Dal 2 marzo al 5 aprile 2020, i centri antiviolenza D.i.Re sono stati contattati complessivamente da 2.867 donne, di cui 806 (28%) hanno chiesto aiuto per la prima volta. L’incremento delle richieste di supporto, rispetto alla media mensile registrata con l’ultimo rilevamento statistico (2018) è stato del 74,5%.
I dati fotografano il dramma della violenza domestica, durante il lockdown per il Coronavirus. Con le misure di contenimento, per le vittime la quarantena è un vero incubo senza fine. La rilevazione statistica è stata condotta da D.i.Re tra le 80 organizzazioni che aderiscono alla rete.
“I nostri dati ci confermano che i centri antiviolenza sono un punto di riferimento per le donne a prescindere dal 1522, servizi essenziali mai citati nei vari DPCM che si sono susseguiti e che hanno proseguito la propria attività nonostante le difficoltà”, commenta Antonella Veltri, presidente di D.i.Re. Il governo, con il Decreto Cura Italia, ha stanziato 3 milioni di euro, una cifra giudicata però insufficiente . “I fondi del 2019 sbloccati dal Dipartimento Pari Opportunità il 2 aprile devono ora transitare per le Regioni: ad aggi nessuna Regione risulta essersi attivata” – denuncia Veltri – “e i 3 milioni annunciati con il Cura Italia sono irrisori, rispetto ai bisogni dei centri. Non siamo ancora fuori dall’emergenza”.
Lo scorso sabato notte intanto si è registrato l’ennesimo femminicidio: a Trucazzano (Milano), un uomo ha ucciso con un fucile la compagna che voleva lasciarlo. La vittima è Alessandra Cità, una donna di 47 anni che con l’uomo aveva una relazione da 9 anni. Antonio Vena, l’assassino, era già stato denunciato due volte per violenza dalla sua ex moglie.
I Centri antiviolenza nazionali garantiscono la prosecuzione dell’attività e sono disponibili 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per consulenze telefoniche e accoglienza delle persone che hanno bisogno di aiuto. In caso di violenza domestica si può chiamare il numero nazionale 1522, sempre attivo h24 e gratutito, con “un’accoglienza disponibile in italiano, inglese, francese, spagnolo e arabo”. È possibile anche consultare il sito Dire contro la violenza e scaricare l’app 1522, disponibile su IOS e Android, che consente alle donne di chattare con le operatrici e chiedere aiuto e informazioni in sicurezza, senza correre il rischio ulteriore di essere ascoltate dai loro aggressori.
In caso di pericolo immediato, invece, ci si può rivolgere alle forze dell’ordine o al pronto intervento, chiamando i numeri 112 (carabinieri), 113 (polizia) o 188 (emergenza sanitaria). Nonostante le restrizioni imposte dal decreto, le vittime di violenza possono uscire di casa, per recarsi in un centro o dalle forze dell’ordine e chiedere aiuto: si tratta, infatti di una situazione di necessità.
Per promuovere il numero 1522 e l’app e per sensibilizzare gli utenti su quella che è un’emergenza nell’emergenza, il 25 marzo è partita la campagna social #LiberaPuoi, promossa dal Dipartimento per le Pari opportunità a sostegno delle donne vittime di violenza durante la difficile emergenza causata dall’epidemia da Covid19. Alla campagna hanno preso parte molti artisti e personaggi della musica e dello spettacolo, come Fiorella Mannoia, Paola Turci, Emma Marrone, Giuliano Sangiorgi e molti altri.