Quattro giorni di evento, 220mila biglietti staccati per oltre 400mila presenze, più di 700 stand su 75mila metri quadri. Lucca Comics & Games continua a dare i numeri, confermandosi una delle manifestazioni di settore più riuscite, nell’edizione che precede il suo cinquantesimo compleanno. Ma non è solo la suggestiva cornice della città toscana a renderla unica, è anche l’entusiasmo di un esercito di appassionati e cosplayer. Un pubblico che è sempre più difficile definire “di nicchia”, e un nutrito gruppo di professionisti dell’animazione, del cinema, del gaming e del fumetto. Tra questi ultimi, spicca un drappello di donne agguerrite e competenti. In questo speciale ve ne presenteremo due, e hanno un amico in comune: Dylan Dog. Dopo aver dedicato la prima puntata a Barbara Baraldi, in questa abbiamo intervistato Paola Barbato, la protagonista della seconda parte del nostro speciale su Lucca Comics & Games.

Noi c’eravamo ed ecco cosa è stato .

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11.paola barbatoLa seconda puntata del nostro speciale su Lucca Comics & Games 2015 è dedicata a Paola Barbato. Sceneggiatrice bonelliana molto prolifica, scrittrice, autrice per televisione e teatro, presidente dell’associazione “Mauro Emolo” Onlus che si occupa di persone affette dalla malattia di Huntington. Ha un compagno (Matteo Bussola, fumettista), tre figlie, due cani e genitori ultraottantenni con la passione per la MotoGp.

Leggevi Dylan Dog durante i momenti morti del tuo lavoro in gelateria, poi sei diventata la prima sceneggiatrice donna stabile dell’albo nonché una delle colonne portanti dello staff dylaniano. Il tutto quasi per caso. libro 250So che di mezzo c’è la vigilia di Natale del 1996, una raccolta di racconti che oggi è diventata un e-book, e un episodio di serendipity. Puoi unire i pezzi del puzzle?
Io ho sempre scritto, ma non mi sono mai sognata di farlo come mestiere. Mandavo i miei racconti a parenti ed amici e la mamma di uno di questi si prese la briga di cazziarmi, in quella lontana vigilia di Natale del 1996, perché non li proponevo a nessuno. Così, spinta da lei, ne feci una raccolta (“Intermittenze”, oggi un e-book), li fotocopiai, rilegai e me ne andai in giro per Milano con uno zaino che pesava più di me a consegnarli alle case editrici. Avevo sbagliato i conti e me ne avanzava uno, che non volevo riportarmi a casa. La redazione della Bonelli era di strada e mi dissi: “Perché no?”.

Oltre te l’Italia conta sceneggiatrici e disegnatrici di indubbio talento. Dalle sorelle Giussani che hanno inventato Diabolik alla regina del gothic Barbara Baraldi, che ha da poco esordito sulla serie regolare di Dylan Dog, passando per Silvia Ziche (Disney) e Sara Pichelli (Marvel). Sebbene negli ultimi anni qualcosa stia cambiando, il mondo del fumetto sembra ancora prevalentemente maschile. Come mai?
13.dylandog.grouchoE’ sempre stato uno status quo, in parte alimentato dal fatto che fino a qualche decennio fa i fumetti venivano guardati con sospetto da parte delle autrici femminili, che puntavano più alla letteratura “alta”. Che i fumetti fossero (e siano) una forma di cultura sembra si sia capito solo di recente e vivaddio questo bizzarro snobismo è decaduto. Ma noto che ancora oggi in molte vogliono disegnarli ma in poche si propongono per scriverli. Certe forme mentis sono dure a morire.

Nel prossimo “Dylan Dog Color Fest” ci saranno quattro remake d’autore di grandi classici dell’indagatore dell’incubo. Ti è toccato, insieme a Carmine Di Giandomenico, “Il lungo addio”: il racconto memorabile del primo amore adolescenziale di Dylan con Marina Kimball. Un albo chiave, sospeso tra rimpianti e ricordi al chiaro di luna, in un’estate lontana che ha posto le basi di ciò che Dylan è diventato da adulto. Insomma Paola, veramente una grossa responsabilità.
Sono tutte grosse le responsabilità che ho dovuto affrontare con Dylan Dog, in questo caso a darmi una mano è stato Mauro Marcheselli, soggettista della storia originale, che mi ha ascoltata nei miei lunghi deliri. Non ho voluto “riscrivere” la storia e nemmeno ho voluto raccontarla con una voce diversa. Diciamo che era così piena e ricca che mi sono potuta permettere di pescare tra scena e scena, tra vignetta e vignetta, il non detto, il non scritto, il non visto. Alla fine è stata talmente tanta la soddisfazione di vederla sontuosamente disegnata da Carmine che ho messo da parte il panico. Ma tanto mi tornerà.

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Una delle novità più interessanti del Lucca Comics & Games 2015 è l’evoluzione del progetto SmartComiX: nato da un’autoproduzione ideata da Fabio Celoni, da quest’anno è legato alla casa editrice Shockdom, leader nel mercato del fumetto digitale. Si tratta di “fumetti da tasca”, disponibili sia in cartaceo che in digitale, realizzati da molti dei migliori autori italiani. Tu hai firmato la storia “Alter ego”. Gli SmartComiX avvicinano le nuove tecnologie al fumetto tradizionale, rivoluzionandolo sia a livello strutturale che concettuale. In che modo?
Negli SmartComiX la classica tavola a più vignette scompare per lasciar posto a una pagina costituita da un’unica vignetta. Quindi cambia un po’ tutto, i ritmi di narrazione (i tempi sono contratti, le vignette dense e nodali senza passaggi “interlocutori”), il modo con cui si costruisce il rapporto col lettore, la velocità di fruizione. E’ un approccio diverso a cui ho potuto adattare una delle mie tante storie “non”: “non” disneyana, “non” bonelliana, “non” francese… “Alter Ego” è il trionfo del politically incorrect, ci ho messo dentro molti concetti in cui credo, magnificamente sostenuti da Emilio Pilliu, un disegnatore che amo molto.

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Una delle caratteristiche che contraddistingue la tua scrittura è la capacità di penetrare la psicologia del personaggio, in un modo che ti permette di sfogliare ipotesi di mondi possibili e realtà inedite. Allora ti propongo un gioco. Dylan lascia Londra e viaggia alla volta dell’Italia per seguire un caso, o forse un amore. Ovviamente imbarca il maggiolone sul treno che attraversa il Tunnel della Manica perché, come te, ha la fobia dell’aereo. Approda in una città qualunque dello stivale, di medie dimensioni. Il suo quinto senso e mezzo non gli dà pace. Cosa gli fa paura del nostro Paese?
L’apparente placidità, la solarità posticcia, la quiete venduta un tanto al chilo. Per gli stranieri l’Italia è bellissima e priva di insidie, gli italiani dei simpatici paciocconi sempre pronti allo scherzo e alla goliardata. Dylan ha la sensibilità sufficiente per recepire da subito la nostra inquietudine e il lato ombroso di una terra che di sole ne avrà anche molto ma che da sempre lo filtra attraverso maglie di oscurità. L’Italia è il pericolo della porta accanto, il peggiore.
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Photocredits
Ritratto Paola Barbato: Maria Kuzmina
Siti di riferimento:
www.paolabarbato.it / www.sergiobonelli.it / www.shockdom-store.com / smartcomix.net

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