La leader dell’ultradestra francese, secondo le accuse, ha utilizzato impropriamente fondi europei per oltre 4 milioni di euro. Nel 2027 si sarebbe candidata all’Eliseo, ma ora può sperare solo nell’appello.
La Redazione
Lunedì 31 marzo, la leader del RN è stata condannata a quattro anni di carcere, dei quali due sospesi con la condizionale e due da scontare probabilmente a domicilio con il braccialetto elettronico, e a una multa di 100 mila euro, per gli impieghi fittizi al Parlamento europeo. Il motivo è il finanziamento illecito del partito, costato ai contribuenti europei oltre quattro milioni di euro: lei e 24 altri esponenti del partito erano accusati di avere pagato con i fondi europei, destinati agli assistenti parlamenti di Strasburgo e Bruxelles, collaboratori usati a Parigi e in Francia, per la politica nazionale.
Questo significa che, con grande probabilità, Marine Le Pen non potrà correre per la quarta volta all’Eliseo, un tentativo che stavolta pensava davvero di trasformare in trionfo. Il candidato «naturale» per il 2027 sarebbe così Jordan Bardella.
Alla sentenza, tutti i partiti dell’ultradestra hanno reagito prendendo le difese di Le Pen e bollando la decisione dei giudici come “politica”.
Per Marine Le Pen: «La magistrata ha stabilito che io non parteciperò all’elezione presidenziale. Io, la favorita, io che rappresento milioni di francesi. Su consegna di qualcuno? No, certi magistrati non hanno neanche bisogno di ricevere ordini». Poi ha aggiunto: «Un giorno funesto, ma non mi ritiro. Sono decisa a combattere».
Le opposizioni hanno fatto notare, tuttavia, che Marine Le Pen è stata condannata e dichiarata ineleggibile per lo stesso reato per il quale ha chiesto e votato l’ineleggibilità pochi anni fa, avendo sostenuto a gran voce la legge contro il finanziamento illecito ai partiti.
Foto copertina © dall’account X di Marine Le Pen