Non bisogna essere esperti di abbigliamento per conoscere Stone Island, un’azienda di moda tra le più floride non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Sicuramente ti è capitato più volte di riconoscere il celebre marchio di questo capo di abbigliamento: una rosa dei venti su sfondo verde e nero, che richiama i gradi dei comandanti militari. Ebbene, questo simbolo ha acquisito la sua grande notorietà grazie all’intuizione di Massimo Osti, un imprenditore modenese che, all’inizio degli anni ’80, creò l’azienda ispirandosi a modelli di tessuto come quelli di rivestimento per camion. Poco più tardi la società passò di mano alla Sportswear Company dell’attuale proprietario, Carlo Rivetti. Il resto è storia.
Boom del fatturato: fortuna o capacità?
Carlo Rivetti è l’attuale presidente della Sportswear Company, la società che detiene la maggior parte delle quote del marchio Stone Island. Ciò che questo imprenditore è stato in grado di effettuare con questa azienda di moda ha dello straordinario ed è imputabile al suo altissimo bagaglio conoscitivo nel campo dell’azienda tessile e manifatturiera.
Nel 2019 Stone Island ha registrato un boom di ricavi del fatturato pari al 24% in più rispetto all’anno precedente mentre nel 2020 sta facendo rilevare un aumento del 23% sempre rispetto al 2018, considerando però la situazione di emergenza globale dovuta alla pandemia da Coronavirus, di certo non favorente l’andamento dei mercati mondiali.
Il dato che balza subito all’occhio è, dunque, la costanza di crescita del fatturato totale dell’azienda nonostante una possente crisi in atto e ciò è dovuto sicuramente alla brillante direzione dei lavori da parte di Rivetti e del suo staff, ma anche grazie alla efficiente macchina produttiva della filiera, con sede nei pressi di Modena.
I 239 milioni totali di fatturato del 2019 e i 237 milioni del 2020 non sono quindi il semplice frutto della fortuna e della casualità, bensì rappresentano il culmine di un lavoro aziendale che è stato svolto in maniera egregia e sapiente, con attenti e scrupolosi studi di mercato.
Mentre la crisi dovuta alla pandemia sopraggiungeva, il team di Rivetti non si è lasciato prendere alla sprovvista e ha nell’immediato saputo far fronte all’emergenza, adeguando tutto il personale e le attrezzature della filiera produttiva alle nuove norme igienico-sanitarie e non arrestando il ciclo di lavorazione.
Parallelamente a questo, il team di stilisti ed esperti di mercato è stato in grado di creare modelli di abbigliamento sempre più all’avanguardia e in linea con le tendenze del momento, mantenendo sempre come requisito primario l’assoluta qualità delle materie prime.
Stone Island: franchising ed eco-sostenibilità
Lo stato economico della Sportswear Company, società che controlla l’azienda di abbigliamento Stone Island, sta sempre più confermando il suo trend positivo che sta espandendosi in parti lontane del mondo.
Negli ultimi mesi è stato inaugurato il primo negozio a Pechino dove, nel giro di un solo mese le entrate sono state settuplicate rispetto alle previsioni iniziali, e si conta di aprire ben presto nuovi stores a Nanjing e a Miami.
La ricerca sui materiali tessili da parte di Stone Island è inoltre incessante e l’azienda conferisce spazio a molti giovani professionisti in grado di poter suggerire nuove idee di mixture di materiali e di gusti estetici, con un occhio al cosiddetto green washing e all’eco-sostenibilità delle materie prime; aspetto a cui lo stesso Rivetti, presidente di Sportswear Company, sembra tenere moltissimo.
In ultima analisi, Stone Island, la celebre azienda di abbigliamento col marchio a forma di rosa dei venti, sta facendo registrare un’imponente impennata dei ricavi non solo grazie alla qualità dei capi di abbigliamento proposti, ma anche e soprattutto grazie al sapiente lavoro di squadra che viene orchestrato dietro le quinte, sempre attento a recepire le ultime novità di mercato.