non convenzionali. Per “Estasi Vera” ho scritto e interpretato le parole ondeggiando tra Ambra Angiolini che ha frequentato la mia stessa scuola media ad Ottavia, e i Colle der Fomento, che ho amato nei centri sociali, dal Forte Prenestino allo Strike. Detto questo la mia principale fonte d’ispirazione è l’amore, d’altronde “è solo amore se amore sai dare”.
E’ prevista per il futuro anche la pubblicazione di un album, magari non immediata ma comunque tutt’altro che remota?
La pubblicazione di un album è possibile: ho un paio di canzoni che vorrei aggiustare un po’ e il mio socio a delinquere, Impy, ha nel cassetto altre tracce interessanti su cui vorrebbe che giocassimo assieme, come la nuova a cui stiamo lavorando in collaborazione con il cantautore Matteo Gabbianelli, mitico frontman dei Kutso che sta uscendo in questi giorni con il suo nuovo album (i due singoli di lancio “Che effetto fa” e “Manzoni alieni” sono l’esempio per me della bella musica ballerina e con testi intelligenti da mettere su per un viaggio in macchina d’estate) con cui ci chiudiamo ogni tanto nel suo studio dove passano un sacco di gruppi e cantanti bravissimi; sono particolarmente emozionata e riconoscente per questa collaborazione. Matteo mi spinge a superare i miei limiti e mi piace mettermi in gioco così. Dunque: step by step, vedremo…