Giorgia Meloni è indagata per favoreggiamento e peculato per la liberazione del generale libico Almasri, considerato un torturatore dall’Aja. Insieme alla premier sono indagati anche Piantedosi, Nordio e Mantovano.

La Redazione

La premier Giorgia Meloni è indagata dalla procura di Roma per favoreggiamento e peculato per la liberazione e il rimpatrio – avvenuto attraverso un volo di Stato – del Comandante della prigione libica di Mittiga, Osama Njeem Almasri. Lo ha comunicato lei stessa sui social, aggiungendo anche che ad essere indagati sono anche i ministri della Giustizia Carlo Nordio e dell’Interno Matteo Piantedosi, e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. L’Associazione nazionale magistrati ha sottolineato che la Procura di Roma non ha emesso un avviso di garanzia – come ha dichiarato la premier – ma una «comunicazione di avviso di iscrizione», cioè «un atto dovuto».

Il caso Almasri

Al centro dell’inchiesta c’è la liberazione di Najeem Osema Almasri, direttore del carcere-lager di Mittiga (Tripoli) in cui dal febbraio 2015 sono stati uccisi almeno 34 detenuti e 22 persone, compreso un bimbo di 5 anni, hanno subito violenze sessuali dalle guardie. A Mittiga, la violenza è stata esercitata a colpi di bastoni, pugni, colpi d’arma da fuoco, elettrocuzione. Secondo i giudici dell’Aja, Almasry «ha picchiato, torturato, sparato, aggredito sessualmente e ucciso personalmente detenuti, nonché ha ordinato alle guardie di picchiarli e torturarli».

Dopo il mandato di arresto emesso dalla Corte penale internazionale dell’Aja, Almasry è stato arrestato il 19 gennaio, ma è stato rilasciato poche ore dopo perché l’arresto non è stato convalidato da un giudice. Il governo italiano ha fatto rientrare Almasry in Libia con un volo di stato, provocando le dure critiche della Corte penale internazionale che da anni indagava su di lui: l’accusa di peculato è motivata appunto con l’uso dell’aereo di stato. Il governo si è difeso dicendo che Almasry era una persona pericolosa. Il generale però è anche un importante leader di una milizia libica con cui il governo italiano ha consolidati rapporti e l’Italia, da anni, ha degli accordi con varie milizie libiche affinché fermino con la violenza i migranti che cercano di arrivare via mare in Italia.

L’avvocato Luigi Li Gotti, con un passato nel Msi, ha così spiegato la sua denuncia: “Ho denunciato Giorgia Meloni per dignità, per me era insopportabile che venissero dette menzogne, che un boia venisse restituito con un aereo di Stato alla Libia”.
Giorgia Meloni ha così commentato la notizia dell’inchiesta: «Penso che valga ora quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio intimidire. A testa alta e senza paura».

Foto copertina © governo.it