Dal 26 al 30 aprile al Kino di Roma arriva la prima edizione di Hacker Porn Film Festival – No gender No borders. Cinque giorni di film, corti, documentari e incontri per indagare e raccontare i corpi, la sessualità e le transizioni tra i generi. (Leggi qui la presentazione e il programma del festival). Tutte le produzioni sono inedite per un festival – di cui FACE Magazine.it è media partner – che nasce dalla collaborazione con altre importanti rassegne internazionali come il But Film Fest di Breda, il Pop Porn Film Festival di San Paolo e Berlin Porn Film Festival. I curatori e ideatori sono Fran Stable – produttore del documentario vincitore del Nastro d’argento “Porno e Libertà” – e Lucio Massa. In questa intervista, Fran Stable ci racconta come nasce e cosa vedremo in questa prima edizione del festival.
L’intervista | Fran Stable
Quando è nata l’idea di fare un festival sul porno e post porno a Roma?
L’idea covava da tempo, ero stanco dei morbosissimi festival cinematografici italiani, ho sempre desiderato creare qualcosa che andasse fuori dagli schemi, con un ambiente più queer e meno ingessato. Senza buffet, aperitivi, registi frustrati e attrici in cerca di una posa in qualche fiction mediaset. Nel nostro festival ci si ama, ci si incontra, magari si farà anche sesso chi lo sa… La spinta decisiva ce l’ha data Porno & Libertà di Carmine Amoroso, realizzando questo dilm abbiamo capito che c’era un pubblico pronto a nuove visioni, oltre al mio incontro con Lucio Massa, produttore di film indipendenti, è partito tutto da noi due…
Il programma è molto ricco, tra corti e lungometraggi. Come avete scelto i film del festival?
Inizieremo il festival con una giornata ricca di ospiti d’onore, attori che hanno fatto realmente il porno in Italia e che continuano a lavorarci nonostante le mille difficoltà. Sto parlando di Francesco Malcom e il suo Meritocazzia, il primo e unico talent sul porno made in Italy, inaugureremo il festival proprio con questo evento e assieme a lui ci saranno Fausto Moreno e il grande Michele Capozzi con Bollezzumme, il suo ultimo film. Abbiamo comunque cercato di restituire uno sguardo non stereotipato sul genere stesso. Sono film innanzitutto di linguaggio, in cui si usa la pornografia come atto di comunicazione tra i corpi, il più forte e potente, dirompente. Sono film veri e propri, senza censure. E’ un festival di cinema senza censure. Film a loro modo politici, educativi, fortemente queer e genderfluid, realizzati spesso da donne ( Erika Lust e Anna Brownfield) i confini vengono ridefiniti e a anche io, nel selezionare i film, ho visto e scoperto cose nuove. Perché nel sesso non si finisce mai di imparare ed esplorare.
Hacker Porn Film Festival possiamo definirlo un festival “politico”? E soprattutto, il porno è ancora un atto rivoluzionario?
Il porno è ancora rivoluzionario laddove esiste la censura, nei paesi che continuano a negare la libertà d’espressione. Nel nostro paese oramai è permesso tutto, o meglio è permesso tutto ciò che è controllabile e lo stesso porno, così come i nostri corpi, sono diventati oggetti controllabili. Bisogna riflettere oggi su queste nuove forme di controllo. Su ciò che è lecito o non lecito fare. E’ possibile ancora oggi produrre un atto che sia realmente di “scandalo”? C’è bisogno ancora di “scandalizzare” – così come sosteneva Pier Paolo Pasolini – per poter dire una parola che sia autenticamente vera? Secondo me sì e il nostro cinema, l’arte, la società italiana è ancora pervasa da un enorme moralismo. Il nostro festival non è il primo, ce ne sono tanti in tutto il mondo, per noi è stato importante creare uno spazio di confronto, di visibilità negata, in cui potersi incontrare e dar vita, perché no, anche a riflessioni ed atti politici. Per una città dispersiva e culturalmente in crisi come Roma è qualcosa di importante. Ed è un qualcosa che nasce dal basso, senza sponsor, attraverso l’aiuto dei volontari. Ed è bello che sia successo. Speriamo di poter continuare nei prossimi anni, con lo stesso entusiasmo e la stessa libertà.
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