I casi Nordio, Santanché, La Russa, Sangiuliano, Sgarbi, Abodi, Facci, la censura filo governativa di Rai News 24. E tra scandali, inchieste e gaffes, sono tornati i vitalizi per 800 ex senatori.

«Non possiamo passare l’estate così»: sono le parole pronunciate pochi giorni fa da Giorgia Meloni che lasciano trasparire tutta la preoccupazione della premier. Tra inchieste, scandali e dichiarazioni shock, l’estate del governo è decisamente in salita. L’ultimo caso che ha scosso l’esecutivo è quello del ministro della Giustizia Nordio contro il reato in “concorso esterno” che colpisce i fiancheggiatori di Cosa Nostra. La bufera era prevedibile. Le critiche di giuristi e procuratori sono state immediate e Maria Falcone non ha usato mezzi termini: «Cancellare il concorso esterno è uno schiaffo al lavoro di Giovanni, una pietra tombale sulla lotta alla mafia». La premier ha stoppato le dichiarazioni, dicendo che il tema non è una priorità per il Paese, ma alla riforma della giustizia non rinuncia e sa bene che far ripiombare l’Italia indietro di trent’anni, alla guerra tra Berlusconi e le «toghe rosse», farebbe del male prima di tutto al suo governo. Solo pochi giorni prima, sulla giustizia, era scoppiato un altro caso con l’imputazione coatta di Delmastro, il deputato di Fratelli d’Italia, con l’accusa di rivelazione di segreto d’ufficio per quanto detto a Donzelli il 30 gennaio in merito alla detenzione dell’anarchico Alfredo Cospito.

Il caso Santanché

In queste ultime settimane, anche altri casi hanno messo in difficoltà l’esecutivo. Ad iniziare dalla vicenda Santanchè: la trasmissione di Raitre Report ha rivelato le inchieste e le accuse sulla gestione di Visibilia e Ki Group, le due società legate alla ministra del turismo. Daniela Santanché risulta indagata per falso in bilancio e bancarotta, insieme ad altre persone tra cui il compagno e la sorella. Una sua dipendente ha confermato la versione di Report portando dei documenti a riprova e ha raccontato di finte casse integrazioni per i dipendenti: se fosse confermato dai giudici, sarebbe ipotizzabile anche il reato di truffa ai danni dello Stato. Daniela Santanché ha respinto ogni accusa e ha annunciato che non si dimetterà.

La vicenda La Russa

Continua a far discutere (e a indignare) anche il caso La Russa. Il figlio del presidente del Senato Leonardo Apache La Russa è stato denunciato per stupro da una ragazza che ha raccontato di essere stata drogata e poi violentata dal 22enne. Per Ignazio La Russa però non ci sono stati «elementi penalmente rilevanti» per l’ultimogenito, aggiungendo che la credibilità della 22enne sarebbe minata dal fatto che «la giovane aveva assunto cocaina». Dopo la bufera e le parole di Elly Schlein («Disgustoso dare la colpa a chi denuncia» ha detto la segretaria del Pd), è intervenuta anche Giorgia Meloni con una timida difesa nei confronti della ragazza: «Comprendo Ignazio ma non sarei intervenuta», ha dichiarato.

Il sessismo di Facci

La vicenda La Russa ha portato alla cancellazione del futuro programma in Rai (era prevista una striscia quotidiana dopo il Tg2) di Filippo Facci, giornalista di Libero. Sotto accusa è finita la frase del suo articolo in cui ha scritto: «Una ragazza di 22 anni era indubbiamente fatta di cocaina prima di essere fatta anche da Leonardo Apache La Russa». Facci è stato anche denunciato per stalking dalla sua ex. Per Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito Democratico: «In Rai non può esserci spazio per sessisti e razzisti». Dopo le polemiche, la Rai ha annunciato la sospensione del programma.

Sangiuliano al Premio Strega

Ha imbarazzato il governo, diventando virale sui social tra ironie e meme, la “gaffes” del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano che, durante la diretta televisiva del Premio Strega, ha dichiarato di aver votato tra i cinque libri finalisti, lasciando però intendere di non averli letti. Intervistato dalla conduttrice Geppi Cucciari, ha detto: «Ho ascoltato le storie espresse nei libri finalisti questa sera e sono tutte storie che ti prendono e che ti fanno riflettere. Proverò a leggerli».


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Sgarbi al Maxxi

Volgarità, parolacce, sessismo e ‘conta’ delle donne: hanno suscitato una bufera anche le parole del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi al Museo Maxxi di Roma, nella serata in cui era ospite anche Morgan. Al termine dell’evento, una quarantina dipendenti del museo (in prevalenza donne) hanno scritto al presidente della Fondazione Alessandro Giuli nominato dal ministro della Cultura Sangiuliano. Nella lettera si chiedeva di tutelare la dignità del museo, sollecitando un incontro.

Abodi e l’omofobia

Un’altra bufera ha coinvolto il ministro dello Sport Andrea Abodi, in merito al coming out di Jankto. Il giocatore sarà il primo calciatore dichiaratamente omosessuale a giocare in serie A, nella squadra del Cagliari. Jankto ha raccontato su Twitter: «Sono gay e non voglio più nascondermi». Il ministro dello Sport ha risposto così: «Non amo le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate». Per Mario Colamarino, portavoce del Roma Pride: «È incredibile che un atto liberatorio e di grande ispirazione come un coming out di tale portata pubblica venga definito ostentazione da parte di un rappresentante del governo».

Le censure di Rai News 24

Scandali, inchieste ma anche censura: in una Rai sempre più meloniana, la redazione di Rai News 24, da giorni, è in rivolta contro il direttore Paolo Petrecca, vicino a Fratelli d’Italia. «C’è un clima da caserma, siamo diventati il Tg4», denunciano i giornalisti che dicono: «Da quando si è insediato il governo molti pezzi vengono rivisti e corretti fino a stravolgerli». Così, un servizio sul caso La Russa è stato tagliato e stravolto e la giornalista autrice del pezzo ha deciso di ritirare la propria firma. Mentre ha preso apertamente le difese del presidente del Senato il conduttore della rassegna stampa. Petrecca ha poi insultato i giornalisti che hanno la notizia delle proteste: «Pennivendoli», ha scritto sui social.

Tornano i vitalizi

Non poteva che suscitare polemiche e indignazione anche il voto approvato nelle stanze dell’organo giuridico del Senato: il ripristino dei vitalizi agli ex senatori, approvato dal Consiglio di garanzia di Palazzo Madama, durante l’ultima seduta utile prima del rinnovo del consiglio stesso. Vitalizi che erano stati tagliati da una delibera del 2018 voluta dal M5S, che stabiliva l’applicazione retroattiva del metodo contributivo e lo stop a quello retributivo. Interessati dalla questione sono gli ex senatori, circa 800, che hanno svolto almeno una legislatura prima del 2012.