Un attacco diretto, frontale. Il Premier Conte, durante la conferenza stampa dello scorso venerdì in cui ha annunciato la proroga delle chiusure al 3 maggio, ha criticato aspramente i leader dell’opposizione Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che da giovedì attaccano il governo per la bozza di accordo raggiunta in sede europea sugli aiuti Ue per contrastare la crisi provocata dal coronavirus. Il motivo dello scontro è principalmente il Mes, ma la tensione è in realtà molto alta da settimane. Per l’opposizione, l’emergenza covid è ormai lo strumento per tentare la spallata al governo e anche i governatori leghisti non perdono occasione, quasi ogni giorno, per polemizzare contro l’esecutivo, soprattutto in Lombardia, nonostante i tanti clamorosi errori commessi dalla giunta guidata da Attilio Fontana nella gestione dell’emergenza.
Nel suo discorso in Tv, Giuseppe Conte ha accusato Meloni e Salvini di danneggiare con le loro menzogne la trattativa in corso con l’Europa. La risposta alle parole di Conte non si è fatta attendere. Per i due leader si è trattato di un “discorso da regime totalitario: Conte fa il bullo in Tv”, ha detto Giorgia Meloni.
Ma di cosa si sta discutendo più precisamente?
È necessario premettere che quella con la Ue è una trattativa molto difficile a causa della netta contrarietà agli eurobond proposti dall’Italia, da parte del fronte sovranista europeo e in particolare del ministro – leader della destra olandese Thierry Baude, stretto alleato in Europa di Giorgia Meloni.
Il governo e l’Europa non hanno firmato nulla. A differenza di quanto sostenuto dalle opposizioni, infatti, giovedì sera è stato approvato solo dai ministri delle finanze dei Paesi europei un pacchetto di norme che dovrà essere varato dal prossimo Consiglio Europeo dai capi di stato e di governo. In ballo ci sono circa mille miliardi di liquidità per far fronte alla crisi post coronavirus, che includono 200 miliardi della Bei per le imprese, 100 miliardi del nuovo programma Sure per finanziare la cassa integrazione e la proposta italo – francese di un grande Fondo per la Ripresa alimentato dall’emissione di debito comune europeo. Quanto al Mes, si parla di attivazione di una linea di credito senza condizionalità solo per le spese sanitarie, per i Paesi che vorranno farvi ricorso (dunque, una proposta differente rispetto al “cappio al collo” che ha rappresentato per la Grecia). Ma la linea del premier è comunque di contrarietà: “Il Mes è uno strumento inadeguato, lotteremo fino alla fine per gli eurobond”.
Dopo il primo accordo tra i ministri europei di giovedì, la destra ha attaccato duramente il governo. Per Salvini: “Siamo fuori dalla legge, siamo alla dittatura nel nome del virus. Presenteremo una mozione di sfiducia al ministro Gualtieri”. Per Giorgia Meloni è stato “Alto tradimento”. Da qui, la reazione dura e frontale di Conte.
Nel suo discorso, il premier ha accusato la destra italiana di aver mentito perché il Mes non è stato firmato giovedì (“Non lo abbiamo attivato né lo faremo” ha detto Conte), ma nel 2012 quando al governo c’era Berlusconi con Giorgia Meloni ministro della Gioventù e la Lega Nord in maggioranza. Meloni però ha smentito dicendo che alla guida del governo c’era già Mario Monti.
Ma allora chi ha ragione? Proviamo a fare chiarezza.
Cosa è il MES?
Chiamato anche ‘Fondo salvaStati’, il suo obiettivo è quello di garantire la stabilità finanziaria dei Paesi dell’Eurogruppo. Il Paese in difficoltà che richiede l’intervento del MES, deve però accettare condizioni stringenti per quanto riguarda i conti pubblici: i soldi che vengono dal fondo infatti rappresentano un prestito allo Stato, concesso ad alcune condizioni come l’obbligo di riforme strutturali o tagli alla spesa pubblica.
Quando e chi ha votato il MES? La cronistoria.
• 28-29 ottobre 2010. L’idea del MES per gestire la crisi economica dell’Eurozona arriva al Consiglio europeo.
• Luglio 2011. Si raggiunge l’accordo mentre in Italia è ancora operativo il Governo Berlusconi con Giorgia Meloni ministro della Gioventù. La Lega Nord è nella maggioranza di governo.
• 16 novembre 2011. Si insedia il Governo Monti.
• 2 febbraio 2012. Viene firmato il Trattato che istituisce il Meccanismo europeo di stabilità (il Mes, appunto).
• 2 aprile 2012. Viene presentato il disegno di legge di ratifica del trattato.
• 19 luglio 2012. Il voto definitivo arriva in parlamento. I voti sono: 325 a favore, 53 contrari, 36 astenuti e 214 assenti. Votano a favore tutti i 168 deputati del Partito democratico, 83 parlamentari del Popolo della libertà (di cui fanno parte Giorgia Meloni e gli attuali deputati di Fratelli d’Italia), 30 dell’Unione di Centro e 14 di Futuro e libertà. La Lega vota contro. Giorgia Meloni (all’epoca deputata del Popolo delle Libertà) non vota perché assente. Per inciso, anche Matteo Salvini è assente il 23 marzo 2011 al momento della votazione del parlamento europeo.
Le assenze di Meloni e Salvini.
Come è noto, l’assenteismo non è una novità per i due leader: dai report della camera, nel 2019 l’ex ministro Salvini è stato presente solo il 10% delle sedute a Montecitorio (579 su 5788 sedute) con l’89,03% “in missioni”. Va poco meglio Giorgia Meloni che secondo Open Polis è stata assente nel 70% delle sedute, ma fa molto peggio in Campidoglio dove supera il 90% di assenze, perché Meloni oltre che parlamentare e segretaria di partito è anche consigliera comunale a Roma.
Ricapitolando,
• Da Giorgia Meloni non ci fu alcun voto contrario al Mes perché assente e il suo partito (Pdl) votò a favore.
• La Lega Nord votò contro in sede di votazione finale, ma faceva parte della maggioranza di governo che lo ha negoziato e votato in Europa. Alla votazione del Parlamento Europeo del 23 marzo 2011, Matteo Savini non partecipò perché assente.
• Il Mes dunque fu negoziato dal Governo Berlusconi sostenuto da Giorgia Meloni e Matteo Salvini e poi votato dal Governo Monti.
Di Mauro Orrico
Salentino di origine, romano di adozione, è laureato in Scienze Politiche (La Sapienza) con Master in Tutela Internazionale dei Diritti Umani. Ha lavorato per Rai3 e La7d. Da 12 anni è anche organizzatore di eventi di musica elettronica e cultura indipendente. Nel 2014 ha fondato FACE Magazine.it di cui è direttore editoriale..