Il fatto è noto e ha spaccato l’opinione pubblica. Pochi giorni fa due dipendenti Lidl di Follonica hanno chiuso in gabbia due donne rom, accusate di rovistare tra i cassonetti e i depositi dell’iper mercato. I due uomini, invece di chiamare le forze dell’ordine, hanno costretto le donne a stare dietro le sbarre riprendendo il tutto e postando il video on line. Le immagini le ritraggono che urlano, impaurite, mentre i due dipendenti ridono e le prendono in giro. Il video è diventato virale e, tra l’indignazione di tanti, ha scatenato l’odio di migliaia di utenti che hanno evocato i peggiori crimini nei confronti del popolo rom. Matteo Salvini ha difeso su facebook i due dipendenti al grido della ormai celeberrima ruspa per tutti i nomadi, senza distinzione alcuna. Dimenticando però gli anni in cui dalla Lega Nord al governo piovevano milioni di euro sui nuovi e vecchi campi. Roberto Maroni – oggi presidente della regione Lombardia – era il ministro degli Interni del governo Berlusconi.
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Che siano da chiudere o almeno da ripensare radicalmente è, per tutti o quasi, una necessità non più rinviabile. Ce lo impone l’Europa, ma soprattutto il buon senso. Per chi ci vive e per chi abita nei dintorni. Ma facciamo un passo indietro. Chi li ha finanziati? Quanto ha speso il nostro Paese per ritrovarsi oggi nel cuore delle sue città questi ghetti divorati dal degrado e dalla criminalità?
Il gruppo del Movimento 5 Stelle del Senato alcuni mesi fa ha dichiarato: “L’inchiesta su Mafia Capitale ha portato a galla anche il business milionario sulla gestione dei campi rom. Su questo argomento, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini da tempo è sul pezzo: organizza spedizioni nei campi nomadi, imperversa in tv e denuncia chi finanzia queste strutture. Eppure basterebbe fare un passo indietro di qualche anno per scoprire che a finanziare con decine di milioni di euro i campi rom, compresi quelli della Capitale, e a impedirne la chiusura come invece sollecita l’Unione europea, fu proprio la Lega Nord, per mano dell’allora Ministro degli Interno Roberto Maroni”. Analoga è stata la posizione di Khalid Chaouki (deputato del Pd): “Tra passeggiate e nuovi slogan populisti speriamo Salvini trovi il tempo di rispondere delle loro azioni quando erano al governo e costruivano campi rom”.
Quando la Lega finanziava i campi rom. Nel silenzio di Salvini
Ma andiamo per ordine. È il mese di maggio 2008. Gianni Alemanno è da poco sindaco di Roma e ministro dell’Interno è il leghista Roberto Maroni. Alemanno annuncia una «rivoluzione copernicana» nel piano per i nomadi e ottiene dal governo Berlusconi 30 milioni di euro che però non bastano. Nel febbraio 2011 quattro bambini rom muoiono carbonizzati nel rogo. Il sindaco di Roma chiede dieci milioni per costruire un nuovo campo e altri venti per ristrutturare i vecchi insediamenti. Maroni stanzia 60 milioni di euro per l’emergenza in cinque regioni (Lazio, Campania, Lombardia, Veneto e Piemonte). Nel Lazio ne arrivano 20 oltre a 12 milioni stanziati da Comune e Regione. Finanziamenti che non risolvono l’emergenza rom ma finiscono invece nel business milionario protagonista degli scandali di Mafia Capitale di questi giorni.
Dove fosse Matteo Salvini in quegli anni non è un mistero, essendo uno degli uomini più potenti della Lega nord in Lombardia, al governo nella città di Milano – di cui è consigliere dal 1993 – con l’allora sindaco Letizia Moratti. Eppure, anche a Milano, i campi rom esistevano come esistono ancora oggi.
Credits foto copertina: GettyImages